Dando un’occhiata in queste ore al mondo dei social (probabilmente lo strumento più immediato per misurare l’umore delle tifoserie), non sembra che l’arrivo di Marko Arnautović abbia creato un clamoroso entusiasmo tra il popolo nerazzurro. E forse non a caso, magari per zittire una parte degli scettici, nella giornata di ieri la Curva Nord ha accolto il ritorno dell’austriaco con applausi, cori e uno striscione (“Bentornato in famiglia, Marko”). Un messaggio chiaro, che sicuramente avrà caricato l’ex Bologna: per lui, all’età di 34 anni, questa sarà l’ultima esperienza professionale ad altissimi livelli. Una scelta che può sorprendere, perché parliamo di un giocatore dalle grandi potenzialità, ma che solo pochi anni fa (nel 2019) aveva di fatto salutato il calcio che conta accettando la ricca offerta cinese dello Shanghai Sipg. Da allora sembra passata una vita, tuttavia lo sport spesso concede la famosa seconda occasione. E (anche) grazie ai 25 gol segnati in 58 presenze con il Bologna, Marko l’ha meritata.
LE ALTRE OPZIONI
Per averlo l’Inter ha sborsato 8 milioni di euro (più 2 di bonus) con tanto di biennale da 3,7 milioni netti più premi. Considerando le finanze nerazzurre e l’età del giocatore, un investimento (per l’immediato) non banale. Arnautović lo sa, anche se paradossalmente chi ha meno da perdere è proprio lui: collegandoci al discorso iniziale, qualche dubbio su questa operazione può esserci. Si parlava di nomi mediaticamente più “pesanti”: gente come Alvaro Morata dell’Atletico Madrid e Folarin Balogun dell’Arsenal, ma soprattutto di Romelu Lukaku, fino a poche settimane fa l’idolo degli interisti e che – quantomeno a parole – già dopo la sconfitta nella finale di Champions League contro il Manchester City non vedeva l’ora di ricominciare l’avventura a Milano. Il resto è storia nota e per i tifosi BigRom è diventato solo un ricordo macchiato, sbiadito (e ora, tra le altre, tratta con il Tottenham).
Getty
UN MARKO DIVERSO
Ecco, quindi, di nuovo a Milano il ragazzone di Vienna. Ancora all’Inter a distanza di 13 anni dal Triplete (a cui fece seguito il mancato riscatto dal Twente) e dalla successiva cessione ai tedeschi del Werder Brema. Werder con il quale, pochi mesi dopo, sfidò in Champions (segnando) proprio l’Inter di Benitez nel 3-0 del 7 dicembre 2010: “Sono felicissimo, per me è un grande onore giocare per questo club – ha spiegato Arnautović al sito ufficiale della società -. A quei tempi ero più tifoso che giocatore, oggi arrivo con l’obiettivo di aiutare la squadra e vincere. Nel tempo sono cambiato: prima ero una testa calda che non pensava molto al calcio, ora è tutto diverso. Ho una famiglia e sono cresciuto nel carattere”. Parole significative per un attaccante che può essere importante anche per una squadra come l’Inter. Arriva in “silenzio”, sapendo di non essere una prima scelta e di rappresentare un’occasione di mercato, ma con la solita personalità: insieme alla tecnica, indiscutibilmente la qualità migliore.
NUMERO... ALLA IBRA
Marko ha il potenziale per riuscire a sorprendere: gente come lui a San Siro si carica. E forse non è nemmeno casuale la scelta del numero: indosserà la numero 8, la stessa maglia di un certo Zlatan Ibrahimovic nei suoi anni all'Inter (nel 2010 cambiò per il 10, ma poco dopo andò al Barcellona). L’entusiasmo di Arnautović si è visto già nel primo allenamento ad Appiano Gentile e in cuor proprio vorrebbe partire titolare sabato sera, all’esordio in campionato contro il Monza: probabilmente, dal 1’, toccherà a Thuram affiancare Lautaro, ma scalpita per giocare quantomeno uno spezzone di gara. Le premesse sono ottime, ora toccherà ad Arnautović sorprendere. Per non sprecare la famosa, seconda occasione.