C’è chi dice addio, chi ritorna, chi si butta e chi sfida il passato. Le panchine di Serie A TIM, forse mai come questa estate, stanno vivendo un'intensa rivoluzione. L’addio di Antonio Conte all’Inter è stato solo l’inizio che ha dato il via a un affascinante domino. Il suo è stato senza dubbio un saluto frastornante, dopo uno Scudetto riportato ad Appiano Gentile a distanza di 11 anni; ma anche annunciato, visto il necessario ridimensionamento economico del club in capo a Suning.
La separazione tra il tecnico ex Juve e i nerazzurri – di cui si è fatto trascinatore indiscusso – ha generato un bel po’ di rumore (e qualche malumore), almeno finché l'ad Beppe Marotta ha risollevato gli umori spendendo parole di stima e fiducia nei riguardi di Simone Inzaghi, scelto per guidare i campioni d’Italia dopo l’addio del loro condottiero.
"Un giovane allenatore, ma ricco di esperienza e tra i più vincenti del panorama italiano”. Da tempo Inzaghi meritava una chance, l’ha ottenuta su una piazza esigente, dove sarà chiamato a dare continuità e a difendere il titolo, insidiato da competitors più che qualificati.
Ritorni illustri, nobili nemici
Nemico pubblico numero uno per l’Inter di Inzaghi non può che essere la Juventus, tornata sotto la guida di Massimiliano Allegri dopo i matrimoni – poco riusciti – con Maurizio Sarri e Andrea Pirlo. L’allenatore toscano, seppure corteggiato da Marotta, ha deciso di rimettersi in gioco laddove aveva ottenuto risultati stratosferici (cinque Scudetti, quattro edizioni di Coppa Italia, due di Supercoppa) accettando implicitamente rischi e responsabilità del tutto rinnovati.
I tifosi, e non solo, vogliono la Champions, obiettivo principe del club, sfiorato due volte proprio con il livornese. Toccherà a Max, dopo due anni di stop, rispolverare le sue abilità tecnico-tattiche, ma anche quelle psicologiche, consapevole di dover gestire l’ultimo anno di contratto di Cristiano Ronaldo e di ridare un ruolo centrale a Paulo Dybala. Il popolo bianconero è in fiducia, il curriculum gli dà ragione.
Se dalle parti di Torino la tifoseria ha faticato a contenere l’entusiasmo, a Roma – sponda giallorossa – si sono toccati picchi deliranti per l’arrivo di José Mourinho. Un colpo a sorpresa della dirigenza capitolina, sfociato in un bagno di folla alla prima apparizione tra le strade della città. I Firedkin hanno riportato in Italia colui che per migliaia di tifosi a Milano avrebbe diritto a un posto “accanto alla Madonnina” per il leggendario Triplete conquistato nel 2010.
Se si meriterà ancora l’etichetta di Special One non è dato saperlo, ma a Trigoria l’ambiente è carico per quel portoghese che ha vinto tutto. Mou ha chiesto tempo, il progetto è triennale e in una dimensione così delicata bisogna aspettarlo. L’impressione è che siano tutti disposti a farlo.
La Curva Sud fa festa con Mourinho, la Nord risponde con Sarri. Tra i grandi ritorni targati 2021/22 ha generato un discreto clamore anche il connubio tra la Lazio e l’ex tecnico di Napoli, Chelsea e Juve. Il divorzio con la Vecchia Signora, anche con la conquista dello Scudetto, ha lasciato diversi attriti, ma il Comandante si è detto pronto a ripartire.
Lo spirito è arrembante e netta è la convinzione di poter tornare a fare ciò che gli piace. Il corso di “filosofia sarriana” è aperto, ai biancocelesti non resta che assimilare i concetti, e farsi trovare pronti a stravolgere il modo di stare in campo. Serve tempo anche in questo caso, ma Lotito non ha messo paletti.
Ultimo nobile ritorno in panchina è senza dubbio quello di Luciano Spalletti, che ha sposato la causa del Napoli dopo tre stagioni lontano dal terreno di gioco (anche per le complicazioni legate al contratto con l’Inter). Si vociferava del suo arrivo ai piedi del Vesuvio già a inizio 2021, quando Gattuso sembrava a un passo dall’esonero. La firma invece è arrivata in estate, con la garanzia di impegnarsi al massimo per vincere. Là, dove “Calcio e miracoli sono la stessa cosa”. La piazza è complicata, tanto che nemmeno uno come Ancelotti è riuscito a lasciare il segno. Il tempo dirà se De Laurentiis ha indovinato la scelta.
Big al loro posto
C’è chi va, ma anche chi rinnova, come i due big Stefano Pioli e Gian Piero Gasperini. Il Milan la sorpresa l’aveva confezionata a luglio 2020, e il tecnico parmigiano ha ripagato la fiducia prolungatagli con una grande stagione. I rossoneri hanno assaporato la vetta della classifica per qualche mese, prima di arrendersi alla corazzata Inter. L’obiettivo stagionale però è stato centrato: Champions League e un secondo posto meritato, seppure arrivato con qualche patema negli utlimi 90’ di Serie A TIM.
A scivolare di una posizione è stata proprio l’Atalanta di Gasperini, sconfitta il 23 maggio in quel di Bergamo dalla doppietta di Kessie. Un ko indolore per il club di Percassi, il quale si tiene ben stretto chi ha saputo forgiare una vera e propria Dea. Gasp ha tutte le qualità per volare ancora alto, magari fino in vetta.
In rampa di lancio
Cos’hanno in comune Thiago Motta, Vincenzo Italiano e Alessio Dionisi? Una grande chance. L’ex centrocampista di Genoa e Inter torna alla guida di un club ligure dopo l’esperienza negativa con il Grifone, durata poco più di due mesi nel 2019. L’occasione di ripartire dalle Aquile è d’oro, i tifosi dello Spezia sono già dalla sua parte, lui ha inaugurato questa avventura con un “Andemo”. Un inizio migliore è difficile immaginarlo.
Trama più o meno simile quella che coinvolge proprio l’ex allenatore dei bianconeri Vincenzo Italiano, approdato a Firenze dopo la rottura fulminea del club viola con Gattuso. Commisso ha puntato su uno dei tecnici più convincenti della passata stagione, che a tratti ha saputo mostrare un gioco di qualità e una buona organizzazione, guadagnandosi una meritata salvezza. A Firenze le aspettative sono alte, ma chi siede in panchina non sembra mai intimorito.
Tra gli allenatori che hanno un inedito palcoscenico da calcare c’è anche Alessio Dionisi, che dopo aver riportato l’Empoli in Serie A TIM ha risposto alla chiamata del Sassuolo, accettando la pesante eredità lasciata da Roberto De Zerbi, migrato in Ucraina alla corte dello Shakhtar.
Il triennio da cui arriva il club neroverde è costellato di note positive, ma la dirigenza ha scelto un tecnico con determinate caratteristiche e un’identità ben definita. La scommessa ha l’aria di essere vincente.
Intrecci, scommesse e riscatti
Se si parla di scommesse, gli allenatori da citare sono soprattutto tre, ma per ragioni differenti. Ivan Juric, Eusebio Di Francesco e Roberto D’Aversa . Il tecnico croato lascia dopo due anni e ottimi risultati il Verona, raccogliendo una sfida delicata alla guida del Torino, tra i protagonisti più negativi della Serie A TIM 2020/21.
I granata arrivano infatti da una stagione di tanti bassi e pochi alti, certificata da una retrocessione scampata per un soffio. Per risollevarsi e ritrovare concretezza, Cairo punta su una personalità forte e un approccio quadrato, imboccando una strada che sembra la più indicata.
Chance di riscatto invece per Eusebio Di Francesco, che prende il posto di Juric sulla panchina degli scaligeri. Il tecnico pescarese è reduce da due esperienze negative con Cagliari e Sampdoria, ma l’epoca giallorossa in cui fece così bene non è molto lontana . Forse si tratta solo di recuperare serenità. Che la quiete veronese rappresenti la giusta condizione per riuscirci?
Anche per Roberto D’Aversa il campionato che si avvicina vale una nuova opportunità. Il tecnico non è riuscito a evitare la retrocessione del Parma, ma Ferrero ha grande stima nei suoi confronti ed è sicuro che l’intesa con i suoi nuovi giocatori si troverà in fretta.
Fiducia senza sorpresa
In un panorama decisamente rivoluzionario, trovano spazio anche rinnovi quasi scontati. Davide Ballardini resta al Genoa dopo aver risollevato le sorti del Grifone, Leonardo Semplici confermato a Cagliari da Giulini ("Non c'è mai stato alcun dubbio” ha dichiarato il Presidente del club), Sinisa Mihajlovic prosegue a Bologna dopo le garanzie sul mercato (e il mancato affondo della Lazio). Rimane sulla panchina dell'Udinese infine Luca Gotti, anche se la società friulana a inizio estate sembrava orientata a cambiare.
Neopromosse e vecchie conoscenze
Un breve excursus meritano anche le nuove arrivate in Serie A TIM Venezia, Salernitana ed Empoli. Le prime due si avventurano nel massimo campionato con chi ha permesso loro di arrivarci (Paolo Zanetti e Fabrizio Castori), mentre i toscani ritrovano Aurelio Andreazzoli, che nel 2018 guidò proprio gli Azzurri nella cavalcata verso la promozione in A.
La Serie A TIM è tornata grande, e la rivoluzione parte dalle panchine.