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Tour de France

Cronache Gialle del Tour di Lampaert contro il tempo dei replicanti

Cronache Gialle del Tour di Lampaert contro il tempo dei replicantiDAZN

«C’era una volta il figlio di un contadino che s’è messo la maglia gialla del Tour de France». Comincia così la fiaba di Yves Lampaert nella città di Andersen contro il tempo dei replicanti di un ciclismo futurista. Un belga che viene dal cuore delle Fiandre e vince una crono all’antica, partendo fra i gregari dei capitani spaziali. E piange e non ci crede, ma è il primo leader della Grande Boucle.

Filippo Ganna ha invece le polveri bagnate. Respinto dalla pioggia battente di Copenhagen, dalle curve tecniche, da una foratura finale di cui però nemmeno s’accorge, perché le sue ruote spaziali che dovevano guadagnare molti secondi, dieci, “almeno” in altrettanti si sono autovulcanizzate. Battuto da Yves Lampaert, Wout van Aert e Tadej Pogacar che sono i primi tre della crono, non sarà Ganna a vestire la prima e molto attesa maglia gialla del Tour de France.

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Quarant’anni fa usciva nelle sale Blade Runner, ambientato in un futuro distopico 2019. Oggi che dalle strade urbane non si alzano mezzi volanti, ma piuttosto imperversano monopattini elettrici, Filippo Ganna e la sua bici sono davvero la cosa più avveniristica che si possa pensare su due ruote.

È il trionfo di una scienza (QUASI) esatta di bici futuriste e posture aerodinamiche, del suo Bolide F firmato Pinarello che per la prima volta ha i freni a disco per staccare più vicino alla curva, telaio asimmetrico, manubrio in titanio e appendici stampate in 3D sulla morfologia di Ganna, il tubo sterzo senza freni, la forcella più larga e il carro più alto: un gioiellino di 7,350 chilogrammi spinto dieci metri a ogni pedalata.

La bici della Ineos Grenadiers e dei suoi strateghi del meteo incaricati per decine di migliaia di euro di scrutare i satelliti coi loro software militari e sistemi spaziali.

Tour de France 2022, Filippo Ganna nella crono di CopenhagenGetty

Ma quando la natura si riprende i suoi spazi, in una giornata di pioggia battente nella stagione dei rovesci tropicali (come in Blader Runner?), ecco quel fenomeno fiammingo di Wout van Aert nato crossista, poi quel fuoriclasse di Tadej Pogacar, campione postmoderno degli ultimi due Tour contro la Ineos di Ganna, e infine quell’”altro belga” partito fra i gregari, Yves Lampaert nel suo giorno di gloria.

La prima maglia gialla del Tour de France era stata ampiamente annunciata quando battere Ganna su 13 chilometri piatti a cronometro pareva praticamente illogico. Invece Lampaert è sfrecciato a 55 chilometri prari in 15’17” per le strade sul livello del mare di Copenhagen mentre il fondo del Dronning Louises Bro - il ponte della Regina Louise, che è tra i più famosi del nostro vecchio continente - s’asciugava dopo la tempesta. Un missile blu come il mare della Sirenetta, che brillerà di luce gialla nelle sere d’estate.

Tour de France 2022, Yves Lampaert vince la 1a tappa a Copenhagen

Diceva Ganna che sognare la maglia gialla sarebbe piuttosto scontato, eppure Yves Lampaert è stato il protagonista d’una fiaba nella città di Hans Christian Andersen. Fatta di mente sana e ottime gambe per rilanciare l’azione fra le curve così tecniche della città dei mercanti.

«Non ci posso credere, sono solo il figlio di un contadino», dice Lampaert nato a Izegem, una cittadina delle Fiandre Occidentali operosa di spazzole e scarpe. Il papà lavorava nelle pianure argillose, tra campi di luppolo e barbabietole. Suo figlio Yves piange di gioia ed è è la prima maglia gialla del Tour de France. Un mito antico, un pensiero ardito contro i piani scientifici del cyber-ciclismo.

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