Quest’anno di politica sportiva iniziato con il caso Djokovic e proseguito a Pechino 2022 fra boicottaggi mediatici e patti olimpici, fino all’esclusione di russi e squadre russe da molti degli eventi internazionali, coinvolge anche il ciclismo che così spesso abbraccia la cultura e celebra, come sulle Ardenne della Grande Guerra, i luoghi della memoria.
Niente di così grave se l’Amstel Gold Race si correrà prima della Parigi-Roubaix per le elezioni presidenziali, che domenica in Francia sceglieranno se confermare Emmanuel Macron contro il terzo assalto all’Eliseo di Marine Le Pen, eppure questo “piccolo stravolgimento” del canone classico rimescola le carte dei favoriti in Limburgo tra assenti illustri e grandi outsider.
Senza Van Aert né Pogacar
Non sarà il solito trittico delle Ardenne perché fra l’Amstel Gold Race e la settimana di Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi si ricolloca la Roubaix che da altra grande tradizione, come la Milano-Sanremo il giorno di San Giuseppe, tornerà La Pascale (la corsa pasquale del 17 aprile).
Non ci saranno Wout Van Aert, che ha già saltato il Fiandre per covid, a difendere il titolo, né Tadej Pogacar, che in queste ore ha testato i pavé più famosi del mondo tra voglia di Roubaix (?) e ricognizione del prossimo Tour de France quando alla 5ª tappa, la Lille-Arenberg, proporrà venti chilometri di strade sassose nell’Enfer du Nord. Non ci saranno nemmeno Primoz Roglic, Remco Evenepoel e Julian Alaphilippe, che in questi giorni si sfidano a tappe e brillano nei Paesi Baschi, mentre è da poco entrato in start-list il vincitore del 2019 Mathieu van der Poel fresco di capolavoro al Fiandre.
Ora e sempre Van der Poel
Così lo diamo sempre favorito e qui insieme al vincitore della Milano-Sanremo Matej Mohoric, fantasticandoli in picchiata giù dal Cauberg con quel piccolo diavolo multiforme di Thomas Pidcock, battuto un anno fa soltanto al fotofinish. E ancora non ci è dato sapere se Alejandro Valverde sarà del gruppo: certo che vincendo l’Amstel Gold Race a quasi quarantadue anni, chiuderebbe il suo di Trittico delle Ardenne.
Se solo Mameli vi ruggisce dentro una classica che spesso ha parlato italiano fra le sue côtes (nei Duemila hanno vinto Bartoli, Rebellin, Di Luca, Cunego e due volte Enrico Gasparotto con ultimo successo nostrano nel 2016), spendiamo molto volentieri il nome di Andrea Bagioli nel Wolfpack di Stybar e Kasper Asgreen.
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Un Moser al microfono dell'Amstel
Bagioli potrebbe essere la sorpresa sul traguardo di Valkenburg, come a sorpresa ascolteremo Moreno Moser ai microfoni di Eurosport 1 e Discovery+, che domenica 10 aprile trasmetteranno dalle 13:00 l’Amstel Gold Race.
«Ammetto di essere un po’ emozionato all’idea di commentare la corsa - ci ha detto il vincitore della Strade Bianche nel 2013 - e felice di poter raccontare quello che per anni è stato il mio mondo. Certo che c’è stato un bel ricambio generazionale, ma farà un certo effetto vedere ancora in gara corridori come Sagan, con cui ho condiviso la carriera».