Si chiama come il calciatore ucraino più forte e celebre di ogni tempo - Andrij, traslitterato Andriy Shevchenko, icona del Milan e della Dinamo Kiev del colonnello Lobanovsky - solo che gioca in Promozione in Abruzzo. Un “solo” che oggi non conta un bel niente, anzi è parola da cancellare. Perché Andriy Solomakha è un altro protagonista che fa gol per gli altri, che è un modello per tutti. Calciatori, sportivi e non.
Ucraino trentacinquenne, il difensore del San Gregorio vive da molti anni con sua mamma a Barisciano, paese di 1700 abitanti vicino a L’Aquila. Terzi in classifica dopo 16 partite di campionato Promozione, i compagni di squadra hanno raccolto la sua fascia da capitano, battendo 3-0 il Tagliacozzo mentre Andriy partiva.
Il viaggio del capitano in fuga dalla guerra
Partiva verso Onești, in Romania, la città di Nadia Comaneci. Partiva con gli amici Gianni e Aladino e tornavano in dodici, traversando quattro stati per salvare la sorella e i nipoti in fuga da Zolotonosha, a 100 chilometri da Kiev. In fuga dalla guerra. Sono partiti con il pulmino dell’Aquila, che gioca in Eccellenza, e ce l’hanno fatta, loro e altre quattro donne coi figli.
Solomakha è uno stopper vecchia maniera a cui piacciono i campi terrosi e molto poco i riflettori. Non ha Instagram, usa Facebook per raccogliere le donazioni di Barisciano per l’Ucraina, mentre Transfermarkt riporta solo il suo passaggio nel 2017 dalla Sulmonese al San Gregorio. Niente fronzoli, marca a uomo e della sua piccola enorme impresa ha riportato l’indispensabile al Messaggero:
«Non è stato semplice, ci siamo ritrovati di notte, con la neve, per le strade sconnesse della Romania, ma non ci siamo mai persi d'animo. Ero molto teso, ma quando ho abbracciato mia sorella mi sono finalmente calmato. Lei e le altre donne sono partite con due auto, superando i confini ucraini e poi quelli moldavi. Ci siamo incontrati a Onesti e siamo ripartiti per L'Aquila».
Con il pulmino dell'Aquila: uniti per la pace
Capitan Solomakha gioca su un campo in erba sintetica che accolse le prime tendopoli d’emergenza dopo il terremoto dell’Aquila. Il centro sportivo del San Gregorio Calcio porta il nome Davide e Matteo Cinque, due bambini vittime delle macerie con la loro mamma. Il club è stato fondato da nonno Teobaldo Cinque. Papà Massimo, pediatra, organizza molte iniziative benefiche in ricordo dei figli.
Senza il suo capitano in missione, il San Gregorio ha giocato in maglia gialloblù invece delle solite divise nerazzurre. Ora Andriy s’è ripreso la fascia dell’altro protagonista. Segnatevi Solomakha campione di Serie A della vita.