Da bordocampo una cosa risulta chiara nel veder giocare il Lecce di Baroni: la personalità individuale dei singoli messa a servizio della squadra. E che novità: quando le cose girano bene è sempre così perchè i singoli sono a disposizione del collettivo. A stupire è però il fatto che questa squadra ha l’età media più bassa della serie A (e la quarta più bassa nei top5 campionati europei).
Un Lecce da paura
In ogni reparto e durante tutti i 90’ giocati nell’anticipo-salvezza contro la Cremonese c’è stato un giocatore pronto a salire in cattedra per trasmettere agli altri presenza, attenzione e determinazione nell’andarsi a prendere una vittoria che mancava da un mese. Baroni sembra davvero aver inciso questo concetto chiave ai suoi: “Sono arrivate due battute d’arresto forse dopo le due migliori partite che abbiamo fatto, ma la squadra è consapevole, ha preparato questa partita con personalità ed idee, venendo qui a giocarsela, devo complimentarmi con tutti i ragazzi. Non solo quelli in campo, ma soprattutto quelli fuori”.
Una panchina fusa con il campo: dove tutti sono pronti a spingere e remare per l'obiettivo. Non i singoli, ma la squadra.
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Talenti puri
Baschirotto, Hjulmand e Strefezza hanno dato sostanza a quei principi di gioco che fanno del Lecce neopromosso una formazione ordinata e precisa, che “sa sempre quello che deve fare” - come aveva riconosciuto Ballardini poco prima del fischio d’inizio. Il cervello dell’operazione tre punti è il capitano Morten Hjulmand: è lui a servire l’assist al bacio per la testa di Baschirotto, è lui che gestisce il gioco con la testa libera e i piedi sincronizzati al pensiero. A soli 22 anni il danese è capitano della squadra che con lui in campo può contare sul 79% di passaggi a buon fine, con 14 passaggi chiave e 18 occasioni da gol create.
Il terzo scontro diretto consecutivo va nella direzione per cui si si era lavorato in settimana: un episodio a sbloccare l’equilibrio del primo tempo con Baschirotto, rigoroso e pulito nel tenere a bada Ciofani e Dessers, ma pronto a svettare per la terza volta in stagione più in alto di tutti per metterla dentro alla prima occasione buona.
Tutta la sua concretezza messa a servizio della linea di difesa che comanda con sempre più precisione, pronta a esplodere anche in gol con l’urlo che va a condividere con la panchina prima di mimare la posa da culturista. Un “Big Jim” più grande e più forte di tutti. Soprattutto per quel che gli passa in testa: mai appagato, ma sempre in cerca del miglioramento. “Penso di poter crescere ancora tanto, non mi pongo limiti - spiega lui, vera sorpresa di questa stagione, un rendimento colossale per la sua prima volta in serie A - è vero quel che dice Gabriel: siamo tutti un po’ leader in spogliatoio”.
Strefezza on fire
E proprio Strefezza è stato ancora una volta il punto di riferimento dei compagni nel match sabato. In tutto il primo tempo è dal suo lato che passano i palloni più pericolosi nonostante le indicazioni di Baroni dalla panchina che più volte invita i suoi a cercare di passare anche da Di Francesco (primo per tocchi in area dei suoi). Il gol che chiude la partita vede l’italo-brasiliano protagonista assoluto: recupera, porta palla e calcia a giro sul secondo palo con il sinistro, che non è neanche il suo piede. Sette gol segnati in stagione e 0 assist sin qui: “Arriva, arriva anche l’assist, siamo in fiducia, quindi tra poco arriva”. E' sereno Strefezza, è trasmette serenità.
La leggerezza con cui gioca è la stessa che mostra ai suoi compagni, alla panchina e di fronte ai microfoni: è voglia di andarsi a prendere il pallone giusto, con la gioia di divertirsi nel farlo. Questo trasmette Gabriel Strefezza che è attaccato alla maglia e alla gente di Lecce in modo quasi viscerale: “Abbiamo fatto una grande settimana, avevamo davvero voglia di riscatto dopo le ultime due: questa vittoria è per tutti i tifosi he sono rimasti a Lecce”. E ancora: “Ognuno di noi sente di avere la sua personale responsabilità, siamo tutti insieme e siamo compatti, è questa la nostra forza”.
E’ questo il Lecce dei giovani leader.