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L'altro protagonista: Mamadou Coulibaly, calciatore migrante

L'altro protagonista: Mamadou Coulibaly, calciatore migranteDAZN
Quello di Mamadou Coulibaly in Bologna-Salernitana non è stato il primo gol di un migrante in Serie A TIM, ma il primo d'un migrante del calcio. Ventiduenne centrocampista senegalese, Coulibaly è l'altro protagonista della prima giornata di campionato: un esule che per sognare ha messo l'Italia nella sua mappa di vita.

Coulibaly è cognome assai comune tra Senegal e Costa d’Avorio, nel Sahel francofono, così come lo era Rossi fra gli italiani che rincorsero la vita altrove, bisognosi d’un sogno o per necessità. Per esempio, ci sono 1543 signore e signori Rossi solo a New York o la metà dei Coulibaly del mondo vive in Francia, compreso il cuore tropicale d’una zia che, fra le Alpi di Grenoble, batte per il nipote migrante.

Coulibaly è cognome tanto comune che in mediana di centrocampo la Salernitana ce ne ha messi due: il maliano Lassana e il senegalese Mamadou Coulibaly - nato a Thiès, sull’altopiano rurale di Dakar, il 2 marzo 1999 - in prestito dall’Udinese. E domenica al 70° torrido minuto di Bologna-Salernitana, mettendo un lob mancino sotto l’incrocio dei pali, Mamadou ha messo lo stadio Dall’Ara sulla sua fitta mappa esistenziale.

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Mamadou Coulibaly: in fuga per sognare

Mamadou Coulibaly è il primo altro protagonista alla prima di Serie A TIMMusa JuwaraEbrima Darboe

Mamadou Coulibaly non è il primo gol di un migrante, ma il primo d’un migrante del calcio in senso stretto. Stretto come il lembo di mare che separa l’Africa e l’Europa salpando da Tangeri per Tarifa. Nel 2015 Mamadou aveva sedici anni quando, spesi tutti i soldi per traversare in pullman Senegal, Mauritania e il pericoloso Sahara Occidentale del Fronte Polisario, giunse al punto più a Nord del Marocco. Dormì per certe notti sul molo di Tangeri-Med e fu solo quando vide il castello di Ksar es-Seghir divenire un punto lontano, che iniziò la sua storia di migrante del calcio.

Udinese, Pescara, Salernitana: mappe di vita e di calcio

Migrante per diventare calciatore. Per urgenza di sogno e non necessità di vita, Koulibaly ha spento il suo telefono per due mesi perché il padre, insegnante di educazione fisica a Dakar, aveva previsto lui un futuro diverso e universitario. Il resto della storia è una trafila che, dalla zia di Grenoble agli amici di Livorno, esuli senegalesi, passa dal botteghino dello stadio di Roseto degli Abruzzi. Dove, sceso per sbaglio da un treno diretto a Pescara, viene trovato a dormire dai carabinieri e, ancora minorenne, condotto alla casa-famiglia di Montepagano.

Provinato dalla Rosetana, a Pescara Coulibaly ci arriva comunque in tempo per il debutto in Serie A TIM contro l’Atalanta, il 19 marzo 2017, e un anno di Zeman con 23 con presenze con 2 gol in Serie B 2017/18. Per l’ottima stagione di prestanza in mediana, Mamadou viene acquistato dall’Udinese e “girato” in serie cadetta a Carpi, Virtus Entella, Trapani e Salernitana per un ultimo splendido semestre di promozione in Serie A TIM. Domenica al Dall’Ara, fra pensieri dolci e meravigliosi, un altro sogno del migrante del calcio s’è cosaì avverato.

 

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Dedicato a Zaki

Ci sono nel mondo migliaia di Zaki e a due di loro è dedicata questa storia.

A Zaki Anwari, calciatore diciannovenne della Nazionale afgana, precipitato da un aereo Boeing in decollo dall’aeroporto di Kabul. Fuggiva perché i taliban non infrangessero i suoi sogni di sport e di vita.

A Patrick Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna che dal carcere di Tora scrisse Forza Italia oggi in Euro il giorno della finale con l’Inghilterra. In custodia cautelare da oltre un anno e mezzo per “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”, in queste tristi ore gli è stata prolungata la carcerazione di almeno altri 45 giorni.

 

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