Le cronache gialle di oggi sono le stesse di ieri. Va solo cambiata la foto perché sulla Planche des Belles Filles, Tadej Pogacar ha tagliato il traguardo in maglia gialla. Certo che due vittorie consecutive al Tour de France sono piuttosto rare, però lui pedala su un altro pianeta .
E sulla prima grande salita di questo Tour de France, Pogacar non voleva solo vincere in bici: voleva vincere nella mente degli avversari . Per esempio Alexander Roos scrive oggi sull’Équipe che «Una vittoria di tappa avrebbe rianimato una piccola speranza in Jonas Vingegaard, che Tadej ha spento usando un lanciafiamme a cento metri dal traguardo e nonostante un miraggio tra la polvere, ora possiamo leggere chiaramente la sua strategia. Lo sloveno ha varato in questo Tour de France una OPA sulla titolarità del marchio Cannibale e ieri abbiamo capito come la manovra sarebbe stata piuttosto offensiva, alla maniera di uno squalo di Wall Street. È forse per questo che ha infilato una seconda pinna da squalo nel casco, per farsi più predatore che mai, contro avversari sbriciolati come birilli. Perché Pogačar è un Pac-Man giallo pulcino che mangia tutto ciò che incontra».
Da Longwy alla Planche, due vittorie di tappa in ventiquattr’ore certificano la sua maglia gialla non tanto in classifica, con 35 secondi su Vingegaard e giù oltre un minuto su Geraint Thomas su Adam Yates, ma nello scacchiere di una partita che vuole dominare alzando torri sulle sacre vette della Grande Boucle . Ieri la Planche des Belles Filles ha segnato l'ingresso del Tour in una nuova fase, con le Alpi in vista nel panorama e ambizioni ridisegnate.
Ieri il maestro van Aert ha fatto il gregario di tutti, con la schiena carica di borracce per i compagni. E poi non diventerà iconica come la corsa di Chris Froome sul Ventoux, ma che taglia il traguardo a piedi si candida a foto del Tour 2022 . Di fatto ha rotto la bici e allora s’è messo a correre spingendola a mano. E il fotografo Bernard Papon che l’ha scattato, afferma: «Sono impressionato e ammirato da questi ragazzi che sono al limite, non ce la fanno più, sono a pezzi, ma trovano le risorse per uno sprint a piedi, pur di non perdere qualche secondo in classifica generale. In cima a questa salita, ho visto corridori tagliare il traguardo sfiniti, altri a piedi, alcuni vomitando. Non conosco sport più duro del ciclismo ».