Ci sono stati certi grandi attaccanti dalle carriere lunghissime, iniziate e quasi sempre chiuse alle estreme periferie del calcio. Stefan Schwoch, Daniele Cacia, El Diablo Granoche, che hanno segnato valanghe di gol in Serie B, però respinti dalla massima categoria, specializzandosi in record cadetti.
Alcuni di loro hanno calcato i campi per vent’anni, trainando le loro squadre verso storiche promozioni per meritarsi una Serie A da notevoli protagonisti. Mestieranti del gol, gente che profuma di bora, di terra e di ginestre, centravanti di spessore resistente.
Il mestiere del gol
Come Dario Hubner, che a 35 anni è diventato capocannoniere del campionato col Piacenza e, da “stagista” al Milan che avrebbe vinto la Champions League a Old Trafford, s’è fumato una sigaretta nello spogliatoio, bevendosi una lattina di birra. Pare fossero i segreti di Tatanka e la sua carriera da 348 reti.
Come Christian Riganò che, dai campi lavici delle Isole Eolie, ha segnato oltre 60 gol per la Fiorentina (Florentia Viola) dalla C2 alla Serie A e nel massimo campionato ne ha fatti altri 19 con il suo Messina. Che ha giocato in Liga con il Levante prima di chiudere un ventennio di professione fra Eccellenza e 2a Categoria.
Come Riccardo Zampagna che, diversamente inelegante, ha segnato certi splendidi gol tra Messina e Atalanta. Prodezze uniche, meraviglie acrobatiche di chi ha fame in campo e fame di ciriole alla ternana, salami norcini, faraone al tartufo e pampepato.
Juventus-Empoli 0-1: un gol fuori categoria
Nel novero dei bomber di provincia (è amatissimo fra gli ultimi Davide Moscardelli), colto da una palla al piede se essere attaccante di Serie B o rifare tutto nell’élite, Leonardo Mancuso ha segnato il suo primo gol in Serie A TIM a Torino contro la Juventus. L’ha fatto a ventinove anni, nato a Milano il 26 maggio 1992, firmando la storica vittoria dell’Empoli neopromosso. Leonardo Mancuso con la maglia numero 7, nel giorno dell’addio di Cristiano Ronaldo allo stadio bianconero.
Un gol d’altra categoria, anzi, un gol fuori categoria da raccontare ai figli e nipoti, da ricordare per sempre. Cross di Bandinelli da sinistra per il tiro di Bajrami ribattuto su Mancuso che controlla, si coordina e anticipa di sinistro l’uscita di Szczesny dal limite dell’area piccola. Minuti venti, come i 20 gol con cui ha trascinato l’Empoli a vincere l’ultimo campionato cadetto. Per seguire il più pesante, quello che un po' ti cambia la vita, l’indimenticabile.
Leonardo Mancuso e la notte del re pescatore
Primi calci a Lacchiarella, dove resiste la campagna e si pesca nei navigli, all’ombra dei mandorli in fiore. Dieci anni di giovanili del Milan con il numero di Shevchenko sulla maglia, poi la gavetta: Pizzighettone nei Dilettanti, Carrarese in Prima Divisione, Cittadella e Catanzaro, Sambenedettese e Pescara, Lega Pro e Serie B, Zeman ed Empoli. Al primo anno in Toscana segna 13 gol, poi Dionisi l’avvicina alla porta e le reti diventano venti, di cui 4 in 14 minuti all'Entella. Come Lewandoski mentre la Serie A TIM sta avverandosi, però poi l’Empoli compra altri due attaccanti giovani e glitterati: Patrick Cutrone e Andrea Pinamonti, Azzurri under-21. Uno cresciuto nel Milan con partite in Spagna e Premier League; l’altro nell’Inter, rappresentato da Mino Raiola.
Mai stati in B. Ma il primo gol vittoria dell’Empoli in campionato è di Mancuso della provincia denuclearizzata, l’altro protagonista che pesca carpe nelle cave e come loro risale le correnti solo grazie alla forza di volontà. Per arrivare fin qui. A segnare a Torino e battere la Juventus, specchiandosi nel suo coraggio. Senza sprecare il tempo a cercare un senso gravitazionale che non c'è.