Una speciale, specialissima Linea Diletta. Con le telecamere di DAZN, Diletta Leotta stavolta raggiunge Parigi, e lo fa con una star del calcio degli anni ’90 e 2000 amata da tutti i tifosi a livello mondiale: Lilian Thuram.
Un viaggio nel passato da calciatore, certo, ma anche in questo presente da attivista. Nello scenario di Bois Colombe, una cittadina fuori Parigi dove il campione arrivò a 9 anni dalla Guadalupa, Thuram ripercorre i luoghi della sua infanzia e racconta l'emozione: dalla sua prima casa al mercato dove giocava a calcio e sognava coi compagni.
Il tema razzismo
“Quando sono arrivato a Bois Colombes, nella periferia di Parigi, avevo 9 anni; a scuola mi hanno dato dello 'sporco negro', pensarci è ancora uno choc per me. Quando abitavo in Guadalupa non era così, noi bambini giocavamo e basta senza pensare al colore della pelle”, racconta Lilian a Diletta. Lì è dove il piccolo Lilian subì lo choc dei primi insulti razzisti, lì è dove tutti fermano Lilian e si capisce ciò che l’ex giocatore rappresenti per il suo Paese.
Non solo per tutto ciò che ha fatto dentro al campo - è uno degli eroi della vittoria della prima storica Coppa del Mondo nel 1998 -, ma soprattutto per il suo impegno fuori dal campo: la sua vita di oggi ha poco a che fare col calcio, molto con l’impegno “per un mondo migliore”.
“Io credo che quando tu vivi il calcio e ami il calcio, prima di essere nero, italiano, francese, ti rendi conto che sia in campo che fuori noi siamo esseri umani, siamo nella squadra degli esseri umani e dobbiamo difendere questa squadra”, racconta ancora l'ex Parma e Juventus.
La Fondazione Lilian Thuram
Thuram è ormai simbolo mondiale della lotta contro il razzismo. Lui rivendica il ruolo “politico” del calcio, sottolineando quanto sia gigantesco l’impatto mondiale di ciò che dicono e fanno i calciatori, che spesso rappresentano un modello per le nuove generazioni: "Il calcio rende la società migliore, il calcio dà felicità alla gente: anche quando va male, se la tua squadra perde, ti fa sentire vivo. E’ emozione, è vita”.
E la chiacchierata con Diletta, profonda e potente ma anche sorridente, prosegue poi dentro la sede della Fondazione, in centro a Parigi, da dove Lilian, circondato da immagini di alcuni suoi ispiratori, propaga il suo messaggio universale: il calcio è una metafora, la missione è un'altra.
Oggi, quel pallone lo vive attraverso le carriere dei figli Marcus (attaccante del Borussia Monchengladbach) e Kephren (centrocampista del Nizza): "Li ho chiamati così in onore di due grandi uomini “neri”: Marcus Garvey, un grande attivista che ha sempre lottato contro il razzismo e il faraone Kephren che ha fatto la storia dell’Antico Egizio”.
Guarda Linea Diletta con Lilian Thuram
“Se mi guardo indietro e penso alla mia carriera, mi sembra un sogno". Un sogno che Thuram ha raccontato in ogni sua accezione a Diletta Leotta: guarda Linea Diletta con Lilian Thuram, disponibile sulla nostra piattaforma dal 28 marzo.