Ieri a Treviso la bottiglia di Prosecco l’ha stappata Dries De Bondt, che a trent’anni non aveva mai vinto una tappa ai Grandi Giri, ed è il secondo brindisi belga dopo De Gendt a Napoli. Ha vinto d’astuzia contro i velocisti e come solo certi passisti san fare, di forza e resilienza là davanti, ed è il terzo dell’Alpecin-Fenix dopo il capitano, Mathieu van der Poel prima maglia rosa, e il nostro Oldani a Genova.
La storia a "quasi" lieto fine è quella di papà De Bondt, il signor Jan, e del vicino di casa Patrick. Mercoledì sera, tornati dal lavoro, si son detti «Cià che andiamo a vedere Dries». Così si son messi in macchina e da Bornem, nelle Fiandre di Anversa, sono arrivati a Colmar: «Allora ci vediamo domani al traguardo».
E invece a una ventina di chilometri da Treviso, dopo oltre mille chilometri di viaggio, il signor De Bondt e il suo vicino son finiti imbottigliati per ore nel traffico di confine. Maledizione, il finale di tappa l’han visto sul telefonino urlando come i matti sul passo del San Gottardo. Ma allora non è vero che sulle Alpi del Giro non succede niente.
Di padre in figlio, Andrii Ponomar è arrivato a Lavarone con 39 minuti e 17 secondi di ritardo e oggi riparte da Marano Lagunare verso il Santuario di Castelmonte, che sarebbe un antipasto della Marmolada ma chissà, al 115° posto della classifica generale con quasi 4 ore e mezzo di ritardo. Diciannovenne ucraino di Černihiv, a poche strade dal confine russo, il più giovane del Giro sta correndo nelle condizioni che ciascuno di noi può immaginare. Anzi peggio, perché suo padre sta combattendo al fronte nel Donbass.
«Ponomar è un ragazzo che noi abbiamo lanciato giovanissimo lo scorso anno al Giro - dice il suo ds Gianni Savio, uno dei migliori talent-scout del ciclismo mondiale, scopritore sulle Ande di Egan Bernal. Oggi con più esperienza sarebbe stato un corridore di punta, ma non è nelle condizioni psico-fisiche per poterlo fare. Sta facendo con determinazione ciò che può. Abbiamo lasciato a lui la decisione se partecipare o meno e ha detto di sì, quindi sta continuando e vuole finire il Giro a Verona». Vorremmo abbracciarlo tanto forte.
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