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FIA F1 World Championship

Asfalto, assetti, formato Sprint: perché la Ferrari in Cina se la gioca con la Red Bull

Paolo Filisetti
Asfalto, assetti, formato Sprint: perché la Ferrari in Cina se la gioca con la Red BullN/A
Le variazioni che potrebbero essere richieste da una pista come quella di Shanghai potrebbero non essere affatto nemiche della Ferrari SF-24 rispetto alla Red Bull RB20. E l'incognita della prima gara col nuovo formato aggiunge ulteriore incertezza
Il GP di Cina si disputerà questa settimana a Shanghai, dopo cinque anni dall’ultima edizione del 2019. In pratica sarà come una sorta di nuovo debutto, in quanto le monoposto ad effetto suolo calcheranno la pista cinese per la prima volta, peraltro equipaggiate con pneumatici montati su cerchi da 18 pollici al posto dei 13 dell’ultimo GP disputato su questo tracciato. Da cui, lo scetticismo, o per meglio dire le critiche da parte di più piloti con Verstappen e Perez in testa, riguardo l’appropriatezza della scelta di disputare la prima Sprint di questa stagione proprio in Cina. Ciò detto, questo clima di incertezza, ovvero il fatto di non disporre di dati validi per poter immaginare un valido assetto aerodinamico e soprattutto dinamico, può essere visto come un’opportunità, soprattutto per quelle squadre che nel corso delle ultime due stagioni abbiano dimostrato di disporre e di saper usare in modo particolarmente efficace gli strumenti di simulazione.  I timori espressi da Verstappen e Perez, non devono indurre nel pensare che Red Bull sia debole nell’ambito delle simulazioni, ma indubbiamente mettono in risalto un dato oggettivo che a prima vista potrebbe addirittura sembrare paradossale. La RB20, così come era la RB19, è una monoposto che non necessita di particolari regolazioni su tracciati dove non siano presenti evidenti irregolarità del manto di asfalto. In sostanza, indipendentemente dal layout, poiché la caratteristica peculiare di questa vettura non è stata l’estremizzazione dei livelli di carico raggiungibili, bensì l’adattamento alla più ampia gamma di tracciati, l’assetto scelto è sempre “intermedio” ovvero non estremizzato al massimo a livello di altezze da terra, nonostante sia evidente lo strisciamento della tavola centrale posta sotto il fondo. Questa condizione però rappresenta in se una sorta di fattore di vulnerabilità nel caso in cui l’assetto debba essere ottimizzato a livello di variazione dell’altezza da terra, soprattutto nel caso in cui, per le sconnessioni del manto d’asfalto sia necessario, incrementarla o irrigidire la risposta dinamica degli ammortizzatori.  In queste condizioni diventa mediamente più efficace la tipologia di monoposto che predilige un tipo di assetto estremizzato. In sostanza, praticamente come nel caso della Ferrari SF-24, una delle vetture che mediamente adotta altezze da terra minime. Nel caso di una adattamento a tracciati particolarmente sconnessi, infatti, la piattaforma a livello di assetto, permane più performante, in quanto la variazione di rigidezza delle sospensioni, piuttosto che un minimo incremento dell’altezza da terra, generano su questo tipo di vetture una perdita di performance decisamente meno evidente che su una vettura come la RB20.  A ciò va aggiunto il fatto che in questo fine settimana sia adottato il formato Sprint. Ciò, nei fatti rende impossibile un affinamento del assetto base nel corso dell’unica sessione di prove libere, concedendo un vantaggio sia alle monoposto della tipologia che predilige l’estremizzazione del setup, sia ai team che nel corso dell’ultimo anno hanno mostrato importanti progressi a livello di simulazioni dinamiche. Non a caso, proprio la Ferrari, nel corso dello scorso anno si dimostrò particolarmente efficace nei fine settimana Sprint. In sostanza, al netto delle prestazioni mostrate nelle prime quattro gare, il GP di Cina, potrebbe, analogamente a quanto visto a Melbourne (al netto dell’affidabilità) costituire un terreno in cui i valori in campo possano essere estremamente ravvicinati, se non addirittura, sovvertiti.