Il Giro d’Italia è cambiato. Il decimo di tappa, Juan Pedro Lopez, aveva la maglia rosa e al traguardo di Torino ha fatto quel sorriso stravolto di chi, beata fatica, se l’è proprio goduta. Per arrivare fin qui, dalla fuga dell’Etna, col colore più bello che c’è.
JuanPe è arrivato con 4:25 di ritardo e Valverde, dodicesimo, oltre gli 8 minuti. Vuol dire che davanti han fatto i fuochi e Carapaz ha acceso la miccia scattando a Superga, strada mitica del Giro e dell’Italia. Vincitore della corsa nel 2019, era il grande favorito della vigilia e chi ha vissuto sulla luna per qualche tempo ha scoperto oggi il perché. Così la sua nuova maglia rosa può durare fino a Verona anche se Jai Hindley, secondo della generale a 7” dal campione olimpico, ha ribadito le sue intenzioni mettendogli la ruota davanti.
Prima di loro era giunto solo Simon Yates, che dopo aver visto le streghe sul Blockhaus, voleva vincere una tappa e c’è riuscito: la sua sesta in Italia e decima ai Grandi Giri, saltando in piedi sui pedali a 4 chilometri dal traguardo. Voleva vincerla anche Vincenzo Nibali nei giorni del Farewell Tour, come direbbero quelli bravi, e ce l’ha messa tutta come sempre, con l’unico pensiero di non aver paura a seguire il suo istinto. Così ha costruito le sue vittorie più belle, così è guizzato in discesa nel quartetto di testa che ha dominato questa piccola classica.
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Una frazione di tremila metri di dislivello, vissuta in saliscendi da Santena a Torino. Un antipasto servito caldo, anzi caldissimo, a chi domani dovrà salire fino a Cogne, scalando Les Fleurs di Pila e Verrogne. Un tappone di montagna che sarà squisito per chi come i nostri capitani, il trentasettenne Nibali e il trentanovenne Pozzovivo (quinto del giorno e della generale, a un minuto da Carapaz) hanno ali per la tempesta e per l’azzurro.