Dicono che il ciclismo abbia ampliato le sue frontiere dalle Fiandre a un nuovo eldorado sloveno, stendendosi fino all’Africa ed è vero, solo che non ci spenderemo tutta questa retorica, o almeno non oggi che Biniam Girmay ha vinto la prima di molte sue verosimili tappe ai Grandi Giri, sfilando a braccia alzate sul traguardo di Jesi.
Biniam Girmay: Eritrea, Fiandre, Giro
Non per lui che sì, è il primo corridore del Corno d’Africa a imporsi al Giro d’Italia, ma essendo nato ad Asmara, patrimonio dell'umanità e di un altopiano che sale fino a 2300 metri sul livello del Mar Rosso, ecco che la bici è diventata presto il suo elemento naturale.
Anzi prestissimo, nato nel Duemila, argento vivo Under 23 agli ultimi Mondiali e vincitore della Gand-Wevelgem in questa sua immensa primavera. Il tutto nel cuore delle Fiandre, dove è famoso per elezione fiamminga come nell’Eritrea nativa.
van der Poel, nobiltà rosa
Nelle Fiandre d’un re deposto per un giorno, perché all’arrivo di Jesi Mathieu van der Poel ha smesso di pedalare in volata. Ha abbassato gli occhi sul manubrio prima d’andare ad abbracciare questo suo nuovo “classico rivale”. L'aveva battuto in fondo a uno sprint enorme quando ancora eravamo a Visegrad ed era la prima tappa. Ed era stata una gran bella fucilata che s’è sentita fin qui, sparata a ruoli invertiti sul traguardo delle Marche.
Loro che hanno corso per tutto il giorno a una spanna di distanza e a pochi chilometri dall’arrivo si son pure mandati per un cambio tardivo, mentre Hugh Carthy, Covi, Nibali e perfino Carapaz sfiammavano là davanti sullo strappo di Monsano, dopo aver animato una bellissima festa mobile per Scarponi nella sua Filottrano. Una festa che oggi doveva continuare ed ecco monsieur van der poel in una foto copertina del Giro.
Ha pure rischiato di sbagliar strada Girmay, seconda a destra e poi dritto fino al mattino. E poi ha vinto perché Biniam è una stella che pedala forte. Che ha gambe per correre e ali per volare.
Getty