L’effetto El Shaarawy sulla Roma si raccoglie extra-time. Era settembre quando ha battuto il Sassuolo all’Olimpico. Era ieri quando ha siglato il pari a Napoli, estromettendo (forse) i partenopei dalla contesa scudetto per mantenere (forse) una speranza Champions alla corte di Mourinho.
È una tendenza, quella della Roma, a segnare per la 7ª volta nei minuti di recupero e il terzo gol di El Shaarawy oltre il novantesimo (l’unico “inutile” fu quello dell’1-2 al Milan in autunno) attesta la risorsa di un giocatore fluido come il Faraone, estroso e un po’ irregolare, ma certamente un grande talento del calcio italiano.
Talento che fu molto precoce quando, diciottenne al Milan dopo aver debuttato sedicenne in Serie A TIM (Chievo-Genoa 0-1, in campo all’83’, decise Ruben Olivera proprio al novantesimo su assist di Juric), segnò i primi due gol all’Udinese e l’anno dopo 19 in quella che, stagione 2012/13, resta la migliore stagione della sua carriera.
Getty
Gioventù dorata
Nato nel 1992 a Savona da papà Sabri, egiziano laureato in psicologia, e mamma Sabri di cittadinanza svizzera, dopo Genoa, Padova e Milan, Stephan El Shaarawy sta vivendo la sua quarta vita italiana a Roma, divisa fra il quadriennio 2016/19 e il post Shanghai Shenhua iniziato poco più di un anno fa.
E con Mourinho alla guida tecnica della Roma il suo bilancio dipende dai punti di vista: da una parte il girone di Conference League vissuto da protagonista con 3 reti; dall’altra le poche maglie titolari di El Shaarawy in campionato, che sono 7 in 33 giornate di Serie A TIM. Dai 7 gol stagionali, a una posizione di campo da esterno di fascia (ruolo spesso ricoperto da Viña e Zalewski) talvolta troppo distante dalla porta avversaria.
Una vita a sinistra
'“Altro protagonista” da molto tempo, fin da quando ha smesso di essere una Next Big Thing del calcio europeo, traversando fasi di calcio ed età molto differenti. Fin da quando, così "piccolo", si caricò sulle spalle un Milan nuovissimo che aveva appena perso Seedorf, Inzaghi, Nesta, Gattuso, Zambrotta, Ibrahimović e Thiago Silva (praticamente due cicli vincenti) segnando 14 gol nel girone d’andata e la rete più giovane del Milan in Champions League, bellissima allo Zenit.
Veloce di gambe e di pensiero con tante gemme sparse in un decennio a partire da sinistra, sfidando gli spazi stretti per accentrarsi e tirare. A partire da un ruolo che, con un piano eppure così chiaro, è diventato un nodo come quella tendinopatia ricorrente al ginocchio sinistro: il perno di fine progressione dove getta tutto il peso del corpo prima del tiro. Stephan El Shaarawy è nell’anno dei trenta e conosce la sua storia. E vivrà altre partite incerte, che però non finiscono al novantesimo.