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Tour de France

Cronache Gialle d'un trionfo: Jonas Vingegaard bacia il Tour de France

Cronache Gialle d'un trionfo: Jonas Vingegaard bacia il Tour de FranceDAZN

Ma ve lo ricordate quel magnifico Tour de France di Vincenzo Nibali? Diciannove giorni in maglia gialla, dalla "Piccola Liegi" agli Champs-Elysées con quattro successi di tappa fra Southern Fells, Vosgi, Alpi e Pirenei... E un miracolo sul pavé di Arenberg per manifesta superiorità.

Nel 2014, Nibali dominò un’intera edizione della Grande Boucle con Froome e Contador alla grande partenza Oltremanica. Vincendo la seconda frazione in fuga a Sheffield dopo 9 Gran premi della montagna. Danzando nel fango sui sassi della Roubai. Scalando in solitaria la Planche des Belles Filles e le Alpi di Chamrousse nel giorno del centenario di Gino Bartali. Trionfando sul traguardo pirenaico di Hautacam. Fu la tappa del classico Tourmalet. Fu un luglio indimenticabile per l’Italia. Profumava di Pantani ’98.

Tour de France 2014, Vincenzo Nibaili vince in maglia gialla ad HautacamGetty

Quelle salite gialle e ruggenti

Come oggi sapevano di Pantani contro Tonkov a Montecampione quelle sei galoppate di Pogacar sul Col de Spandelles, lontano dal traguardo, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Accelerazioni rombanti, come possenti sono state le risposte di Vingegaard. Salite ruggenti di quelli che fanno un altro sport.

Discese viscose, picchiate audaci, di Jonas che rischia di rovesciarsi in curva, di Tadej che s’aggrappa ai freni quand’è troppo tardi, cadendo a bordo strada. Portamenti eleganti della maglia gialla, che aspetta il grande nemico per una stretta di mano che sarà la copertina di questa Grande Boucle. E via insieme verso Hautacam.

Il miracolo che serviva a Pogacar per riavere la maglia gialla non è avvenuto. Non gli è bastato partire da Lourdes per scalare gli ultimi Pirenei in cerca di perdono e redenzione, di salvezza e speranza, perfino d'un prodigio.  

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Quelle discese ardite di Vingegaard-Pogacar

Fra il Col d'Aubisque, il Col de Spandelles e l’ultima salita di questo Tour verso Hautacam, certi impostori come Bjarne Riis e Lance Armstrong hanno cementato i loro Tour infetti dopo esser stati mediocri scalatori, senza l’acqua santa nella borraccia, senza passare da un confessionale se non molti anni dopo i grandi bluff. Ma Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar son fatti d’altra sostanza, campioni giovani e mirabili che hanno scritto sui pedali la storia di un Tour bellissimo in alcuni capitoli indimenticabili. Hanno scalato insieme l’ultima salita di Hautacam, aritmica, irregolare, bollente, ingannevole.

Vingegaard ha seguito Pogacar per vedere se da lassù si scorge l’Arco del trionfo. La giornata è limpidissima all'orizzonte. Pogacar ha tentato un colpo dell'avemaria, ma il Granon è ancora un masso greve sulla testa di Tadej, che ai piedi delle Alpi era avviato a stravincere il suo terzo Tour consecutivo. Ci credeva così tanto che ha esagerato, scattando dappertutto, specchiandosi in piedi sui pedali, quando la sua maglia gialla sembrava un abito di luce. Credendo a quei cronisti che gli han dato del Merckx.

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Verde Van Aert, trionfo Jumbo Visma

Il più grande corridore di sempre è nato alle 11:45 del 17 giugno 1945 a Meensel-Kiezegem, due file di case nelle pianure argillose del Brabante fiammingo tra campi di luppolo e barbabietole. Il migliore di oggi a Herentals, mezz'ora di strada balga, ed è un maestro fiammingo che ha dipinto di verde lo splendore di questo Tour. Si chiama Wout van Aert e dopo aver vinto due tappe e dato spettacolo ovunque, oggi è stato l'ultimo fuggitivo sull'Hautacam, raggiunto dal compagno di squadra Jonas Vingegaard a quattro chilometri di tappeto giallo. 

Un trionfo per Jonas come per Nibali. Un trionfo per la sua squadra di leader, mattatori e guardiani dei monti. Per i gregari Tiesj Benoot e Sepp Kuss, successori dei pretoriani Primoz Roglic, Steven Kruijswijk. Per van Aert e Jonas Vingegaard che vincono la classifica a punti e quella degli scalatori. Che si prendono tutto, colorando una galassia di Jumbo Visma. 

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