Il podio della Roubaix 2022: vince l'olandese van Baarle
L'olandese Dylan van Baarle ha vinto la Parigi-Roubaix 2022. Un successo arrivato in solitaria nel velodromo con il corridore della Ineos che ha potuto assaporare gli applausi di tutto il pubblico presente.
Sul podio anche il belga Van Aert, uno dei favoriti della vigilia, e lo svizzero Kung.
Il mito della Roubaix
Sognava il pavé e la sua feroce pretesa. Si perdeva con la faccia sporca in una Foresta di pensieri. Giungeva sfinito e felice nel velodromo più famoso del mondo. Trascorsi sei mesi dal trionfo di Sonny Colbrelli, smettiamo di contare gli anni che ci staccavano da Andrea Tafi a braccia alzate sul traguardo della Parigi-Roubaix. Correva l’anno 1999, era l’ultimo Inferno del ventesimo secolo e sentirlo oggi mette ancora i brividi, con il sorriso libero di quel giro di pista e gli occhi vitali di chi solleva la Pietra del vincitore:
«Sognavo di vincerla come il mio idolo d’infanzia, Francesco Moser, in maglia Tricolore. La Roubaix è una cosa magica, è fatta di diversa sostanza. Mentre pensi all’arrivo e sei vicino al traguardo, quando entri nel velodromo da solo e c’è tutta la gente che fa il tifo per te e urla Tafì! Tafì! Sì, lo so che sono troppo romantico».
Roubaix: un inferno di passione
La Parigi-Roubaix è una corsa passionaria di polvere nel vento. Con le mani dolenti sul manubrio e le ruote gravi, nel cuore dell’Inferno del Nord come una magnifica ossessione: si ama odiandola fin dal primo metro di pavé. E ce ne sono 55mila di metri, divisi in 30 settori per un totale di 257,2 chilometri da Compiègne, nell’Alta Francia, al giro di pista nel Velodrome.
Sarà un’edizione liberatoria perché torna in primavera dopo tre anni e sarà La Pascale, come da antica tradizione, nel giorno di Pasqua con i suoi culti. La Foresta di Arenberg, Mons-en-Pévèle, il Carrefour de L’Arbre: sassi sacri di liturgie laiche.
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Ganna, campioni e puristi del pavé
Sarà un’altra splendida Monumento dopo la Milano-Sanremo e il Fiandre e ci saranno Mathieu van der Poel e (forse) Wout Van Aert, anche se meno d’altre volte possono dirsi gli unici grandi favoriti. Perché nessuna classica come la Roubaix ha i suoi puristi: “gente sadica” che programma un’intera stagione sulla doma del pavé, tipi come Zdenek Stybar, Sep Vanmarcke, Nils Politt, Yves Lampaert o il giovane Florian Vermeersch ultimo sconfitto.
Gente che l’ha già vinta e che non mancherà: dai pluridecorati Peter Sagan e Greg Van Avermaet, ai veterani Niki Terpstra e John Degenkolb, emozionati come il primo giorno al pensiero della traversata di Arenberg. Mancheranno invece i detentori di ottobre: Sonny Colbrelli per i noti problemi cardiaci ed Elizabeth Deignan, prima campionessa della Roubaix femminile (quest'anno si corre in attesa di diventare mamma.
E Filippo Ganna? L’ha vinta da "Espoir" (Under-23) nel 2016 mentre un anonimo trentottenne, l’australiano Mathew Hayman, incideva per sempre il suo nome nella pietra dei grandi. Ganna la conosce, l’ha testata e ci va scortato dall’armata Ineos-Grenadiers con lo specialista Dylan van Baarle, il grande Michal Kwiatkowski, che domenica ha vinto l’Amstel Gold Race, e pare anche Elia Viviani. Perché nessuno può resistere alla dura attrazione di un giorno all’inferno del Nord.