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Dusan Vlahovic, piedi per terra, palla in rete

Dusan Vlahovic, piedi per terra, palla in reteDAZN
Coi piedi per terra, Dusan Vlahovic è cresciuto fra le critiche, diventando il giovane leader di una Fiorentina d'alta classifica. Coi piedi per terra, il centravanti serbo guarda sempre avanti per lasciare in Viola un grande carico di gol e responsabilità.

Disse il grande saggio che i calciatori, specie se giovani, vanno tenuti davanti agli occhi per due anni prima di valutarne le capacità, stimare i margini, fissare gli obiettivi.

Quando Dusan Vlahovic giunse diciottenne a Firenze dalla scuola classica dei Balcani, ovvero OFK (“Squadra Giovanile di Belgrado”) più Partizan, le critiche furono invece e certamente affrettate.

«È macchinoso», «Troppo pesante», «Non vede la porta», «Sbaglia i gol da un metro», dicevano di chi, compiuti ventun'anni, di gol in Viola ne ha fatti 34, diventando il leader di una squadra che da molto tempo non frequentava l'elite di Serie A TIM.

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DV9

Oggi Dusan Vlahovic è l’irrinunciabile perché decide le partite da centravanti vecchio stile al presidio dell'area, mancino potente, rigorista infallibile, immarcabile di testa. È una sirena che suona spiegata in ogni sessione di mercato, diventato il desiderio di molti allenatori all’estero. E di pesante c'è rimasto solo il gol. 

Il suo ciclo a Firenze non pare finito dopo un anno d’apprendistato senza reti, una stagione di maturazione con 6 gol di cui 2 doppiette (ma senza continuità di rendimento) e infine, ispessito dalle critiche, l’esplosione: i 21 gol dello scorso campionato sparsi in 16 partite con un splendido all’Inter - oggi pure di grande valore simbolico - e certi boom che piacciono al pubblico e all’autostima, ovvero 3 doppiette (due consecutive) e un hat-trick al Benevento nel cuore della stagione.

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Giovane Leader: guarda su DAZN "Piedi X Terra - Dusan Vlahovic"

Di Vlahovic, oltre alla possente stazza, all’occupazione del raggio offensivo e alla conquista dello spazio aereo, colpisce il carisma con cui gioca non solo per segnare, ma per decidere. E determinare in funzione dei compagni è qualcosa che lo lega, non solo per remota suggestione, a Ibrahimovic: senza l’estro inimitabile di Zlatan, ma con la voglia dei grandi di stare sempre al centro della partita.

Incaricandosi d’una responsabilità in un posto che, viziato da Batistuta, non è mai più stato tenero coi 9. Per costruire e lasciare qualcosa di grande, con i piedi per terra e la palla in rete.

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