"Bu çocuğun beyni yok".
Quel ragazzo non ha cervello.
Balotelli vive di vendette. Uno dei motivi per cui in Turchia SuperMario ha fatto breccia nel cuore delle persone, non solo ad Adana, è proprio per via dei suoi conti aperti. Che sono stati chiusi, uno ad uno, con un po’ della sua sana sfacciataggine, che oltre il Bosforo serve eccome, per lasciare il segno e non restare uno come tanti altri.
Balotelli in Turchia ha già lasciato il segno
Di meteore, in Turchia, se ne sono viste tante: nomi grossi, arrivati per svernare e firmare l’ultimo grande contratto della carriera. Il più celebre di loro, Robin van Persie, arrivato in una folla festante al Fenerbahçe, se ne andò poi mestamente senza nessuno a dirgli addio al vecchio aeroporto Atatürk.
Si diceva che Mario fosse uno di loro, una meteora, arrivata all’Adana Demirspor solo per via della valigetta di soldi portata dal presidente Sancak.
La sfida del presidente Murat Sancak
Ma Adana è una città di vendette, di uomini di cuore e passione, e Mario non poteva che trovarcisi benissimo. Prima di Balotelli, Adana si accendeva due volte l’anno, per un derby di seconda divisione – tra l’Adana Demirspor della working class e le tigri dell’Adanaspor – una delle rivalità più forti dell’intera Turchia, sfociata spesso in incidenti e lotte anche politiche tra fazioni di tifosi. È un luogo che aveva bisogno di far parlare di sé, non solo nel calcio, e l’opportunità migliore si è presentata con la presidenza di Murat Sancak.
Lui ha voluto fortemente Balotelli, e l’ha portato nell’Anatolia profonda – anche sopportando qualche clausola particolare, incluso l’acquisto del fratello Enock, girato in prestito al Menemenspor – insieme ad altri elementi di esperienza, tutti protagonisti finora. Belhanda, Assombalonga, Bjarnason, Stambouli, Inler: diversi nomi suonano familiari, per chi ha seguito Premier League e Serie A TIM. Una squadra che funziona, ora, ma che ha avuto un inizio stentato.
Un inizio difficile e la prima vendetta
Sullo sfondo c’era lo Stadio Olimpico di Istanbul, e Mario ci passeggiava sconsolato. Dopo 4 partite aveva segnato zero gol, e i primi titoli del Tribun Dergi, il più popolare magazine online turco, erano già tutti per lui. E per un altro italiano, il giovanissimo tecnico Francesco Farioli, che alla guida del Fatih Karagümrük aveva appena vinto 4-0 contro il più chiacchierato Balotelli. Era settembre, e senza un cambio di marcia il nome di SuperMario sarebbe stato accostato ben presto a quello di Van Persie, tra i più grandi flop stranieri del calcio turco.
In quel momento, arriva la sua prima grande vendetta. Dieci giorni dopo, a Beşiktaş, sotto di 2 gol, Balotelli segna da fuori area di destro. A molti quel missile ricorda quello di un Milan-Bologna di tanti anni prima. Mario non si ferma lì. Cammina verso la panchina del Beşiktaş e si indica la testa, punta il dito al cervello e guarda dritto negli occhi Sergen Yalçın, tecnico delle Aquile di Istanbul.
"Bu çocuğun beyni yok", le parole incriminate: le aveva dette Yalçın nel 2013, un’infinità di tempo prima. Quella frase, letteralmente “quel ragazzo non ha cervello”, era stata riportata a Balotelli, non si sa nemmeno da chi o come. Lui si è vendicato, a modo suo, pareggiando in casa di una Big di Istanbul e scrollandosi dalle spalle tanta pressione.
Il resto ce lo ha messo Vincenzo Montella, chiamato (anche) a gestirlo e a rigenerarlo. E a trascinare l’Adana Demirspor in zona Europa, con Fenerbahçe, Beşiktaş e Galatasaray alle spalle. Fidatevi, non è roba da poco in Turchia.
Pian piano, con 7 gol in saccoccia, Balotelli è arrivato a gennaio, ritrovando il Fatih Karagümrük, la stessa squadra che aveva strapazzato l’Adana Demirspor a settembre. Mario, tornato dal Covid, mette a segno un gol e un assist: finisce 5-0, una bella risposta al 4-0 dell’andata. Un’altra vendetta, perfetta, arrivata il 22 gennaio, nel fine settimana che ha sancito il suo ritorno in Nazionale. Ma non è bastato a placare quella voce, la stessa spada che è sempre lì, a pendere sopra la testa del ragazzo di Brescia.
Il sogno Nazionale sempre in testa
"Bu çocuğun beyni yok", "quel ragazzo non ha cervello".
L’hanno detto ancora, non pochi, rileggendo i convocati di Mancini alla vigilia dello Stage della Nazionale. Ma Balotelli vive di vendette, e la sua ultima, nemmeno troppo sottile, potrebbe essere riprendersi la maglia azzurra. E zittire chi ha pensato che avesse già dato tutto.