I 300 mila spettatori della tre giorni di Jerez, in particolare i 150 mila di domenica, hanno speso bene i soldi dei loro biglietti per una gara su un circuito old time, infido e tecnico. Che spettacolo la MotoGP! Grazie soprattutto a Pecco Bagnaia e Marc Marquez, splendidi protagonisti di una corsa epica, che richiama i tempi del motociclismo de “I giorni del coraggio”, delle lotte a coltello fra Liberati e Duke, Agostini e Hailwood, Agostini e Saarinen, ma pure dell’epopea di Valentino Rossi con gli storici avversari (e nemici) Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo e Marquez. Una corsa come quella di Jerez resta scolpita. Come passa alla storia il caloroso abbraccio post gara nel parco chiuso fra Pecco e Marc. Bravi in pista e fuori.
L’italiano ha dimostrato, e non si dica che non c’erano dubbi, che il numero 1 sulla carena della sua rossa Ducati GP24 non è lì a caso e non sarà facile per nessuno toglierglielo. Lo spagnolo, da parte sua, ha ribadito sulla Ducati Gresini GP23 qual è il suo valore, qualora ci fossero ancora titubanze sul suo conto: è lui, insieme a Jorge Martin, il vero avversario di Pecco nella corsa al titolo mondiale MotoGP. Per centrare la sua terza vittoria consecutiva a Jerez, però, Bagnaia si è superato, sigillando il successo con il tempo record (1’37.449) a tre giri dalla fine e tratteggiando una delle sue vittorie più belle, se non la più significativa, anche per il morale e per la sua squadra. Perché? Perché avrebbe anche potuto accontentarsi del secondo posto e invece ha voluto dimostrare che quel numero 1 sulla carena della sua Ducati non è lì per caso, dando a Marquez un segnale di forza importante proprio sul suo terreno, quello del duello.
Per Marquez, comunque, è un secondo posto che non ha il sapore di una sconfitta: Marc ha fatto una gran corsa proprio sul circuito dove nel 2020 la sua storia di imbattibile number one è cambiata con quell'incidente che ne ha intaccato la carriera. Una gran corsa, quella dello spagnolo, che poteva fare tutto, tranne che collezionare la terza caduta di fila (dopo quelle di Austin e della Sprint di Jerez), e ancor meno innescare un nuovo incidente con Bagnaia che avrebbe avuto conseguenze anche nel suo rapporto con la Ducati. Chiamando le cose per nome, lo sconfitto è Jorge Martin, caduto all'11. giro quando era primo, con Bagnaia che gli soffiava minaccioso sul collo. Jorge ha poi detto che “non stava spingendo”, ma al decimo giro aveva fatto segnare il tempo di 1’37.955 contro l’1’37.999 di Bagnaia e l’1’37.979 di Marquez. Martin, e non è la prima volta, delude sul più bello, dimostrando di avere difficoltà nel reggere la pressione e così, pur ancora primo in classifica, perde punti pesanti per far sua, nel 2025, la Rossa ufficiale.
E gli altri? Comprimari, anche se di lusso. Marco Bezzecchi merita un bravo per aver agguantato il podio (+3.903) davanti ad Alex Marquez (+7.205), Enea Bastianini (+7.253) e Brad Binder (+7.801): chissà se per il Bez sarà l’inizio di una svolta. Così e così, invece, l'atteso Pedro Acosta, capace di chiudere decimo, dopo un contatto a inizio gara e soprattutto la gran botta in mattinata nel volo del warm-up con guai alla mandibola. Corsa spettacolo, quella vista sugli spalti del circuito o davanti alla tv: al di là dei duelli è l’analisi del cronometro a far capire il livello tecnico e agonistico della battaglia dei due giganti. Sia Bagnaia, sia Marquez fermano infatti il cronometro sull’1'37" per 12 volte, con quel 1’37.449 di Pecco al terzultimo giro che fa capire a Marc che era meglio meglio chiuderla lì. Per capirci, il terzo, Bezzecchi, riesce a scendere solo l'1'37" solo due volte. Jerez ha consegnato al Mondiale una Ducati super e un'Aprilia e una Ktm in difficoltà, in una MotoGP di grande qualità e avvincente, sia per gli appassionati, sia per il pubblico generico. Fra due settimane c’è Le Mans: si spera in una replica dello spettacolo.
Fonte: Gazzetta.it