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La Vuelta

La Vuelta: che cos'è? Storia e tappe

Redazione
La Vuelta: che cos'è? Storia e tappeDAZN

Sapete cosa vuol dire Vuelta a España? Per capirlo, e capirci, occorre partire esattamente dalle basi. Cioè dai significati. In Spagna, la principale corsa ciclistica ha un significato letterale e un altro metaforico: valgono allo stesso modo perché entrambi contengono ricordi preziosi, da chiudere nello scrigno delle esperienze più belle.

Vuelta a España vuol dire esattamente Giro di Spagna. Di un paese profondamente diverso in ogni sua sfaccettatura e quindi meraviglioso da vedere in ogni suo angolo. Vuelta a España però vuol dire anche la fine dell’estate, la nostalgia di fine agosto e la corsa che la rianima e che si trascina verso il ritorno a una vita normale, da settembrini ancora accaldati.

E’ il più giovane dei tre grandi Giri maschili del ciclismo su strada – gli altri naturalmente sono il Tour de France e il Giro d’Italia – e in tre settimane mette in palio una maglia rossa. Che vale un pezzo di storia ineguagliabile, tutto da vedere sui canali Eurosport disponibili sulla piattaforma DAZN .

La storia

La Vuelta nasce come il Giro, e ancor prima come il Tour de France. Arriva tutto dall’intuizione – e investimento – di un giornalista, di nome Juan Pujol. Pujol dirigeva il quotidiano Informaciones e osservando il trend de La Gazzetta dello Sport, a sua volta finanziatrice del Giro, già nel 1935 decise di creare la corsa con lo scopo di incrementare le vendite del suo giornale. La piazzò a metà della primavera, in aprile, affrontando soleggiate e diluvi, ma soprattutto la concorrenza del Giro d’Italia.

Nel ’95, il calendario s’allargò e la Vuelta fu inserita da settembre: ne beneficiarono tutti, soprattutto i ciclisti che non avevano più da scegliere tra rosa e rosso. Dal 1955 si disputa regolarmente , ogni anno: il primo a vincerla fu Gustaaf Deloor, che andava a una media (allora) impressionante di 28.5 chilometri orari.

Roberto Heras

Quando Gimondi fece la storia

La Vuelta di Gimondi è datata addirittura 1968. Il campione di Sedrina, a soli 25 anni, fu in grado di conquistare addirittura la tripla corona (il secondo di sempre a riuscirci dopo Jacques Anquetil): aveva già vinto al Tour de France nel 1965, mentre al Giro si era imposto un anno prima, nel 1967 .

In Spagna ancora oggi ricordano la grande impresa, riuscita davvero a pochissimi in uno sport dalla storia infinita. L’arrivo a Madrid, con il numero 22, è una delle foto simbolo del ciclismo italiano.

La tonsillite di Merckx

Oh, per capirci: Merckx partecipò soltanto a un’edizione de La Vuelta. E tanto gli è bastato. Nel 1973 vinse a mani basse, prima di andare a prendersi il giro. Tutto normale e meraviglioso se non fosse che a inizio corsa Merckx era ancora lì a combattere contro una brutta tonsillite .

Pronti, via: maglia amarillo , cioè oro, cioè del primo in classifica. Dopo nove giorni di attesa e volate, mette in fila tre successi di tappa: due scappando nel rettilineo finale e un’altra nella crono. Alla fine, è anormale amministrazione: da Bilbao a Miranda de Ebro, stacca tutti e soprattutto Gimondi. Vincendo l’unica Vuelta della sua vita.

Delgado la strappa a Millar

Un’altra storia meravigliosa è quella di Delgado . Siamo all’edizione numero 40 de La Vuelta, 1985: diciotto tappe in totale, dal 23 aprile al 12 maggio, e la grande voglia della Spagna di veder trionfare un proprio corridore.

Si va forte, fortissimo. E si attende uno scatto di qualche iberico dopo la vittoria incredibile del francese Caritoux nell’anno precedente. Gli occhi – quelli della paura - sono tutti per Robert Millar , inevitabilmente. E l’inizio delle tappe in salita racconta un’attesa per nulla delusa: alla tappa numero 17, la penultima, il britannico arriva con un vantaggio che tutto il mondo definì rassicurante. Peccato che non fece i conti con Delgado. E con l’inferno di acqua, tuoni e lampi che si scatenò sul penultimo appuntamento.

Grazie alla sua squadra, Delgado si copre e va all’attacco, mentre Millar perde sempre più terreno. A fine gara, la maglia amarillo è dello spagnolo, in grado di recuperare ben sette minuti di margine al diretto avversario. “The stolen Vuelta”, scrissero i tabloid : dietro il tacito accordo di sfavorire Millar delle squadre spagnole, resterà per sempre un grande mistero.

Il poker “macchiato” di Heras

Resta comunque Heras , il ciclista più vincente della storia de La Vuelta . Lo spagnolo ha vinto quattro edizioni partecipando nove volte al Giro del suo paese. Un ruolino semplicemente inimitabile, che difficilmente qualcuno sarà in grado di battere: 2000, 2003, 2004 e 2005 sono gli anni più belli della sua carriera, da compagno di squadra di Lance Armstrong.

Nell’ultima tappa del 2005, una positività all’Epo gli costerà un titolo e due anni di squalifica. Nel 2012 , dopo una lunga battaglia legale, la Corte suprema spagnola gli annulla la sentenza e riconsegna l'ultima vittoria de la Vuelta. Rendendolo leggenda.

Le maglie

La maglia de La Vuelta , quella simbolo, quella del vincitore, si tinge sempre di un rosso acceso e di tante speranze. Dal 2010 veste così il leader della classifica generale, sebbene i tradizionalisti del Giro di Spagna la vorrebbero nuovamente color oro . Come in ogni grande corsa che si rispetti, i colori sono sempre importanti e decisivi, soprattutto per capire distanze e classifica. Ecco un breve vademecum con un tocco di passato.

  • Maglia rossa: leader della classifica generale
  • Maglia a pois: leader della classifica scalatori
  • Maglia verde: leader classifica a punti
  • Maglia bianca: leader classifica giovani

Il percorso de La Vuelta: l'edizione 2024

Come nel Giro d'Italia, anche la gara spagnola prevede ogni anno un itinerario diverso, che può toccare anche i Paesi confinanti come Francia e Portogallo. O addirittura più lontani, come per l'appunto i Paesi Bassi nell'edizione 2022. 21 tappe tutte da gustare tra "regali" ai velocisti ma anche tante occasioni per gli scalatori di fare la differenza. Soprattutto a metà competizione. 

Dove si parte?

Si parte con una crono a squadre per nulla banale, a Lisbona: ben 12 chilometri che mettono in palio secondo già preziosi per la classifica finale e da non sottovalutare. 

Dove si arriva?

L'ultima tappa, la ventunesima, arriverà a Madrid nella classica passerella verso la capitale col gran finale a Plaza de Cibeles.

La tappa più lunga

Per arrivare ad ammirare la tappa più lunga de La Vuelta 2024 bisognerà attendere l'ultimo giorno di agosto, quello che porterà i corridori rimasti in corsa tra Villafranca del Bierzo a Billablino con il traguardo che sarà tagliato dopo ben 200,4 chilometri.

Una tappa senza salite impossibile o lunghe, ma anche di quelle che non danno tregua ai corridori provati da tre settimane di gare con un continuo saliscendi - infinito in questo caso - che metterà a dura prova anche i migliori. 

Il programma de La Vuelta 2024

Numero tappa Percorso Chilometri Data
1Lisbona-Oeiras1217/08/2024
2Cascais-Ourém19418/08/2024
3Lousa-Castelo Branco191.219/08/2024
4Plasencia-Pico Villuercas170.420/08/2024
5Fuente del Maestre-Siviglia17721/08/2024
6Jerez de la Frontera-Yunquera185.522/08/2024
7Archidona-Cordoba180.223/08/2024
8Ubeda-Cazorla158.724/08/2024
9Motril-Granada178.225/08/2024
-Riposo-26/08/2024
10Ponteareas-Baiona159.627/08/2024
11Padron-Padron166.428/08/2024
12Orense-Estacion de Montana Manzaneda137.429/08/2024
13Lugo-Puerto de Ancares175.630/08/2024
14Villafranca del Bierzo-Villablino200.431/08/2024
15Infiesto-Cuitu Negru142.901/09/2024
16Luanco-Lagos de Covadonga181.303/09/2024
17Arnuero-Santander141.504/09/2024
18Vitoria-Gasteiz - Maeztu170.305/09/2024
19Logrono-Atlo de Moncalvillo173.206/09/2024
20Villarcayo-Picon Blanco17207/09/2024
21Madrid-Madrid24.608/09/2024