La prima “istantanea” che racconta il percorso delle azzurre ai Mondiali in Australia e Nuova Zelanda è l’urlo di gioia di Cristiana Girelli. La numero 10 di Nazionale e Juventus è la protagonista del debutto azzurro: subentra in campo a un quarto d’ora dalla fine e in soli tre minuti mette in porta il gol che regala all’Italia 3 punti pesantissimi in chiave qualificazione. Una rete fondamentale e che mai come oggi, dopo il pareggio tra Sudafrica e Argentina, avversarie del girone, può rappresentare una spinta in più per affrontare la Svezia, argento ai giochi olimpici, con la giusta grinta e determinazione.
Cristiana sei la prima calciatrice italiana a segnare in due edizioni di un Mondiale, cosa si prova a pensarci?
"È una dato statistico che mi fa piacere, ma in realtà sono estremamente felice per l’importanza che ha questo gol. Certo, i dati mi interessano perché alla fine un attaccante vive anche di questo, però sono molto felice di aver segnato e per me è questa la cosa principale".
La prima immagine che ha colpito tutti è stata il tuo grido dopo il gol, quasi uno sfogo, cosa hai sentito in quel momento?
"Ho sentito subito le urla dello stadio perché effettivamente c’erano tante persone e soprattutto tanti italiani, quindi ho percepito per primo il boato. Poi ho sentito una gioia immensa, ho fatto quella scivolata e subito ho visto le mie compagne correre dalla panchina e venire verso di me ad abbracciarmi: è stato veramente bellissimo. Rivedere quelle immagini, quell’abbraccio tutte insieme, è davvero emozionante".
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A chi dedichi questo gol così determinante?
"Avrei diverse dediche, come ho detto anche in diretta in primis lo dedico alla mia famiglia e in particolar modo a mia mamma e anche a Martina Rosucci che è a casa perché purtroppo un grave infortunio l’ha colpita di nuovo, ingiustamente, e sarebbe stato bellissimo condividere tutto quello che stiamo vivendo con lei. Infine, questo gol lo dedico a noi perché questa vittoria l’abbiamo voluta tutte quante e ripeto l’abbraccio che c’è stato è stato bellissimo, rivedere le immagini, gli sguardi e gli occhi tutte è stato davvero emozionante".
Barbara Bonasea è stata la prima a correre verso di te e ad abbracciarti, cosa vi siete dette dopo il gol e quanto è importante, dopo più di dieci anni che giocate insieme tra Brescia e Juventus, averla al tuo fianco in campo?
"Avere Barbara al mio fianco in campo e averla avuta negli anni al Brescia, alla Juventus e in Nazionale è una garanzia. Barbara è una sicurezza perché a livello tecnico tattico è fondamentale, è intelligente e molto brava a mettere le sue qualità e le sue caratteristiche a disposizione della squadra. Inoltre, è una che caratterialmente e a livello di personalità si fa sentire".
E la ct Bertolini cosa ti ha detto a fine match?
"Non mi ha detto niente di particolare, ci siamo solamente abbracciate e siamo scoppiate a ridere insieme".
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Le convocazioni hanno visto l'arrivo in maglia azzurra di tanti nuovi talenti, da calciatrice esperta cosa stai dando alle tue compagne debuttanti e viceversa cosa ti trasmettono loro?
"Cosa sto dando sarebbe meglio chiederlo a loro, in realtà mi sento molto me stessa. Solitamente non faccio molta distinzione di età quando ho una nuova compagna di squadra, ho dei miei valori e tengo un comportamento normale perché è chiaro che per stare in un gruppo bisogna rispettare delle determinate regole. Devo dire, però, che le giovani che sono qui lo hanno capito fin da subito perché il nostro è un gruppo sano e anche le altre diciamo “veterane” come me mi hanno aiutato a farlo capire. Viceversa loro ci trasmettono freschezza, serenità e quel senso di spensieratezza che ha una giovane che magari viene a un Mondiale e gioca con meno pressione rispetto a chi come me la sente di più in relazione alla maggiore esperienza".
Sei entrata tu ed è uscita Giulia Dragoni, che effetto ti fa vedere una ragazza di 16 anni affrontare un debutto al Mondiale con quella lucidità e maturità?
"Giulia è una ragazza di 16 anni che gioca un Mondiale ed è qualcosa di straordinario. Prima della partita l’abbiamo rassicurata tutti perché doveva stare tranquilla e devo dire che per tutta la gara ha dimostrato lucidità e personalità difficili da trovare in una ragazza della sua età, quindi le faccio tanti complimenti. Io le dico sempre, però, di rimanere con piedi per terra e di continuare a lavorare perché la strada per riconfermarsi è sempre più difficile, ma il suo è un talento veramente cristallino".
Tu sei quella che sa sempre spezzare la tensione con battute e divertimento, quanto è importante in uno spogliatoio riuscire a trovare un po' di spensieratezza prima di affrontare partire così?
"Non so dire quanto sia importante, in realtà sono fatta così e le mie compagne ormai mi conoscono. Ovviamente poi trovi anche quella che è meno propensa quindi poi sta a te capire con chi puoi farlo o no, ma il mio è solamente una maniera di alleviare la pressione con i giusti modi sia per me sia per la squadra. Se sento che l’aria è “pesante” mi piace ricordare che il calcio è divertimento e che facciamo la cosa più bella del mondo, quindi l’opportunità di giocare una partita deve essere presa con concentrazione e determinazione senza, però, rinunciare al piacere di farlo con il sorriso".
Adesso, dopo l'Argentina, vi aspetta la Svezia, una squadra che fa della fisicità il suo punto di forza, come vi state preparando e quale può essere l'approccio giusto per affrontarla?
"La Svezia la conosciamo, l’abbiamo affrontata più volte, sono vice campionesse delle Olimpiadi e sì fa della fisicità il suo punto di forza. Abbiamo analizzato la squadra con lo staff, stiamo trovando le giuste accortezze e anche dal punto di vista mentale servirà un approccio deciso, un atteggiamento propositivo perché vogliamo giocarcela fino alla fine".
Qualche giorno fa hai postato una foto di te a 8 anni con la divisa dei Mondiali USA '94, se oggi potessi parlare alla te stessa di allora cosa le diresti?
"A quella bambina direi ridi, gioca, divertiti, fai tutto quello che devi fare perché ti toglierai tante soddisfazioni. Se guardo indietro la mia carriera avrei voluto e potuto fare di più sicuramente, però sono soddisfatta di come è andata. Se guardo quella foto gli occhi di quella bambina mi ricordano di quanti sacrifici ho fatto e soprattutto di quanta passione ci metto ogni giorno nel giocare a calcio. Capisco tante cose, capisco perché ho questo fuoco che mi brucia dentro e che ogni giorno mi fa alzare al mattino e pensare al calcio. Adesso, rivedendo quella foto e quegli occhi felici so perché ho questa tempesta di fuoco dentro di me".