La prima radiocronaca di Ricky Buscaglia è un Lecco-Spal degli anni '90. Un'emozione così forte, per lui che sognava da tempo quel lavoro, tanto da... togliergli la voce! "Mi arrivarono delle chiamate per dirmi di alzare la voce... ero emozionatissimo!".
Avete capito bene. Uno dei più grandi telecronisti del panorama calcistico italiano ha avuto un avvio di carriera con un... piccolo imprevisto per via delle forti emozioni provate. "Di sogni ne ho realizzati tanti: arrivare a bordocampo le prime volte ti fa cambiare completamente prospettiva ma questo mestiere è davvero ciò che ho sempre desiderato fare".
Oggi lo conosciamo più da vicino.
Età
Ricky Buscaglia è nato il 23 dicembre 1973 a Lecco e ha 48 anni.
Passioni e sport preferiti
Ricky da piccolo ha avuto un rapporto speciale con la radio: suo papà, critico cinematografico, lavorava infatti per una emittente italo svizzera, RSI, Radio Svizzera Italiana.
Nella radio, insomma, c'è cresciuto. "Tutto il calcio minuto per minuto era un compagno d'avventure settimanale. Penso alla voce di Sandro Ciotti, modello da seguire per chi come me si destreggiava con le telecronache".
Un istinto innato sin da bambino: perché Ricky, che giocava a calcio, in campo passava più tempo a commentare le azioni che a calciare il pallone: "Ricky sta' un po' zitto e segna di più, mi dicevano". Il suo sogno, insomma, parte da molto lontano...
La carriera
Dopo i primi passi fatti nel mondo delle radio, nel 2003 Buscaglia comincia a fare vere e proprie telecronache per varie emittenti televisive: RossoAlice HomeTV, Eurosport e Mediaset Premium su tutte.
"La partita più assurda mai raccontata? Faccio davvero fatica a scegliere perché ce ne sono state tante. City-Monaco 5-3, un sottovalutatissimo Werder Brema-Valencia 4-4 e la valanga di gol di Borussia Dortmund-Legia Varsavia 8-4 (record di gol in una partita di Champions League, ndr) sono quelle che ora mi vengono in mente".
La sfida di apertura del Mondiale 2018 è un ricordo ancora vivido: "La gara d'esordio tra Marocco e Iran poteva essere insignificante per la maggior parte degli spettatori, ma per me che l'ho vissuta in tutt'altro modo combacia con l'apice della carriera. Il Mondiale, l'evento calcistico più importante della Terra, e io a commentarlo". Anche se la partita tra Germania e Svezia lo lasciò letteralmente afono...
Ma un posto speciale nel cuore del telecronista DAZN è occupato da un trofeo di minore importanza per tutti gli appassionati, che per lui ha però significato tanto: "La volta che mi hanno designato per commentare il Trofeo Berlusconi, un derby a San Siro... beh. Ho pensato: ora tocca a me, qui, in questo teatro dei sogni".
La telecronaca secondo Ricky
Oggi il pubblico è molto più preparato ma questo per Ricky non significa alterare il suo modo di raccontare le emozioni del calcio: "Penso che noi telecronisti non dobbiamo parlare troppo il "covercianese", ma rendere il più fruibile possibile questo gioco".
Il numero di partite aumenta, quindi i telespettatori mangiano molto più calcio rispetto ad anni fa: "Secondo me chi ci ascolta è molto più formato di un tempo: per questo non bisogna deluderli e si deve essere professionali".
"Su DAZN mi piace molto quando lasciamo parlare il campo: qualche coro, momenti di silenzio, esultanze. Non sempre serve la nostra parola, anzi. Questo giusto mix è perfetto per trascinare il telespettatore nella partita".
La vita privata di Ricky
Ricky oggi è un papà modello: suo figlio, Nicolò, ha 5 anni. Fino a 22 anni ha giocato a calcio a livello agonistico, in Promozione, come esterno destro: "Ho giocato fino a raggiungere la Promozione... Poi ho mollato proprio per fare questo mestiere, oltre che per le qualità imbarazzanti...", chiude sorridendo.
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