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FIA F1 World Championship

Hamilton sbarca sul pianeta Ferrari: 5 viaggi a Maranello, dove si sente già a casa

Paolo Filisetti
Hamilton sbarca sul pianeta Ferrari: 5 viaggi a Maranello, dove si sente già a casaN/A
Il sette volte campione del mondo F1 è stato più volte in fabbrica per stringere il legame con i tecnici della Scuderia. E intanto inizia a studiare l'italiano...

Il GP di Abu Dhabi, ultimo atto della stagione 2024, ha chiuso un’era, quella di Lewis Hamilton in Mercedes. Il pilota inglese ha salutato il capitolo fin qui più importante della carriera con una serie di piroette a ruote fumanti sul rettilineo di Yas Marina, ringraziando la sua ormai ex squadra per aver creduto nel sogno di poter costruire insieme qualcosa di epocale. Lo stesso sogno che Lewis vuole realizzare adesso con assoluta determinazione insieme alla Ferrari. Nel paddock dell’ultimo GP è stato possibile raccogliere preziose indiscrezioni sul rapporto tra Hamilton e la rossa, che ufficialmente partirà con il nuovo anno, ma in realtà sta fiorendo da tempo. Più precisamente dal momento stesso in cui Hamilton ha deciso di lasciare la Mercedes, annunciandolo a Toto Wolff dopo le vacanze natalizie dello scorso anno. Il sette volte iridato sentiva la necessità di ricominciare con stimoli completamente nuovi, in una realtà sempre ammirata da fuori, di cui voleva a tutti i costi far parte. E proprio i nuovi stimoli, la volontà di integrarsi profondamente con la squadra, sembrano essere i cardini su cui Hamilton ha già iniziato a costruire le fondamenta del rapporto con la Ferrari. Una boccata di aria fresca, un ambiente diverso, sono le vere molle che hanno fatto cedere Lewis alla corte di John Elkann e Fred Vasseur. L’intera carriera di Hamilton, in fondo, ha sempre ruotato in orbita Mercedes, dai kart in poi, sino al debutto in F1 con la McLaren, allora come oggi motorizzata dai propulsori della Casa di Stoccarda. La voglia di rimettersi in gioco e far parte di un nuovo progetto lo hanno affascinato al punto di non voler portare con sé alcun tecnico dal team di Brackley. L’accordo tra la rossa e Loic Serra, ex Mercedes e attuale direttore tecnico del Cavallino, era precedente alla decisione di Lewis di approdare a Maranello.

Dove l’inglese – e questa è la notizia - si è già presentato più volte, negli uffici della Scuderia (ex-GES, in sostanza il reparto F1 della Ferrari), per conoscere gli uomini della squadra con cui avrà i rapporti più stretti. Da Matteo Togninalli, responsabile dell’engineering in pista, a Riccardo Adami, che sarà il suo ingegnere dopo esserlo stato di Sainz e ancor prima di Vettel. Sembra che sia subito scattato un buon feeling tra i due, basato su una reciproca stima nata nel paddock.  Le visite di Hamilton a Maranello – sarebbero state almeno cinque - avevano anche la non secondaria funzione di una prima presa di contatto con le procedure, quelle gestite dal volante, diverse non solo dal punto di vista ergonomico (cioè la posizione dei manettini) rispetto a quelle Mercedes. Sono molte, infatti, le funzioni e le combinazioni di pulsanti e interruttori che dovrà imparare. Questo in vista del suo debutto in pista al volante di una rossa, non ancora definito a livello di data, ma ipotizzabile per metà gennaio sulla pista di Fiorano con una F1-75 di due anni fa, come consente il regolamento. Ma a contare di più è il primo contatto umano e professionale con gli uomini chiave del team, che avrebbero impressionato Lewis per concretezza e preparazione. Così come a colpirlo sarebbero state le strutture tecnologiche. E per uno che viene dalla Mercedes è un segnale importante. Debutto a parte, l’inglese intensificherà la propria presenza a Maranello nelle fasi di avvicinamento alla nuova stagione e di definizione dei vari dettagli della monoposto che guiderà nel 2025. Come noto, non sarà ospite della foresteria ricavata dall’ex casa di Enzo Ferrari all’interno di Fiorano, non lo è stato neppure Leclerc ed entrambi vivono a Montecarlo. Nel frattempo, da diverse settimane Lewis ha iniziato a prendere lezioni di italiano. Per Charles, come per Sainz, parlare la nostra lingua è stato fondamentale per integrarsi in squadra e alimentare il rapporto con i tifosi e i media. E Hamilton sembra voler fare di tutto per non essere percepito come un elemento esterno, alieno alla cultura, al sentire interno e a tutto ciò che circonda il Cavallino. Non tanto per comunicare con i tecnici, perché Charles e Carlos nei team radio parlavano in inglese, quanto per le conversazioni e i rapporti con i meccanici e gli altri uomini in fabbrica. Il modo più diretto e naturale per essere uomo squadra, perché un sogno collettivo diventi un obiettivo da raggiungere insieme.

Fonte: Gazzetta.it