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Beijing 2022

I medaglieri delle Olimpiadi invernali: storia, scandali e curiosità

I medaglieri delle Olimpiadi invernali: storia, scandali e curiositàGetty Images
La storia dei Giochi Olimpici invernali è ricca di imprese, episodi controversi, momenti magici e rovinose cadute. La Norvegia domina il medagliere, incredibile l'impresa di Bradbury.

Emozioni, gioie, tragedie, dolori, pathos e polemiche. La storia delle Olimpiadi invernali è ricca di eventi indimenticabili. Veri e propri exploit sportivi, alternati a rovinose cadute o a imprevisti momenti di gloria. Il medagliere generale, dai primi Giochi Olimpici del 1924 a Chamonix-Mont-Blanc fino agli ultimi di Pyeongchang 2018, riflette ovviamente questo susseguirsi di imprese.

La rassegna di Pechino 2022 saprà regalare altre pagine indelebili nella memoria collettiva?

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Norvegia meglio di Stati Uniti e Germania

Il medagliere storico dei Giochi Olimpici invernali vede una sola Nazione al comando: la Norvegia. La Nazionale scandinava ha messo finora insieme ben 368 medaglie, di cui ben 132 d’oro. Un dominio incontrastato, certificato dal fatto che sia l’uomo che la donna che detengono il primato di medaglie olimpiche siano norvegesi: Marit Bjørgen (di cui parleremo poi) e il monumento del biathlon Ole Einar Bjørndalen.

Staccatissimi dalla Norvegia ci sono gli Stati Uniti (304 medaglie) che precedono Germania e Unione Sovietica. Poi Canada e Austria, mentre l’Italia attualmente, prima di questi Giochi di Pechino, è dodicesima, con 124 medaglie (di cui 40 d’oro).

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Il palmares delle Nazioni

Ecco il totale delle medaglie conquistate dai rispettivi paesi nelle scorse edizioni delle Olimpiadi

PaeseOriArgentiBronziTotale medaglie
Norvegia132125111368
Stati Uniti10511089304
Germania908860238
Unione Sovietica785659194
Canada736363199
Austria648187232
Svezia574655158
Svizzera554652153
Russia494035124
Olanda454441130
Finlandia436361167
Italia403648124
Francia363553124
Corea del Sud31251470
Giappone14212358
Cina13282162
Gran Bretagna1141631

Lo storico oro uzbeko: l’impresa di Lina Cheryazova

È dall’Uzbekistan e da una delle specialità del freestyle che arriva una delle storie olimpiche più commoventi. Quella della mitica Lina Cheryazova, la strafavorita per vincere la medaglia d’oro a Lillehammer nel 1994 sulla scia del titolo iridato vinto l’anno prima ad Altenmarkt e della striscia aperta rappresentata da cinque vittorie nella Coppa del mondo di specialità.

Ma durante un allenamento proprio a Lillehammer pochi giorni prima della gara Lina ha un incidente e perde conoscenza: i medici le sconsigliano di gareggiare, ma l’atleta uzbeka decide di essere regolarmente al via il giorno delle qualifiche, che supera arrivando (soltanto) dodicesima, l’ultimo posto utile per accedere alla finale. Pur in pessime condizioni di salute, riesce a scendere in pista il giorno della finale, aggiudicandosi una meravigliosa medaglia d’oro: il sogno che diventa realtà, la forza che supera l’infortunio, l’unica medaglia (e per di più d’oro) della storia dell’Uzbekistan ai Giochi invernali.

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Due tragedie che cambiano la storia: 1992 e 2010

Non solo momenti di gioia, ma anche lacrime e dolore. Sono due le tragedie che hanno sconvolto il mondo durante le Olimpiadi invernali.

La prima è datata 1992, quando Nicolas Bochatay perse la vita ad Albertville. L’atleta svizzero è morto sul colpo quando si è scontrato con un veicolo per la cura della neve la mattina delle finali di sci di velocità. Lo sci di velocità era uno sport dimostrativo alle Olimpiadi del 1992, ma è stato rimosso dal programma dopo questa immane tragedia.

L’altra pagine triste riguarda il georgiano Nodar Kumaritashvili: un incidente fatale durante una corsa di allenamento per il concorso olimpico invernale 2010 in Canada, il giorno della cerimonia di apertura. Kumaritashvili ha perso il controllo nel penultimo giro del campo ed è stato gettato via dalla sua slitta e oltre il fianco della pista, colpendo un palo di supporto in acciaio non protetto.

Emozioni: dal record di Bjorgen al miracolo Bradbury

I momenti emozionanti e caratteristici delle Olimpiadi invernali sono invece molteplici.

L’oro in lacrime nella discesa libera di Lindesy Vonn dopo l’infortunio a Vancouver 2010, la pioggia di pupazzi sul ghiaccio per omaggiare l’elegantissimo pattinatore giapponese Hanyu Yuzuru a PyeongChang 2018, la vittoria nella finale dell’hockey degli Stati Uniti con l’acerrima rivale Unione Sovietica ai Giochi di Lake Placid 1980 oppure la prima storica apparizione del bob giamaicano ai Giochi olimpici invernali di Calgary 1988.

Ma tra tutti i momenti più coinvolgenti ne scegliamo due. Il primo è un record storico, il secondo un vero e proprio miracolo sportivo. Il primato riguarda la maestosa fondista norvegese Marit Bjørgen, che a Pyeongchang 2018 è diventata l'Olimpionica più decorata nella storia dei Giochi Invernali quando ha vinto la sua 15esima medaglia: otto di queste sono state del metallo più pregiato. La leggenda, invece, riguarda un nome che nell’immaginario collettivo significa speranza di sognare. Steven Bradbury, prima dei Giochi di Salt Lake City 2002, non si era nemmeno mai avvicinato alla possibilità di vincere una medaglia olimpica. Quello che è accaduto al pattinatore australiano, con la caduta di tutti gli avversari uno dopo l’altro, va oltre l’incredibile: mai dire mai, nella vita come nello sport, tutto può succedere.