Dicevano i vecchi suiveur che non sono le strade a far dure le corse, ma gli uomini. Così nemmeno il Menador ha prodotto la battaglia che i nomi delle salite e delle gallerie promettevano, ovvero duemila metri di martirio sui pedali e di pendenze in doppia cifra fino al picco del tornante Belvedere.
Ma niente da fare: ii Giro è in stallo. Niente sul Mortirolo, niente sul Valico di Santa Cristina, niente ieri fra il Tonale e Lavarone. Da quando Richard Carapaz è in maglia rosa (con merito, intendiamoci) senza successi di tappa, la corsa ricorda qualcosa dei Tour vinti dall'ex-Team Sky, che oggi si chiama Ineos Grenadiers. Chris Froome, Geraint Thomas, Egan Bernal e i loro eserciti di pretoriani in difesa del capitano.
Il Giro è bloccato. Dei primi sei corridori della classifica generale, solo Jai Hindley ha vinto una tappa al Blockhaus, mentre Landa e Carapaz si marcano stretti e via così fra le vite degli altri, in cui tutti controllano tutti. Un Giro piccolo, fatto di piccoli scatti e piccoli distacchi. Forse anche piccoli scalatori nello spartito di una corsa vista da lassù, dove osano le aquile ma più nessuno in bicicletta. Certo che martedì all'Aprica, Hindley e Carapaz hanno trascinato il gruppo a una velocità in salita da record, emanando 6,1 watt/chilo, solo che ecco: senza Pogacar che al Giro non c'è, manca un magnifico solista.
Cioè, ci sarebbe eccome e ha vinto la prima tappa e s'è messo la maglia rosa, solo che non è uno scalatore, ma teniamocelo stretto senza marcarlo, godendoci uno spettacolo fine a noi stessi: Mathieu van der Poel ha impennato la bici sul Mortirolo, ha attaccato sul Passo del Vetriolo, s'è gettato in piacchiata sulla discesa prima di Monterovere. Insomma se na va in fuga, si diverte, ci diverte e fa vincere uno scattista di quelli purissimi: un colombiano commovente, dal nome ieratico e la pelle olivastra. Que viva Santiago Buitrago. Evviva Mathieu van der Poel.