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Giro d’Italia

Cronache Rosa del Giro: Cavendish, vita in volata; Van der Poel, nato per vincere

Chiusa la tre giorni della Grande Partenza di Budapest, Mathieu van der Poel riporta in Italia la maglia rosa, mentre Mark Cavendish coglie il 160° successo di una carriera infinita, il 16° al Giro d'Italia dal 2008. Un giovane campione e un fuoriclasse senza tempo: sono loro i primi simboli della Corsa Rosa.

Il Giro si coccola i suoi campioni, con buona pace dei detrattori che li davano assenti o con la mente al Tour de France. Figlio d’arte, Mathieu van der Poel riporta la maglia rosa in Italia e scalerà l’Etna da leader, nato per esserlo.

Cavendish: una volata infinita

Così il Giro torna in Italia decollando dalla fine sabbia grigia del Balaton e Mark Cavendish atterra sull’ultimo traguardo ungherese della Corsa Rosa con una volata infinita: trecento metri in corsia di testa contro Gaviria e Demare, lanciato dal Quick-Step Wolfpack del gregario Ballerini e dallo splendido Morkov, il miglior co-pilota del ciclismo.

Giro d'Italia 2022, Mark Cavendish vince in Ungheria la 3a tappa della Corsa RosaGetty

Lo chiamavano Cannonball - come uno scardinato film cult dei Settanta interpretato da David Carradine, il Bill di Quentin Tarantino - quando nel 2008 vinceva a Catanzaro e Cittadella le sue prime tappe al Giro. Era The Fastest Man on Two Wheels quando nel 2013 dominò le volate con gli ultimi cinque successi (Napoli in maglia rosa, Margherita di Savoia, Treviso, Cherasco e Brescia) dei suoi quindici sigilli italiani prima d’oggi.

Campione senza tempo, vincitore di tutto quando le ruote si fanno roventi, che sia in strada o su pista, Cavendish coglie in Ungheria il suo 160° traguardo a braccia alzate e lo fa a pochi giorni dai suoi trentasette anni, vorace come a venti, con il cuore pulsante e gli occhi pieni di sprint.

Giro d'Italia 2008, Mark Cavendish vince a Catanzaro la prima delle sue 16 tappe alla Corsa RosaGetty

Il Balaton del ciclismo

È stato a Balatonfüred, una piccola stazione termale sulla sponda settentrionale del Balaton, dove si stende una ciclabile di oltre duecento chilometri per le escursioni dei turisti. Una pista che non c’era negli anni Ottanta quando Tonino Guerra osservava «Sulle strade di terra battuta gente in bicicletta. Accanto alle case piccoli gabinetti di legno come usavano nelle nostre campagne cinquant'anni fa. Grossi uccelli scuri con voli pesanti si alzano. Il lago Balaton con anatre dondolanti sull'acqua mossa» (La pioggia tiepida).

Domeniche romantiche per curarci dalle astuzie delle bici futuriste. Per esempio, su quelle dell’Israel Cycling Academy c’è una cuffia di silicone sul rocchetto che scala le marce: una carena che ha scopo protettivo (o aerodinamico?) per catena e rapporti e a cronometro Nibali e Girmay ce l’avevano in carbonio aeronautico. Conforme al regolamento? Nel dubbio, Matej Mohoric ha vinto la Milano-Sanremo gettandosi in picchiata giù dal Poggio con il Dropper Seatpost - un reggisella telescopico che s’abbassa di 6 centimetri con ghiera sul manubrio - mentre il Team Dsm montava alla Parigi-Roubaix tubolari che si gonfiano e sgonfiano a cinquanta orari, nella vana speranza di domare la natura feroce del pavé.

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