Una vita regalata al calcio, fino alla fine. Si è spento a Roma oggi, all’età di 53 anni, Sinisa Mihajlovic, beniamino di tanti tifosi italiani.
La Serie A l’aveva reso celebre al grande pubblico, prima come giocatore e poi da allenatore: aveva giocato con le maglie di Roma, Sampdoria e soprattutto Lazio, prima di chiudere la carriera all’Inter nel 2006 e intraprendere l'avventura in panchina da allenatore.
Marito di Arianna Rapaccioni, sua moglie da oltre vent'anni, la donna che gli è da sempre accanto e che non l’ha mai lasciato negli ultimi terribili anni di malattia. Mihajlovic lascia anche cinque figli: Viktorija, Virginia, Miroslav, Dushan e Nicholas.
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Mihajlovic, una vita in Serie A
La nascita calcistica a Borovo, la cittadina che l’aveva visto crescere. Figlio di mamma croata e papà serbo, nella vita di Mihajlovic anche il passaggio dalla Jugoslavia fino alla Serbia.
Tra Vojvodina e Stella Rossa si fa le ossa, l’approdo in Italia nel 1992 alla Roma. Due stagioni in giallorosso, quattro alla Sampdoria, poi la Lazio per sei stagioni, le più importanti in Italia con uno scudetto al petto. Le ultime due annate le gioca con l’Inter.
In panchina
Proprio in nerazzurro comincia la sua avventura da allenatore. Fa il vice di Mancini a Milano, prima dell’esordio a Bologna. Indimenticabili le esperienze tra Catania e Fiorentina, prima di un breve passaggio sulla panchina della nazionale serba.
Al ritorno in Italia, due stagioni a guidare la Sampdoria, poi il Milan in cui lancia Donnarumma, quindi due anni al Torino. Torna a Bologna nel 2019 e anche lì lascia il segno restandoci fino allo scorso settembre: prima in campo consegnando al campionato una squadra sempre capace di salvarsi a testa alta, poi fuori dal rettangolo di gioco.
Nel luglio 2019 racconta la sua leucemia al mondo del calcio, combattuta fino all’ultimo istante con coraggio e voglia di stare in campo.