Dopo Simone Bastoni enfant du pays e il redivivo Agudelo bestia nera del Milan, è Daniele Verde a nutrire il momento magico dello Spezia, uscito coi trampoli dal baratro retrocessione: 3 vittorie consecutive, 4 nelle ultime cinque giornate di campionato.
Venticinquenne napoletano cresciuto nella Roma e diventato uomo nella provincia del gol (Frosinone, Pescara, Avellino, Verona), migrante in Spagna al servizio d’una piccola corona, il Real Valladolid, e in Grecia all’AEK Atene: Daniele Verde è tornato in Italia fra le linee dello Spezia per far gol e farli segnare. Dello Spezia storico neopromosso con 8 gol, dello Spezia che vola in questo campionato come solo l’Inter capolista nell’ultimo mese. L’ultima al Piccolo contro la Sampdoria, griffata al minuto 69 di destro al volo da centro area: cross di Agudelo e via la maglia.
Troppo importante questo gol: per lui che ama lo Spezia e qui vuole restare, fresco d'autografo in campo e firma sul contratto fino al 2025. Aveva diciott’anni quando, il 17 gennaio 2015 a Palermo, debuttò in Serie A TIM con la maglia della Roma. Quando meno d’un mese dopo esordì a Cagliari da titolare, ricamando gli assist dei gol di Ljajic e Paredes.
Quella notte mamma Patrizia fu svegliata a Fuorigrotta Rione Traiano. S’è pure spaventata a sentire il citofono suonare a quell’ora, però già sapeva ch’era il figlio di ritorno dal Sant’Elia: «Non lo vedevo da un mese, l’ho abbracciato tutto e poi abbiamo chiacchierato fino alle sei del mattino». Mamma dice che Daniele ha scritto sul suo diario di prima elementare che da grande avrebbe fatto il calciatore, lui che ai tempi della Roma vorrebbe aiutare i suoi genitori: papà Giuseppe disoccupato, mamma collaboratrice domestica: «Ma è giusto che si goda i primi guadagni. È un ragazzo semplice, umile e onesto, non ho mai avuto paura che si perdesse in un quartiere non facile come questo».
C’è un altro aneddoto di quei suoi primi giorni da calciatore professionista che vale sempre la pena di ricordare, specie se parlò uno di quei veterani del pallone col volto austero e gli occhi pieni di malinconia: l’allenatore della Pro Calcio Peppe Lomasto tra la Loggetta e i campetti Fior d'Arancio, a pochi passi dal Paradiso del Napoli di Maradona: «Daniele era molto timido e altrettanto educato. La prima volta che è venuto da me, gli ho chiesto solo di palleggiare, poi mi sono messo a parlare con gli altri bambini. Quando mi sono girato, dopo dieci minuti, stava ancora palleggiando col sinistro e da lì li ho contati, ma a 200 ho dovuto fermarlo». Prossima fermata, Spezia (ancora) in Serie A.
PS Daniele Verde è stato ospite di DAZN Talks (su Twitch) e non sono certo questi gli appuntamenti da bucare.