Pluridecorato e plurifuggitivo, Thomas De Gendt è salito sul podio finale del Giro di dieci anni fa prima di scoprire quant’è bello ballare da soli.
Belga trentaseienne, nato nelle Fiandre "ma" gran scalatore, di tappe ne ha vinte dappertutto e che imprese son state: sul Mont Ventoux del Tour de France; in Cima Coppi sullo Stelvio, scattando sui tornanti del Mortirolo; il Cuitu Negru della Vuelta di Spagna. Vette sacre e santa fatica di chi della classifica se n’è sempre un po’ infischiato, pedalando in libertà.
Il Giro celebra la bellezza salvifica di Procida capitale italiana della cultura, l’isola di Arturo, sui saliscendi del "Postino" Massimo Troisi e i suoi diari della bicicletta, icona della poesia. Una festa a distanza, pedalata: un omaggio dello sport più letterario e più frequentato dai nostri scrittori.
Van der Poel capitale dell'arte
Oggi la fuga l’ha fatta Mathieu van der Poel, un giovane artista della bici, dopo appena 7 chilometri dalla partenza di Napoli. Il re del Fiandre ha portato via una fuga di ventun corridori sulla costa flegrea, disunitasi sui promontori del Monte Procida che danno il nome all'isola. Qui il vecchio De Gendt ha fiutato il sangue, contrattaccando con il suo compagno Harm Vanhoucke in un quartetto formato da Davide Gabburo, secondo di tappa, e Jorge Arcas terzo.
Capo Posillipo, via Caracciolo, festa del Plebiscito
In questo circuito inedito del Giro d’Italia, si è giunti a Napoli lungomare transitando da Coroglio e Bagnoli, in salita verso Capo Posillipo: quella tipica schioppettata micidiale che ti toglie il respiro prima del traguardo di via Caracciolo. Geografie stupende di una corsa che conserva il suo leader, Juan Pedro Lopez in maglia rosa alla vigilia d’una tappa destinata a travolgerlo, o forse no, sul Monte Blockhaus. Cima della Maiella a duemila metri d’altezza, si chiama così da quando gli austriaci ci costruirono un fortino di legno per contrastare (invano) il brigantaggio. Certe imboscate che anche domani non mancheranno.