Nankurunaisa in giapponese significa che "le cose andranno da sè". Ricorda che serve tempo, per sistemare tutto. E di tempo ha avuto e avrà bisogno Mattia Faraoni che, a un passo dalla notte che sognava da sempre, ha dovuto arrendersi a un destino beffardo.
Dopo 4 giorni di ricovero e il match per il titolo mondiale saltato, il campione di kickboxing racconta quanto successo prima della sfida contro Joyner, del ricovero in ospedale, dello spavento e della voglia matta di ritornare a combattere per quella cintura tanto ambita...
Mattia, come stai adesso?
Ho appena superato la prova sotto sforzo: sto bene. Potrei già riallenarmi dalla prossima settimana. Il problema è stato molto probabilmente di natura gastrica e adesso le cause effettive le capiremo tra 10 giorni grazie alla gastroscopia. Le prove allergiche e di intolleranza sono state fatte, i dubbi c'erano anche per via dei reintegri post taglio del peso: stiamo aspettando le risposte...
Raccontaci cosa è successo in quelle ore
Fino al taglio stavo benissimo. Poi la notte prima del match qualcosa ha iniziato a non funzionare. Poco prima di mezzanotte ho iniziato ad avere un forte dolore all’addome, mi sono addormentato comunque, ma alle 2 il male era lancinante. Ho girato per casa un paio d'ore per capire se la situazione potesse migliorare. Ho pensato a una indigestione, ho preso camomille e qualche medicinale, ma niente... Verso le 3.30 ho chiamato Alessia (la compagna, ndr) e mi sono fatto portare in ospedale: volevo provare a dormire un po' prima dell'incontro. Ho pensato "la notte è ormai andata, ma posso riposare ancora un po' fino al mattino". Le analisi del sangue però hanno dato valori altissimi e sballati: 2 enzimi cardiaci su 3 in particolare erano fuori range. La troponina 1, il cui massimo doveva essere 34, era a 140... Volevo tornare a riposare ma i medici non mi lasciavano. A un certo punto mi fanno: "Dobbiamo ricoverarti, non possiamo escludere che tu abbia un infarto in corso".
Lì hai cominciato a capire che non avresti disputato il match?
In realtà appena tornato a casa, dopo aver firmato il referto, pensavo ancora di potercela fare. Ma finito l'effetto dell'antidolorifico è stata tosta. Avevo il tarlo dell'incontro, ma erano 20 ore che non dormivo e non mangiavo. Sono arrivati anche altri medici a casa per aiutarmi, ma il dolore andava e tornava, ci abbiamo provato almeno 4 volte con gli antidolorifici ma non passava. Sapevo sarei arrivato uno straccio al match, ma volevo farlo.
E qui entra in gioco tuo fratello...
Che ha preso in mano la situazione scomoda: senza dirmi nulla ha chiamato i maestri e il manager, io non avevo avvisato ancora nessuno di quanto successo , e insieme hanno deciso che l'incontro non si sarebbe fatto. Me l'hanno detto nel pomeriggio verso le 17.30... Ha iniziato ad avvisare nonostante stessimo valutando ancora la situazione e fossimo in prossimità del match. I medici poi non mi hanno lasciato alcuna speranza di disputare la sfida.
Come ti sei sentito?
Mi è cascato il mondo addosso. Ero alle lacrime: il giorno più importante della mia carriera in fumo per qualcosa di incontrollabile. C'era un sacco di gente per me, i tifosi, Vettori dall'America, tante star venute a vedermi: da Asia Argento, Eva Grimaldi, Christian De Sica, Barbara D'Urso, Enzo Salvi... Un incubo a occhi aperti. Non ci potevo credere: 96 match, 14 anni di carriera e tutto questo succede nella notte più bella. Ho lottato in passato con un po’ di febbre, con qualche muscolo rotto, sopportando, ma questa cosa non era mai successa. Molto brutto. Perché sai che non dipende da te.
Hai parlato con il tuo avversario?
Lui è stato molto sportivo. Il team di primo acchito se l’è presa male, ma li capisco. Ti trovi a 4 ore dal match e salta tutto, comprensibile. Ma quel referto era inattaccabile: hanno capito. Con Joyner ho parlato sul ring e gli ho chiesto scusa, così come al suo team. L’unico aspetto positivo in questo mare di sfortune è che si era creata una risonanza mediatica ancora piu alta dell'incontro...
Su internet la parola è data davvero a tutti. Surreale che in una situazione come questa, dove da referto si parla di rischio morte, si sia dovuto leggere il peggio del peggio sul web. Ma devo anche dire che il 95% dei commenti sono stati positivi e di sostegno. La gente ora per strada non mi chiede se son pronto ma se sto bene. Sento la vicinanza di tutti
Cosa ti è mancato più di tutto?
Quando sono tornato a casa ho abbracciato mia figlia, che era stata con mia mamma i giorni prima dell'incontro. Quando l'ho rivista mi è tornato in mente il ricordo dell'anno precedente, quando rientrai a casa col titolo italiano di boxe professionisti. Tutte le aspettative, le pressioni, e arrivato a casa impazzire di gioia con mia figlia. Le situazioni si somigliavano, l’anno scorso era un match col ritorno del pubblico, la proposta del matrimonio: averle vissute e averle vinto mi aveva dato un senso di meraviglia assoluta. Questa volta, però, mancava un pezzo...
Si pensa già alla nuova programmazione dell'incontro
Stiamo valutando. Potrebbe essere questo autunno. Siamo agli inizi dell'organizzazione però, servirà un po' di tempo per avere date precise. Ma non vedo l'ora... Stiamo vivendo una belle epoque della kickboxing. E voglio vivere tutto al massimo perché so che le nostre carriere non sono come quelle dei calciatori. Un infortunio può far saltare tutto, un lungo stop mettere in crisi la macchina. Ho sudato 7 camicie per arrivare fino a qui oggi. Ho saltato questo mondiale in casa, tra Colosseo, Campidoglio, DAZN, palazzetto pieno, Roma a fare il tifo... Voglio ripartire subito e al massimo per prendermi ciò per cui sto lottando da anni!