Error code: %{errorCode}

Tour de France

Cronache Gialle del Tour in salita: il Galibier di Pantani, Pogacar e Derniere Renovation

Cronache Gialle del Tour in salita: il Galibier di Pantani, Pogacar e Derniere RenovationDAZN

Il Tour de France è in salita e non solo per la tappa, la decima, che fra le côtes dell’Alta Savoia è giunta fino a Megève con un’ultima lunga ascesa di quasi venti chilometri e il successo di Magnus Cort Nielsen, il danese coi baffi che esulta sui monti, allo sprint con Schultz. E una maglia gialla carezzata in fuga da Lennard Kämna, già vincitore sull’Etna del Giro d’Italia.

Il Tour de France è in salita e non solo perché oggi c’è quella tappa stupenda dei Lacets de Montvernier - diciotto tornanti che sembrano la Russia Avenue di San Francisco, solo che in doppia cifra di pendenza – del Col du Telegraphe, dei 23 chilometri oltre i duemila fino al traguardo sul Col du Granon, del mitico Galibier, sacra vetta della Grande Boucle che incontra il cielo.

View post on Instagram
 

Il Galibier è di Pantani

Il Galibier di Marco Pantani e del suo veloce volo. Di quel giorno a Grenoble, il 27 luglio 1998, nell’Isère azzurro tenebra. Piove, fa freddo ed è tutto il contrario di quel che piace a Pantani, un uomo di mare innamorato delle salite, mentre il Tour riparte verso Les Deux Alpes. Non smette mai di piovere, ma le strade sono colme di tifosi. Marco non s’è mai visto fra i primi trenta del gruppo, ma quando mancano 4 chilometri alla vetta del Galibier, abbassa le mani sul manubrio, si alza in piedi sui pedali e quando Jan Ullrich s’accorge dello scatto, è già in ritardo di un’inquadratura.

Venti pedalate dopo, Pantani si volta e poi più, scollina in solitaria, scende e risale, attacca fino all’ultimo metro, solleva il busto, alza lo sguardo, chiude gli occhi. Non c’è immagine più degna, più fedele, più toccante nella storia del ciclismo moderno. Ullrich arriva stremato a Les Deux Alpes e la sua è una resa incondizionata. A Parigi la maglia gialla la porta Marco Pantani.

View post on Instagram
 

Il Tour de France è in salita per Tadej Pogacar dopo una settimana totalitaria, perché prima del tappone alpino la sua squadra è menomata: fuori Bennett (e Laengen), Hirschi malconcio e Majka, il suo grande gregario, debolmente positivo al covid. Ieri Pogacar ha difeso la maglia gialla per 11 secondi attaccando il finale. Oggi il tridente Jumbo di Roglic, Van Aert e Vingegaard, che è secondo in classifica generale, gli tenderà delle discrete imboscate.

La Derniere Renovation

Il Tour de France è finito in salita anche per il nostro Bettiol, che ieri avrebbe vinto la sua prima tappa alla Grande Boucle se in fuga solitaria, a 38 chilometri dall’arrivo, non fosse sparito in un fumogeno rosa. Dentro c’erano nove ecologisti stesi sull’asfalto, incatenati fra loro: corsa ferma, tempi neutralizzati, arrivano i gendarmi e povero Bettiol.

View post on Instagram
 

Sono i militanti di Derniere Renovation che portano un messaggio forte e chiaro: «Non possiamo più essere spettatori del disastro climatico. Ci restano 989 giorni per salvare il futuro dell’umanità». Ne fa parte anche la ragazza che al Roland Garros s'ammanettò alla rete della semifinale tra Casper Ruud e Marin Cilic, quando di giorni ne mancavano 1028. Per l'essenziale importanza della resistenza civile, hanno molta ragione nel protestare contro chi ha messo la salute ambientale su una strada in drammatica salita.

View post on Instagram