Oggi la corsa è di Vincenzo Nibali sul traguardo della sua Messina, a poche curve di Vespa dal molo di Rodia dove molti anni fa, nel 2010, faceva il bagno mentre lo chiamavano per andare al Giro. Una granita e via al debutto per tre giorni in maglia rosa, il primo successo ad Asolo e un terzo posto finale al servizio del vincitore Ivan Basso.
Giro Nibali, una storia d'amore sopra il cielo
La sua storia al Giro d’Italia è fittissima: ne ha vinti due (2013 e 2017), è salito sul podio finale altre quattro volte, ha vinto tapponi epici sotto la neve delle Tre Cime di Lavaredo e a Bormio, in fuga tra pendenze assolute nel 2017. Ha scritto la storia del ciclismo italiano un anno prima, vincendo una Corsa Rosa che pareva disperata sotto le guglie delle Dolomiti, ribaltando il suo Giro più bello sulle ultime vette alpine, protetto da un angelo custode chiamato Michele Scarponi. Erano i giorni mitici di Risoul e il Colle dell’Agnello, di Sant'Anna di Vinadio e della Lombarda: terre di gloria che solo il ciclismo sa scolpire nella memoria collettiva.
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La geografia stradale di Nibali è quella dei più grandi uomini del ciclismo: Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Alberto Contador e poi Chris Froome unici detentori con Vincenzo della Tripla Corona, campioni di Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna.
Dalla "Piccola Liegi" agli Champs-Élysées per diciannove giorni in maglia gialla, con quattro successi di tappa fra Southern Fells, Vosgi, Alpi e Pirenei... E un miracolo sul pavé di Arenberg per manifesta superiorità: nel 2014, Vincenzo domina un’intera edizione del Tour de France con Froome e Contador alla grande partenza Oltremanica. Nibali vince la seconda frazione in fuga a Sheffield dopo 9 Gran premi della montagna, danza nel fango sui sassi della Roubaix, scala in solitaria La planche des Belles Filles, trionfa in maglia gialla sulle Alpi di Chamrousse - nel giorno del centenario di Gino Bartali - e sul traguardo pirenaico di Hautacam nella tappa del classico Tourmalet. E fu un luglio indimenticabile per l’Italia, che non vinceva la Grande Boucle da Pantani nel 1998.
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Campione moderno unico nel suo genere, vincitore di 3 Classiche Monumento dai Lombardia a quell’incredibile Milano-Sanremo con l’arte di correre sotto la pioggia e il gesto più puro dell’estetica del ciclismo: l’attacco sul Poggio. Carezzando curve in discesa d'una strada azzurro tenebra, nutrendo la bellissima solitudine della fuga tra due ali di gente innamorata, la Milano-Sanremo è stata l’ultimo capolavoro dell’inventore di traguardi, che oggi pedala fiero dei suoi trentasette anni. Anche se su certe salite, come ieri sul “suo” Etna, ne farebbe volentieri a meno.
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Il più veloce è Demare
Oggi il Giro d’Italia è stato di Vincenzo Nibali e di un altro campione della Milano-Sanremo: lo sprinter francese Arnaud Demare vincitore della volata di Messina. Fatti fuori Cavendish ed Ewan da un forcing entroterra dell'Alpecin di van der Poel, Demare ha battuto lungomare le altre ruote veloci d'un furente Fernando Gaviria, che frulla negli ultimi duecenti metri per un guasto meccanico senza l'undici, Nizzolo, Ballerini e Grmay. Pedro Lopez resta in maglia rosa e domani si parte da Palmi, in Calabria, sui pedali tra le spiagge e falesie della Riviera dei Cedri verso il traguardo veloce di Scalea. Bontà divina.