Ottantuno punti fatti. Venticinque vittorie. Solo tre sconfitte. 76 gol realizzati contro 29 - appena - subiti in trentaquattro partite. Se non è stata una passeggiata, quella del Real verso il titolo è risultata semmai una corsetta. Esattamente come la vittoria che ha regalato la Liga: 4-0 netto, senz'appello e storie, a un Espanyol trattato peggio di un sparring partner.
No, è stato impossibile mettere in discussione i blancos in questo campionato. Dalla prima alla quartultima giornata, sempre pronti a macinare punti, gioco, ambizioni. Anche nell'unico periodo di fiacca, il Madrid ha rialzato la testa in poco più di tre partite ed è tornato a unirsi, marchiando la stagione con la magica continuità che solo una grandissima squadra possiede.
Un Real targato Carletto
Ancelotti ha vinto la sua prima Liga, il Real è a quota 35. Una differenza sostanziale che risiede nei numeri, non nella grandezza delle due entità. Se i blancos sono tornati alla vittoria dopo una stagione d'assenza - l'ultima era arrivata con Zidane, nel 2019-2020 -, per Carletto si tratta della grande rivincita. Erano 6 anni che non portava a casa un titolo nazionale: gli era capitato al Bayern nel 2016, poi tra Napoli ed Everton la sua aurea di infallibilità aveva subito un duro colpo.
E invece c'è lui, ovviamente lui, tra i protagonisti assoluti di un campionato di primissimo piano. Lui che ha saputo mixare tutti gli ingredienti del Real: ha rinsaldato una difesa magistralmente diretta da Courtois (uno degli MVPs di stagione) e orfana per la prima volta di Sergio Ramos, ha capito come e quanto dosare il vecchio centrocampo delle meraviglie, con Modric e Kroos a fine giostra e con Camavinga e Valverde pronti a prenderne le redini. Ha valorizzato e affidato il compito della vittoria a Karim Benzema. I suoi "Bale e Ronaldo" sono stati Vinicius e Rodrygo. Ma le luci, sì, tutte sul francese.
Il pizzico di passato ha aiutato a rendere il presente vincente, ma la vera prova Ancelotti l'ha superata guardando al futuro. Il Real si è ricostruito, l'ha fatto in poco tempo e pazientando, anche sul mercato. L'alchimista perfetto, dopo un'estate a piangere Zizou, è stato ancora una volta uno dei pochissimi allenatori che lascia tracce di sé ovunque vada, comunque vada. Nessuno nella storia ha vinto tutti e 5 i top campionati europei. Nessuno tranne Re Carlo V.
Gatty Images
Talento e uomini: un Real devastante
I gol, la tenuta, la crescita mentale e tattica della squadra. Il Real Madrid ha avuto diversi protagonisti, e l'uno che domina su tutti è ovviamente Benzema. Quarantadue reti in quarantadue partite, ventisei in trenta partite di Liga. Il prossimo Pallone d'Oro, se la Champions non subirà scossoni, è già prenotato dalle meraviglie di un attaccante senza tempo, senza età, con tutta la fame ancora di decidere.
E lo sa bene Modric, quanto conti la giocata giusta al momento giusto: più di Kroos e Casemiro, è stato l'uomo che ha fatto girare alla perfezione un centrocampo pronto a reinventarsi, con alle spalle ancora tempi e sensazioni strepitose. Camavinga sarà il futuro, Valverde è già un pezzo enorme di presente.
Infine, Vinicius e Rodrygo: le ali che hanno portato il Real più in alto di tutti, senza la paura di bruciarsi. Mentre il Barcellona prova il rientro, l'Atletico si lecca le ferite e il Siviglia conta i rimpianti, i blancos sono esattamente lì dove immaginavano di essere: a festeggiare un titolo. Ché non esiste riposo per i più grandi.