Già dopo il pareggio contro la Salernitana la faccia del presidente Saputo era chiara. Ha lasciato prima di tutti lo stadio, facendo trasparire la sua volontà. Fenucci, Sartori e Di Vaio si sono riuniti e hanno pensato che fosse il caso di rimandare la scelta a dopo la partita con lo Spezia, l’ultima possibilità per Sinisa Mihajlovic. Dopo il 2 a 2 del Picco la scena si è ripetuta. Il chairman canadese, scocciato, è tornato a Bologna con la chiara idea di prendere in mano la situazione e imporre il cambio di guida tecnica.
Dopo un lungo lunedì di riflessioni, il ds Di Vaio e il responsabile dell’area tecnica Sartori hanno raggiunto Mihajlovic a Roma (lì è solito trascorrere il giorno di riposo) per avere un ultimo confronto, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni. La società in qualche modo si aspettava anche da parte sua la scelta di rassegnare le dimissioni non sentendo più la fiducia, ma così non è stato. Sinisa è rimasto irremovibile, convinto che se fosse rimasto sulla panchina del Bologna la situazione ancora una volta si sarebbe risollevata. Punti di vista diversi, e così la volontà di Saputo è stata fatta.
Dopo tre anni e mezzo Mihajlovic non è più l'allenatore del Bologna. In attesa di capire chi sarà il sostituto (Ranieri è la prima scelta, si sta trattando sull'opzione per l'anno prossimo. La prima alternativa è Thiago Motta. De Zerbi ha declinato), quello che rimane è la delusione da parte di tutti nel non essere riusciti a capire quale fosse il momento giusto per chiudere l'incredibile storia fra Sinisa e Bologna.
Storia cominciata in maniera splendida il primo anno, dove subentro' dopo l'esonero di Inzaghi, portando la squadra dal terz'ultimo al decimo posto. L'estate successiva, dopo aver firmato il rinnovo (nonostante i sondaggi da parte di Roma e Lazio), poco prima del ritiro annuncia al mondo di essere malato di leucemia.
Da lì inizia la drammatica battaglia personale di Sinisa, fra cure, comparsate improvvise in panchina e allenamenti seguiti da una stanza di ospedale. A Bologna diventa un idolo, il comune gli conferisce la cittadinanza onoraria e nel mentre i tifosi gli dedicano pellegrinaggi alla veneratissima basilica di San Luca. Nella stagione 2019-2020 il Bologna chiude dodicesimo, per lo più gestito dal suo staff condotto dal vice Miroslav Tanjga e il tattico Emilio De Leo.
Fortunatamente l’estate successiva le condizioni di salute di Mihajlovic migliorano e torna in prima persona e al cento per cento alla guida dei rossoblu. E’ al termine di questa che gli scricchiolii dell’ambiente si fanno sempre più forti: risultati altalenanti e gioco che non diverte, spingono i tifosi ad invocare un cambiamento. Nel mentre Mihajlovic deve affrontare una ricaduta che lo allontanerà ulteriormente dalla squadra. La società lo conferma, nonostante tutto. Ed oggi, all’alba del nuovo campionato, dopo appena cinque giornate quella stessa società si rimangia tutto.
Una situazione spinosa e delicata dove a rimetterci sono tutti: l’immagine del club, la squadra, Mihajlovic e il subentrante. Che tra le prime sfide avra’ quella di alleggerire un clima che da tempo si era fatto troppo pesante. Un errore enorme, un errore evitabile quest’estate, dove nessuno avrebbe avuto da ridire a seguito di un cambiamento. E invece.