Sembrava dovesse essere solo la serata d'addio al Milan e invece Zlatan Ibrahimovic stupisce tutti, comunicando il ritiro dal calcio giocato. Una decisione, come da lui stesso ammesso, tenuta segreta a tutti fino all'annuncio. Dopo la passerella in campo, lo svedese ha tenuto un'emozionante conferenza stampa.
Le parole di Ibrahimovic
"Sì, lascio il calcio. Non l’avevo detto a nessuno, neanche alla società o alla mia famiglia. Ringrazio anche voi per la pazienza, ora avrete meno lavoro. Forse" le prime parole ai giornalisti. "Da domani sarò un uomo libero e aprirò un nuovo capitolo della mia vita. Ho avuto alcune offerte, è vero, ma ormai avevo già deciso di smettere”.
Il racconto della giornata: "Quando ho visto il diluvio ho pensato ‘beh, anche Dio è triste’. Sembravo uno zombie. Non scherzavo, non parlavo, ero teso, ma ora ho accettato il mio futuro”
Il saluto al Milan
"La prima volta che sono arrivato qui sono stato felice, poi ho scoperto l’amore. Questo club mi ha fatto sentire a casa dal primo giorno. Quando sono tornato ho fatto una promessa e l’ho mantenuta. Non ho mai perso la passione. Ormai questa squadra è diventata una seconda famiglia. Sono arrivato a 38 anni, Leao e gli altri avevo tutti tra i venti e venticinque anni. Sono stati e sono tutt’ora come dei figli. In campo, poi, ho visto piangere chiunque: i giocatori, la mia famiglia, mia moglie, i tifosi. Ho dimostrato che Superman ha un cuore grande, chi mi conosce lo sa”.
La decisione
“Il panico c’è quando ti svegli e non sai cosa devi fare. Ora l’adrenalina sarà differente. Mi mancherà lo spogliatoio. Sarà un altro mondo, ma sono pronto. L’ho deciso negli ultimi dieci giorni. Ho pensato a ho detto ‘basta’. Oggi mi è dispiaciuto non giocare, ma va bene così, non ho rimpianti. Quando ero in America non credevo che sarei tornato a giocare in Europa, poi Mino mi ha convinto a tornare per una partita, una sola, e poi mi ha consigliato di smettere lì. E così è stato. Mi mancherà la strada per Milanello. Andrò a salutare la squadra”.
Il futuro
"Ora devo capire cosa farò. Essere allenatore o direttore sportivo è una responsabilità. Quando sei calciatore hai più possibilità di essere te stesso, da allenatore sei più limitato. Non posso arrivare in Ferrari se sono un allenatore, o forse Ibra può. Cambiamo le regole, dai. Scherzi a parte, non penso di lasciare il calcio in generale, ma se entro di nuovo in questo mondo devo partire da zero e crescere”