Reduce da una vittoria di quelle storiche per il ciclismo e pochi istanti dopo dall’infortunio più insensato che si ricordi, l’eritreo Biniam Girmay ha abbandonato il Giro d’Italia dopo che gli è finito il tappo dello spumante in un occhio.
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Meno male che è giunto finalmente, all’11a tappa della Corsa Corsa, il primo successo italiano da uno dei forse meno attesi su un palco: quel giovane Alberto Dainese che sorse agli Europei di Alkmaar 2019 (oro Under-23), ma che non vinceva una corsa dalla 1a tappa dell’Herald Sun Tour nel 2020. Una vita fa, nel senso ch’era la vita prima del Covid.
Velocista padovano classe 1998 del Team DSM, che punta con Romain Bardet alla maglia rosa di Juan Pedro Lopez - zitto zitto, leader da 8 tappe - Alberto Dainese ne ha sverniciati quattro a doppia velocità sul traguardo di Reggio Emilia.
Ma quattro del tipo di Caleb Ewan, di Arnaud Demare in maglia ciclamino, dell'altro nostro Simone Consonni e di quel diavolaccio di Fernando Gaviria che, già battuto da Cavendish e Demare fra pasticci tattici e meccanici, oggi pareva proprio avercela fatta e invece. E invece è partito troppo lungo per anticipare lo scatto “più puro” di Demare, sorpreso da una moto in maglia nera.
Dal colpo di reni di Dainese, mezza ruota di gap al fotofinish e braccia alzate. Anzi dita a indicare il basso, perché certe volate si vincon solo con quelle gambe sfrenate sui pedali. E con le mani per dire che è qui ed ora, benvenuto o bentornato.
Come gli ha detto Alessandro Petacchi, che di tappe così al Giro ne ha vinte 27, «Riguardati questo sprint, (ri)fallo tuo e vinci ancora». Amen.
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