Mentre lo facciamo, loro sono arrivati al traguardo della 4x100. Abbiamo 37 secondi e mezzo per realizzare cosa diavolo stanno facendo questi matti. Quando capiremo, avranno già in mano la medaglia d’oro della staffetta olimpica. La quinta dell’atletica. La decima del metallo più pregiato. La trentottesima medaglia italiana di Tokyo mentre scriviamo di un’estate illogica, magnifica, estrema. Un’estate epidermica, di quelle che ti stanno addosso e tu stai lì, innamorato di tutto, a riveder le stelle.
4x100: un'ora di squadra
Chi dice che le squadre olimpiche sono state fallimentari, non ci credete mica. Sta peccando.
Primo, perché esistono anche gli altri e ai Giochi, che sia volley o pallanuoto, se gli altri sono serbi, bisogna saper perdere.
Secondo, fate un monumento all’Italbasket di Meo Sacchetti e almeno per una volta, ma che non diventi un’abitudine, applaudite i francesi.
Terzo, alle Olimpiadi l’inseguimento di ciclismo su pista si fa a squadre e per il Quartetto Ganna ci batte ancora forte il cuore.
Quarto, come questi quattro qua: Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu, che nella 4x100 succedono dopo nove anni alla Giamaica di Usain Bolt.
Jacobs per tutti, Tortu per l'oro
Pensavamo che l’oro di Jacobs fosse stato una specie di miracolo ed ecco qui: la partenza dai blocchi di Lorenzo Patta, anni 21 di Oristano, per Marcell Jacobs. Il campione olimpico dei 100 metri per la curva perfetta di Eseosa Desalu, cremonese classe 1994. Il testimone di Desalu per Filippo Tortu, milanese, primo italiano sceso sotto i 10 secondi, primo al traguardo dello stadio olimpico di Tokyo.
Tortu veniva da un momento particolare, per molto tempo uomo di punta della velocità nostrana: in altre parole, uno che qui s’aspettava come s’aspetta Godot. Più in generale, aveva e avevamo fissato come obiettivo una finale olimpica: una freccia azzurra in mezzo ai caraibici, agli inglesi, agli americani. Insieme agli altri, quelli forti. Poi gli infortuni, la pandemia, Jacobs, il ripescaggio in batteria e l’eliminazione in semi, una pagina di giornale messa un po’ così, di buona intenzione, ma comunque un po’ così.
Parigi 2024: il rumore della felicità
Oggi Filippo Tortu ha vinto per lui e per tutti, correndo una quarta e ultima frazione di staffetta dorata. Ha vinto con tutti, ha pianto da solo. E s’è ripreso i riflettori, diventando il simbolo di questo ennesimo capolavoro olimpico.
Così il fotofinish di Tortu davanti a Hughes e De Grasse fa il rumore della felicità. Per Patta e Desalu - che se fosse ciclismo, sarebbero gloriosi gregari - c’è un oro che abbaglia di pura gioia sul podio di Tokyo. Per Jacobs è pure il secondo da secondo italiano dell’atletica olimpica cent’anni dopo il marciatore Ugo Frigerio, tre volte campione fra Anversa 1920 e Parigi ’24. Parigi ’24, che solo a scriverlo mette i brividi. Facciamo i matti come questi quattro qua. Facciamo finta che sia domani.