C'è un filo logico e un altro di cuore, nella scelta di 777 Partners, nuova proprietà e nuovo corso della vita del Genoa. Serviva evidentemente un altro Sette, e uno di quelli che potrebbe definirsi tale quasi per antonomasia. Difficile immaginare, per momento e per quanto dimostrato, per il feeling con la Serie A TIM, una scelta migliore di Andrij Shevchenko. Che riparte dall'otto, otto novembre, e che sarà per sempre il sette, nei nostri ricordi.
L'ex giocatore e oggi allenatore ucraino vive con emozione la sua prima giornata da allenatore del Genoa. Ha scelto di farsi accompagnare da due amici, conosciuti al Milan e con lui sempre, anche nell'avventura sulla panchina della nazionale ucraina. Tassotti e Maldera gli daranno una mano a confrontarsi, capire, immergersi nell'ambiente rossoblù. Il club più antico d'Italia ha una storia da non sottovalutare: spesso è stata la forza nascosta in stagioni in cui tutto sembrava andare storto, puntualmente terminate con salvezze da rimonta.
Cosa può dare Shevchenko al Genoa?
Ma la scelta del Genoa è passata necessariamente da una valutazione tecnica. In un'annata da 24 gol subiti in 12 partite, in un periodo in cui sono arrivati quattro pareggi e una sconfitta nelle ultime cinque partite, la sterzata di 777 non può essere soltanto di facciata, d'immagine. Serve sostanza, e Sheva può portarla in dote. Nella migliore tradizione dei suoi allenatori preferiti: il primo è certamente Lobanovskyi, il colonnello. L'ha lanciato alla Dinamo Kiev e insieme sfiorarono la Champions League. Lobanovskyi è stato uno dei principali innovatori del calcio moderno, di sicuro nessuno ha saputo cambiare come lui il volto dell'allora Unione Sovietica. Ha allenato le big del calcio dell'est europa, nazionali comprese. Il suo ultimo colpo è stato scoprire proprio Andrij, che non l'ha più dimenticato.
Anzi: Sheva lo riporta spesso nelle sue conferenze, lo cita come esempio, mette in pratica molti principi del suo calcio di "velocità collettiva". Ad ogni passaggio, metri guadagnati e avversari superati: così cercava di giocare la Dynamo Kiev degli anni Ottanta, così vorrebbe tornare a fare Shevchenko, che aggiunge il tocco dell'organizzazione di Zaccheroni e l'imprevedibilità del gioco di Ancelotti. Dal punto di vista della gestione, ecco, è tutto Carletto. Non sarà un sergente di ferro, al Genoa. Ma farà parlare i fatti. E possibilmente i risultati.
Dal punto di vista tattico
Intanto, quella di Sheva è anche una scelta di continuità. Nel suo arsenale ci sono due moduli su tutti: 3-5-2 e 4-3-3. Possibile dunque che continui così, come aveva iniziato Ballardini. Con Vasquez e Criscito, cercando di recuperare anche qualche centrale in più oltre a Masiello.
Il punto forte del Grifone è sempre stato un gioco costante e forte sugli esterni. Cambiaso è calato dopo un buon inizio, Biraschi è semplicemente adattato. E se tornasse Ghiglione? C'è tanto da vedere, tanto da capire. Ma il tecnico lo sa: non è una squadra da rifondare, anche per la qualità che dispone dal centrocampo in su.
Caicedo dovrà tornare a fare la differenza, così come ci si aspetta qualcosa in più dalla crescita di Rovella e Melegoni, aspettando il rientro di Destro e le ultime fiammate di capitan Pandev. Ballardini ha lasciato una squadra confusa, ma comunque squadra. Il 2-2 con l'Empoli è arrivato dopo una prova sì sofferente, eppure di carattere. Andrij ripartirà da lì, dalla testa, provando a cambiare la sorte di una stagione di alti e bassi.