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Parigi 2024

Jacobs, il giorno della verità: prova a difendere il trono dei 100 metri, sarà battaglia di nervi

Giorgio Specchia
Jacobs, il giorno della verità: prova a difendere il trono dei 100 metri, sarà battaglia di nerviN/A
In batteria l’oro di Tokyo non ha brillato (10”05), ma ci ha abituato alle resurrezioni. Lyles rigido, Thompson grande favorito

Confermarsi campione olimpico sui 100 metri è un’impresa riuscita finora solo a due miti come Carl Lewis, oro a Los Angeles 1984 e Seul 1988 (dopo la squalifica per doping del canadese Ben Johnson) e Usain Bolt, vincitore a Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016. Marcell Jacobs proverà stasera a raggiungerli, ma il primo turno di ieri non promette nulla di buono. L’olimpionico di Tokyo è parso poco brillante sin dai primi metri e poi non è riuscito a produrre quell’accelerazione che tre anni fa non lasciava scampo a nessuno. Il secondo posto in 10”05 lo ha promosso in semifinale, ma stavolta servirà davvero una magia per trasformarsi, in una notte, nello stesso Marcell di Tokyo. Per ripetersi dovrà esprimersi su quegli standard già dalla semifinale, il vero scoglio da superare perché poi tutto tende a livellarsi nell’atto conclusivo dei 100 metri. A Parigi 2024 la gara più breve dell’atletica olimpica si conferma ancora un’infinita battaglia di nervi e la speranza, visto che in giro non c’è un dominatore alla Bolt, è che oggi possa succedere l’impossibile.

Qualcosa fuori dalla logica, dai tempi e dai risultati come è successo ieri sera.  Comunque vada a finire, la notte di Marcell Jacobs rappresenta il culmine emozionale di un’Olimpiade che nell’atletica stenta a decollare. Stano e Palmisano non hanno difeso l’oro nella marcia, Fabbri ha fatto la peggior gara dell’anno nel giorno più importante. Marcell non ha brillato nel primo turno dei 100 metri. Quei “picchi di velocità notevoli” degli ultimi allenamenti al Terminillo non si sono visti sulla pista color lilla dello Stade de France. Una cosa è però certa e lo dimostra la sua storia da campione. Quando arriva in finale, Jacobs sa sempre tirare fuori il meglio di quanto ha dentro. Thompson ha 23 anni ed è alla prima Olimpiade: soltanto stasera scoprirà se è davvero il numero 1 come ha fatto credere ieri a tutti. Con Jacobs e Lyles sottotono, le batterie del primo turno hanno mescolato le carte e ingarbugliato ulteriormente i pronostici della vigilia, ma solo dal secondo posto in giù. Perché invece hanno indicato il favorito netto dei 100 metri di questa Olimpiade. È Kishane Thompson l’uomo da battere, il vincitore dei Trials giamaicani a Kingston in 9”77, miglior tempo del 2024. A Parigi gli sono bastati 10 secondi netti, ma fatti con una vistosa frenata nel finale, per lasciare la migliore impressione. Fisico imponente, prima di chinarsi sui blocchi inarca la schiena e urla al cielo così forte da farsi sentire, chiaro, in uno stadio da 80.000 persone sempre pieno e rumoroso. Anche in una disciplina dove il contatto fisico non esiste, finisce per incutere lo stesso timore di un Mike Tyson dei bei tempi.

Oggi però si volta pagina: Thompson, Jacobs e Lyles non si incroceranno nelle tre semifinali. Si riparte tutti alla pari, ma è chiaro che Jacobs non arriva alla giornata più importante della stagione come avrebbe sperato. Il clima è molto diverso rispetto a Tokyo quando volò in 9”94 i 100 metri del primo turno. Ma proprio l’Olimpiade giapponese insegna che nulla è scontato o già scritto perché, prima di vincere l’oro, Marcell passò in finale con il primo dei due tempi di ripescaggio. In pochi avrebbero scommesso su di lui. E poi lo Stade de France sui 100 metri riserva sempre delle grandi sorprese, cosa che a questo punto ci fa piacere. Nei Mondiali 2003 trionfò Kim Collins di Saint Kitts e Nevis; ieri ha conquistato l’oro olimpico della gara femminile Julien Alfred, 23enne di Santa Lucia.  Lo abbiamo tristemente scoperto noi italiani che speravamo in Leonardo Fabbri, imbattuto nella stagione all’aperto e apparso invece un altro atleta nella finale del getto del peso, timido e spaesato già dal riscaldamento. E lo ha scoperto, in maniera meno dolorosa, anche Noah Lyles, lo sprinter sul quale punta forte lo sponsor tecnico (2 milioni a stagione fino all’Olimpiade di Los Angeles 2028) per farne l’immagine vincente che riporta negli Stati Uniti un oro che manca da Atene 2004, quando vinse Justin Gatlin.

Lyles si è presentato in pista con il diavolo in corpo: saltava, incitava il pubblico, ondeggiava sulle gambe. Ma la molla del suo entusiasmo non si è trasformata in velocità dopo lo sparo. Ai 50 si è pure irrigidito, spaventato da quelle sagome che restavano al suo fianco. Così ha dovuto spingere fino all’ultimo metro per finire secondo in 10”04 nella sua batteria con uno spreco infinito di energie. È uscito a testa bassa, promosso sì ma col fiatone. In semifinale scoprirà e scopriremo se ha davvero allontanato i fantasmi di Tokyo 2021, il cui bronzo sui 200 metri – in una gara che lo vedeva favorito - lo fece sprofondare nella depressione.