Otto Scudetti consecutivi, quattro Coppe Italia e quattro Supercoppe italiane dal 2011 al 2019 lo collocano lassù nella storia bianconera. Classe ’81, per il grande Andrea Barzagli anche il Mondiale con la Nazionale italiana conquistato nel 2006 e un rendimento altissimo e continuo che l'ha consacrato come uno dei migliori difensori degli ultimi anni. In Italia e in Europa. Volto e talent di DAZN, vivrà con un occhio decisamente attento il Derby d’Italia di domenica 26 novembre: “Una sfida non decisiva, non potrebbe esserlo già alla tredicesima giornata, ma sicuramente molto importante. Chi vince ne uscirà più forte, soprattutto a livello mentale”.
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Barzagli, domenica si affronteranno le squadre favorite per lo Scudetto?
“Siamo a un terzo del campionato, tuttavia la classifica dice che Juventus e Inter sono le più continue: lotteranno fino alla fine per vincere. Nonostante sia presto, uno scontro diretto è sempre uno scontro diretto: portare a casa i tre punti porterebbe tantissimo dal punto di vista psicologico”.
Dietro peserà di più l'assenza di Danilo per la Juventus o quella di Bastoni per l'Inter?
“Due giocatori forti e importanti, ma entrambe hanno dimostrato di poter sopperire a certi infortuni: penso anche ad Alex Sandro e Pavard, che mancheranno. Le rose sono importanti e profonde, si sfidano le squadre con le migliori difese. Il fatto che manchino certi elementi non sarà un grosso problema per gli allenatori”.
A proposito dei quali, le chiedo: in cosa Allegri e Inzaghi sono diversi?
“Massimiliano ha più esperienza, ovviamente per via dell’età, ma entrambi hanno vinto dei trofei importanti. Simone propone un calcio organizzato, con una buona fase offensiva. Non so quali possano essere le differenze più evidenti, di sicuro il lavoro e il metodo cambiano, anche per i rispettivi staff, ma so quale aspetto abbiano in comune: sono formidabili nella gestione del gruppo”.
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Inzaghi è un top coach a tutti gli effetti o gli manca ancora qualcosa?
“Lo è, assolutamente: l’ha dimostrato con i risultati a partire dagli anni con la Lazio. Ha vinto a Roma, lo sta facendo a Milano. Se poi quest’anno dovesse arrivare lo Scudetto, sarebbe un’ulteriore conferma di questo ‘status’. La scorsa stagione è stata fondamentale per lui: ha gestito perfettamente i momenti difficili rimanendo sempre lucido, senza mai esporsi. Ha pensato solo al campo”.
Allegri, spesso criticato da chi ama il "bello", è comunque lassù in classifica.
“Allenare la Juve significa anche gestire le pressioni, è normale: ci sono dei momenti in cui vieni esaltato, altri in cui finisci nel mirino. Fa parte del gioco, gli allenatori lo sanno bene. In ogni caso, Max ha dimostrato di avere tante opzioni di gioco, con diversi punti di vista. Si parla molto, come dice lei, del ‘bello’. Tuttavia, in certe società conta il risultato. E ora se la sta giocando con una squadra, sulla carta, che non partiva per vincere”.
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Sarà un match spettacolare o tirato?
“L’Inter ha il miglior attacco e la miglior difesa, crea molto e difende in modo attento e organizzato. La Juventus, invece, la conosciamo: la fase difensiva è la sua forza, anche se davanti ha giocatori imprevedibili e in grado di decidere le partite. Sono curioso di vedere i primi 10’: da parte dell’una e dell’altra non deve esserci la fretta di segnare, rischiando di sbilanciarsi. Penso che i nerazzurri avranno l’atteggiamento di sempre, senza snaturarsi. La Juve potrebbe attendere, provando ad azzannare l’avversario nel momento in cui si scoprirà”.
Capitolo Nazionale: giusto festeggiare per la qualificazione all'Europeo? Storicamente, per l'Italia, certi traguardi sono normali.
“Vero, ma ci sono periodi e periodi: questo era particolare. Eravamo reduci da una mancata qualificazione al Mondiale in Qatar, che ha rovinato le belle immagini che ci regalò l’Europeo vinto a Londra. Inoltre, avevamo cambiato c.t. da poco. Secondo me, è stato giusto festeggiare. Ora, però, guardiamo avanti: c’è molto lavoro da fare”.
In Germania, a questo punto, quale deve essere l'obiettivo?
“Molti non sono convinti del potenziale tecnico a disposizione di Spalletti, ma bisogna avere fiducia. Chiaramente i prossimi saranno mesi fondamentali per creare una certa mentalità e rendere il gruppo compatto e solido, ma non ho paura a sbilanciarmi: l’obiettivo deve essere quello di vincere, lo dice la nostra storia e siamo i campioni in carica”.