Quante cose ci sarebbero da dire su questa partita. E quante cose resteranno non dette su Inghilterra e Stati Uniti: madrepatria coloniale contro sudditi che non vollero essere più sudditi di un Re lontano un intero Oceano, old English style contro new American way of life, patria del calcio contro nuovo corso del soccer. Quella tra la Nazionale di calcio di Sua Maestà e gli Yanks a stelle e strisce è forse la sfida più affascinante di un girone Mondiale (il Gruppo B) in cui gli dei del calcio hanno voluto inserire anche l'Iran, dispensando complicazioni geopolitiche come granelli di sale su una bistecca.
Il 25 novembre le due squadre si affronteranno nella loro terza sfida alle fasi finali di una Coppa del Mondo. Per molti potrà suonare sorprendente, ma la storia (anche quella del calcio) pende ancora una volta dalla parte americana. A partire da quell' 1-0 del 29 giugno 1950 nel (primo) Mondiale di Brasile, in quella che ancora oggi è una sconfitta che brucia per i sudditi di Sua Maestà, e che per gli americani e per il modo è diventato il "miracolo di Belo Horizonte". Sessant'anni dopo la sfida si ripropone alla Coppa del Mondo di Sudafrica 2010: 1-1 con papera del portiere inglese Robert Green su un tiro non irresistibile della leggenda yankee Clint Dempsey.
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Inghilterra e USA ai Mondiali
L'Inghilterra saltò così le prime tre edizioni della Coppa del Mondo, a differenza dei meno blasonati Stati Uniti. Contrariamente a ogni previsione, e con l'incredulità di qualche appassionato ancora oggi, la Nazionale a stelle e strisce conquistò un prestigiosissimo terzo posto nel primo Mondiale della storia: Uruguay 1930. Quattro anni più tardi ebbero la sventura di incontrare l'Italia di Meazza, Ferrari e Schiavio, che liquidò gli oltreoceanici con un perentorio 7-1 nel primo turno a eliminazione diretta. Nel 1938 in Francia andò invece Cuba al posto degli USA, che rinunciarono alle qualificazioni. Ma è stato 12 anni dopo che il debutto degli inglesi si tradusse in una sconfitta indimenticata contro le loro ex colonie.
Il miracolo di Belo Horizonte
E arriviamo al momento topico. Nel 1950 la Federcalcio inglese ha fatto pace con la FIFA e si presenta ai Mondiali di Brasile più carica che mai. Gli americani vengono snobbati calcisticamente da popolo e media, con giornali come il Sunday Times sopra tutti. I bookmakers li davano 500:1, mentre quotavano la vittoria inglese del torneo 3:1. A guardare i convocati non c'era da meravigliarsi: il gruppo era guidato dal leggendario Stanley Matthews, futuro primo Pallone d'Oro della storia, affiancato da capitan Billy Wright e da Tom Finney, Wilf Mannion e Stan Mortensen. Con in panchina ad allenare un altro mito: Walter Winterbottom.
Sulla panchina avversaria siedeva un altro britannico, scozzese per la precisione: William Jeffrey. Ai suoi ordini giocavano giocatori dilettanti, tra cui un lavapiatti, due postini, un insegnante, meccanici e mugnai. Il portiere Frank Borghi guidava il carro funebre dell'impresa dello zio. Quasi tutti erano figli di immigrati. Addirittura tre di loro - Joe Maca, il capitano Ed McIlvenny e l'attaccante Joe Gaetjens - neppure erano cittadini statunitensi, ma rispettivamente un belga, uno scozzese e un haitiano. Fu proprio quest'ultimo a giocare lo scherzetto più indigesto ai rivali britannici.
Il fischio d'inizio invade l'aria calda delle 15 del 29 giugno 1950 allo Stadio Raimundo Sampaio di Belo Horizonte. Il fischietto e il fiato sono quelli dell'italiano Generoso Dattilo. È subito assedio inglese, che in 12 minuti tira in porta ben sei volte. Al 38' è però una fiammata statunitense a bruciare i Tre Leoni: Joey Gaetjens spacca in due la difesa inglese imballata da un massiccio e altezzoso turnover e di testa gonfia la rete. La Nazionale inglese reagisce, ma assiste alla seconda parte del "miracolo di Belo Horizonte", riuscendo a sbagliare gol assurdi davanti alla porta di Borghi. La sconfitta fu talmente destabilizzante che l'Inghilterra perse anche la successiva gara contro la Spagna, subendo un'eliminazione a dir poco inaspettata.
Hector Vivas - FIFA/FIFA via Getty Images
Cosa aspettarsi da Inghilterra-USA
Certo, nel 2022 l'Inghilterra fa davvero paura. Nel match d'esordio ha liquidato con un secco 6-2 l'Iran, tutt'altro che squadra materasso in Qatar. Gli Stati Uniti sono invece reduci da un pareggio per 1-1 contro un ottimo Galles e sono determinati a fare lo sgambetto ai ravali storici, nel senso più letterale del termine.
Quello del 25 novembre sarà dunque un match particolare e molto sentito che promette spettacolo e agonismo. Da una parte l'attacco formidabile dei Three Lions, con l'uragano Harry Kane fulcro di un reparto che può contare su fantasia e velocità grazie alle giocate di giusto qualche stella: Saka, Sterling, Bellingham, Rashford e Grealish. Dall'altra troveremo una difesa granitica e un centrocampo solido Made in USA: il muro centrale arretrato Zimmerman-Ream si è rivelato davvero ostico da valicare, mentre il più giovane capitano di questi Mondiali, Tyler Adams, ha mostrato a tutto il mondo le sue qualità di interditore e organizzatore di gioco. Brillando più di stelle affermate come lo juventino Weston McKennie e il fantasista del Chelsea Christian Pulisic. Grinta, tecnica e velocità sono assicurate anche dal figlio d'arte Timothy Weah e Yunus Musah.