Le sue presenze nel calcio dei “pro” sono 593. Un numero pesante, abbellito da 46 gol e 81 assist grazie alla sua tecnica, alla sua mente. Perché era capace di immaginare ciò che sarebbe successo poco dopo: Borja Valero Iglesias era questo. Un giocatore brillante, un centrocampista anche di personalità, soprattutto intelligente. Una qualità che spesso vale quanto la tecnica individuale. L’esperienza più importante della sua carriera, lui che ha vissuto una vita al Real Madrid tra settore giovanile (dal 1995 al 2004) e Prima Squadra (una presenza in Champions League e una in Copa del Rey nella stagione 2006-07, quella della Liga conquistata con Fabio Capello), resta ovviamente la Fiorentina. La “sua” Viola, con la quale conta 231 partite ufficiali. Inevitabile, nella chiacchierata con il nostro talent, partire da qui: “Va considerata come la vera sorpresa di questo inizio di campionato. Probabilmente per la Champions League ci sono squadre più attrezzate, ma il gioco di Italiano e il collettivo possono colmare il gap tecnico con le più forti”.
La partenza lanciatissima è merito, soprattutto, dell’allenatore?
“Di certo sta facendo la differenza. Quest’anno, per esempio, ha sorpreso giocando con un grande Martinez Quarta: un difensore che sfrutta quasi come un centrocampista, una mossa tattica che sta incidendo sul rendimento della squadra. La Fiorentina gioca bene, il livello è alto: fa faticare ogni avversario con questo pressing alto. E poi c’è un ottimo palleggio, anche qui c’è la mano del tecnico. Bravissimo, inoltre, a valorizzare anche un giovane come Kayode”.
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Al contrario, chi ha deluso finora?
“Le romane hanno iniziato male, tuttavia nelle ultime partite hanno ritrovato alcune certezze. Poi il Napoli, anche se era facile prevedere che il lavoro di Garcia sarebbe stato complicato: lo sapeva anche la società”.
Merita ancora fiducia?
“C’è ancora tempo per sistemare le cose, anche se capisco la tifoseria: dopo l’ultima, strepitosa stagione c’è ancora tanta fame di vittorie e meno pazienza nel digerire i risultati negativi. In ogni caso, voglio ripetermi: dopo quanto fatto da Spelletti, certe difficoltà erano da mettere in preventivo”.
Le favorite per lo Scudetto?
“Milan e Inter sono destinate a lottare fino alla fine, le considero in pole position. Poco dietro metto la Juventus, che potrebbe sfruttare l’assenza dell’impegno europeo: forse il gioco non è particolarmente brillante, ma è efficace. E comunque, non dimentico lo stesso Napoli: se ritrovasse alcune certezze…”.
A proposito dell’Inter, come può evitare di perdere punti pesanti contro le medio-piccole in casa? Questo, l’anno scorso, si è rivelato un problema.
“Capitava spesso che faticasse dopo la Champions. Succede ancora, ma con una differenza: prima sbagliava l’approccio, mentre contro Sassuolo e Bologna ha subito la rimonta. Considererei il bicchiere mezzo pieno: non sbagliare l’impatto sulla gara è fondamentale, questo l’Inter penso l’abbia capito. Non sarei preoccupato”.
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Paradossalmente, lo schiaffo subito nel derby ha rafforzato il Milan?
“Tutti sappiamo quanto sia importante questa partita, ma nell’arco di una stagione si parla comunque di sei punti in gioco: è più importante non sbagliare contro le medio-piccole, alla fine sono questi i punti che fanno la differenza. Qualsiasi allenatore firmerebbe per perdere entrambi i derby in favore della vittoria dello Scudetto. Quel 5-1 è stato pesante per il Milan, ma è ripartito subito: per Pioli è stato un segnale importantissimo”.
Parlando della Roma, prima del Cagliari si è discusso tantissimo del futuro di Mourinho.
“L’inizio è stato complicato, le ultime partite – sia in Italia sia in Europa - hanno detto che la squadra c’è. E c’è pure Lukaku, che sarà sempre determinante per i risultati. Stesso discorso per Dybala, che la Roma si augura di avere il più possibile a disposizione: inutile sottolineare quanto un talento del genere possa fare la differenza. E su Mourinho, che dire… Ha portato un entusiasmo incredibile, ha credito a sufficienza per non essere messo in discussione”.
Se fosse al 100%, il giocatore più forte della Serie A potrebbe essere proprio Lukaku?
“Lo conosco bene, avendo giocato con lui all’Inter: è difficilissimo da tenere, specialmente quando lo affronti face to face in area di rigore. Ha quella cattiveria e fame di gol tipiche del grandissimo centravanti. Difficile rispondere a questa domanda, di certo fa la differenza. E lo sta già dimostrando”.
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Tra i giovani, su chi punti?
“Ne cito due: Kayode della Fiorentina e Soulé del Frosinone. L’argentino aveva bisogno di fare esperienza in Serie A, la scelta migliore per il ragazzo e la Juventus era proprio il prestito. Credo che loro rappresentino al meglio la categoria dei giovani che si stanno affacciando in questo campionato”.
Salvezza: le tre squadre meno attrezzate, chi rischia di più?
“Sulla carta, penserei a Cagliari ed Empoli: se non cambiassero qualcosa, se non trovassero una ‘scossa’, potrebbero fare veramente fatica. Poi c’è un gruppetto di squadre che si equivalgono, dal quale toglierei la Salernitana: sta facendo male, ma la rosa è all’altezza per salvarsi”.