Da qualche giorno nel paddock della Formula 1 non si parla d’altro: il caso Horner è la punta dell’iceberg di una profonda spaccatura interna al box Red Bull, e la vicenda potrebbe anche concludersi con il clamoroso addio di Max Verstappen nonostante un contratto fino al 2028. Per il momento il campione del mondo è l’unico a mantenersi diplomatico e apparentemente distaccato dalla vicenda, mentre tutti gli altri attorno a lui sembra che non vedano l’ora di sbilanciarsi. Così, nel giorno delle conferenze stampa in attesa dell’accensione dei motori, prima George Russell si è detto pronto di accogliere a braccia aperte l’olandese invitando la Mercedes a “cogliere l’occasione” di portarlo a Brackley. E poi è stato nientemeno che Lewis Hamilton a ipotizzare come la trattativa possa già essere in piedi. “Credo che la mia mossa (il passaggio alla Ferrari annunciato a sorpresa a inizio febbraio, ndr) dimostri che – spiega il sette volte iridato – tutto sia possibile. Penso saranno sei mesi molto interessanti… Non ho uno scoop da darvi in tal senso, ma sono sicuro che Max sia sulla lista della Mercedes, pure se sono certo che sia combattuto. Al momento non vedo il motivo per cui dovrebbe lasciare una macchina così buona. Ma non è una mia decisione, visto che io sarò un suo rivale per tutta questa stagione e per adesso non posso ancora parlare della prossima”. Al netto dell’evidente rottura nei rapporti tra Horner e Jos Verstappen, il papà di Max, l’ipotesi è che un eventuale addio alla scuderia di Milton Keynes potrebbe essere una scelta lungimirante per il 2026, seppur a costo di lasciare tanti potenziali successi nella prossima stagione. Tra due anni, infatti, debutteranno le nuove power unit ibride e la Red Bull si trova dinanzi alla sfida di progettare in proprio (seppure con l’aiuto esterno della Ford) il suo primo vero motore di F1. Commentando la vicenda di casa Red Bull, Sir Lewis ha infine ricordato una situazione analoga da lui vissuta in prima persona nei primi anni in Formula 1: “Ci sono già passato e ho visto cosa succede in casi come questo. Quando ero in McLaren il nostro leader (Ron Dennis, l’ex amministratore delegato della scuderia inglese, ndr) era stato messo in discussione e per questo motivo siamo passati attraverso un periodo molto difficile che ha riguardato tutto il team. Ricordo che quando abbiamo perso Ron e il fatto che Ron si occupava di tutto quello di cui c’era bisogno, l’organizzazione ne ha risentito”. Non manca infine un cenno al chiacchierato futuro del progettista Adrian Newey, il genio dietro agli ultimi successi in serie della Red Bull: “Adrian fa una grossa parte del lavoro, ma so anche che ci sono tanti ingegneri alle sue spalle che lavorano allo sviluppo del team e della macchina. Non è mai merito solo di una persona”.
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