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Kevin Agudelo a DAZN Talks: le sue parole

Redazione
Kevin Agudelo a DAZN Talks: le sue paroleDAZN
Il talento dello Spezia è il protagonista del nuovo episodio di DAZN Talks, in diretta sul nostro canale Twitch. Ecco le sue parole, nell'intervista di Orazio Accomando e Barbara Cirillo

Genoa , Fiorentina e poi Spezia . Una prima stagione, questa, già di livello assoluto: 17 presenze accumulate finora, 2 reti e 1 assist. Soprattutto, tante risate e un ruolo cruciale negli spogliatoi del club ligure. 

A DAZN Talks, la simpatia di Kevin Agudelo , che si racconta in diretta Twitch con Barbara Cirillo e Orazio Accomando. Ecco le sue parole a DAZN; qui il link per l'intervista video.

Kevin Agudelo, Spezia, DAZN Italia

Le parole di Agudelo a DAZN

"Colpa di Verde? Ora gli mando un messaggio, vediamo cosa mi dice...". 

Sempre sorridente

"Come fai a ridere sorridente? Non lo so, ti devo dire la verità. A volte mi crea problemi: ci sono momenti in cui non si può sorridere e mi fa sentire male. Cerco sempre di fare casino, per far ridere gli altri. Mi piace vedere tutti felici, ma ci sono momenti in cui non puoi. Io il più matto? Non lo so, però quando arrivo cerco di far ridere sempre gli altri. La prima cosa che ho detto? 'Buongiorno, fenomeni!'". 

Il nomignolo Toto

"Toto nasce da un mio zio. Gliel'ho chiesto tante volte, ma cambia sempre versione. In un giorno in cui girava un po' e mi ha chiamato Toto. Mi sono girato e per tutti sono diventato Toto. Se mi chiamano Kevin è perché ho fatto qualcosa di diverso, e allora è finita. Anche mia moglie mi chiama così".

"Quando ti chiama così Thiago Motta? Sì, se mi chiama così si sta arrabbiando. Di solito mi chiama 'Agu'. Cosa lo fa arrabbiare? Cosa fai quando perdi la palla. Come reagisci. Non tanto nell'andare a pressare, ma metterti subito in posizione per ripartire o essere connesso con la squadra in difesa. Può farlo arrabbiare. Spero non veda l'intervista".

La curva e i tifosi

"Che impatto ho avuto? Mi ha impressionato. Quando sono arrivato, anche l'anno scorso, mi avevano parlato di una città piccola ma che erano caldi. Sono stati al Genona, la Fiorentina, tifoserie forti. Ero impressionato: apprezzano lo sforzo in campo. Ti fa sentire bene dopo gli errori, ti stanno vicino sempre però, sempre lì. Ti dà una forza in più. All'inizio erano così e ci hanno spinto a dare qualcosa in più. Fatta una prestazione buona".

"Stadio pieno? Quando si è fermato tutto, con gli stadi vuoti, era un disastro. Si sente come se giocavamo a calcetto. Sulla strada. L'ho sentita un po' così. Quando ho iniziato a rivedere gente, c'era più emozione. Ti fa dare qualcosa in più, la gente che ti spinge. Vedere il Picco pieno è meraviglioso, c'è una tifoseria caldissima e ci spinge a fare tanto".

Gli inizi

"Ho iniziato a calcetto, sì. Dai 10 ai 13 anni giocavo a calcio a 5. Non sul prato, ma sull'asfalto. Giocavo a calcio a 5, calcio a 11 con la scuola. Andavo a mille. Mi allenavo due volte a giorno, giocavo il venerdì a 5 e sabato a 11. Il calcio ce l'avevo sempre. Poi certamente la mia mamma mi ha detto di scegliere: non potevo esplodere. Dovevo decidere. E ho scelto il calcio a 11. Ho fatto tanti provini e niente, sono andato al Genoa, un'opportunità gigante e siamo qui". 

"Il 7 aprile 2019 cos'è successo? Il primo gol da professionista. E' vero! E' stato bellissimo. Mi ricordo il portiere che calcia una palla lunghissima, il compagno la spinge indietro. Cerco il difensore centrale, vado avanti, non mi prende più. Faccio un tocco sottile e la palla va piano, piano, piano... mi giro a vedere se entra o non entra, poi bellissimo. E' il mio preferito: è stato il primo ed è stato bello. Non era facile: l'avevano solo sfiorata, io poi sono andato in porta". 

Il gol al Milan

"Bellissimo. Non me l'aspettavo. Sono entrato a cercare di fare il meglio, di aiutare la squadra. Però il mio pensiero era fare bene, fare giocate per qualcuno, fare assist. Mi sono trovato con un gol meraviglioso. Daniele Verde mi ha fatto un assist incredibile, poi a Milano... mi fa sentire ancora tutto. Quante volte l'ho rivisto? 15 giorni a rivedere lo stesso gol, tutto il giorno. Facevo colazione col telefono lì a riguardarlo. Guardavo il passaggio, com'è andata, andavo piano piano avanti... 15 giorni così". 

La moglie

"Gioca ancora? No, ora no. SI è fermata. Giocava attaccante centrale. Segnava più di me? Penso di sì, l'ho vista giocare un paio di volte. Aveva una forza incredibile. Non so se faceva tanti gol, poi le mando un messaggio. Lei mi dice che posso fare più gol. L'altra volta mi ha detto che non ho giocato bene: 'Ma come?', le ho chiesto, 'mi devi dire di stare tranquillo, che andrà bene'. Poi mi confronta: 'Puoi fare questo, puoi fare di più'. Mi aiuta: mi fa vedere un altro lato, che magari ti sfugge. Ho il personal training, sono tranquillo".

"Le piace tanto andare allo stadio, vedere la partita. Anche in trasferta. Le piace andare e a volte un po' litighiamo: non siamo sempre d'accordo. Mi dice di fare questo o quest'altro, mi cheide tante volte il gol, che mi manca tanto. Le ho detto: 'Guarda, amore, l'ha parato!'. E lei: 'Potevi calciare dall'altra parte'. Era giusta, ma avevo calciato bene. Il portiere del Cagliari si era spostato, poi è stato molto bene. E lei mi ha detto di calciare prima...". 

Erlic e Nikolaou

"Quando guardo dietro sono tranquillo. Anche quando in retromarcia, non guardo dietro. So che c'è Nikolaou e non guardo chi viene. Si somigliano un po', sì. ".

"Difensori forti contro? Uno dei più forti è Koulibaly. Non so, lo diranno in tanti, quando l'ho visto ho detto: andiamo piano!".

Play o Xbox

"Sono più di Play. A cosa giochi? Gioco un po' a tutto. Inizio con Fifa, Ultimate Team. Quando iniziano a battermi, smetto e faccio un altro gioco. Poi mi arrabbio e lancio il controller. E allora meglio passare altro. Un po' Call of Duty. La squadra che prendi? Il Manchester City. Sì, a volte si sceglie la squadra che sogni. Dipende però contro chi gioco, chi pesca l'avversario. Con Verde a volte giochiamo un po'... facciamo il confronto. Portiamo la play nel ritiro, ma giochiamo anche Spezia-Cagliari, Spezia-Torino. Facciamo queste partite. A volte io, a volte Daniele prendiamo lo Spezia. Non è fisso".

Agudelo e Haps si sfidano in Spezia-Venezia di Serie A

L'Italia e il napoletano di Verdi 

"Ma no, non è vero... cos'ho imparato? Lo ammazzo sicuro! Pensa che quando sono con lui, siamo in giro che ha qualche amico, famiglia, inizia a parlare... io sto così: analizzo per capire le parole, posso stare cinque minuti ma non capisco nulla! Proprio nulla! Ci ho provato: quando parla napoletano e ci sono io, gli chiedo di aiutarmi. Altrimenti non capisco. Fatico a capire l'italiano, tu mi metti altre cose". 

"Più veloce lo spagnolo o il napoletano? A volte lo spagnolo, a volte il napoletano. L'italiano l'ho imparato bene. Cosa mi piace l'Italia? Tutto. Tutto. Ho iniziato a conoscere, a capire, a vedere l'Italia. Si mangia bene, si sta bene, l'estate. Mi piace la pasta al pesto, la carbonara. La pasta tutta! Ma non faccio come Dumfries".

"Cibo preferito ligure? A parte la pasta... non so, mangio di tutto. Non so se c'è un piatto specifico. Mi piace un po' tutto. Io so fare bene il riso: mia moglie dice sempre che lei cucina e io faccio il riso. E lì faccio io".

"Il piatto forte di Isabella? Non so com'è la traduzione. E' come una carne con una salsa, però non so come la faccia. Tipo arrosto, con una salsa particolare. Ma è un altro livello, buonissimo. Mia moglie cucina benissimo, tranne il riso...". 

Voleva fare l'architetto

"Sì, ma non parliamone! Mia moglie poi mi prende per il... l'avevo detto perché quando avevo 13-14 anni, a mia madre avevo confessato di voler fare questa cosa. Non mi sono applicato sullo studio, e lei mi dice che quando mi ha conosciuto ero così, poi però mi sono disinteressato di tutto tranne che del calcio. Non aveva un'altra cosa che voleva fare: a 13 anni mi piaceva questa carriera. Mia moglie mi prendeva in giro: 'ma che ne capisci?'".

L'asta per le maglie

"Io non lo so. Era libera la 33, quando sono arrivato c'era. Non so all'inizio, io sono arrivato quasi all'ultimo. C'era la 33 libera e avevo scelto con mia moglie e il mio procuratore. C'erano dei numeri liberi e il figlio del procuratore ha preso una carta con il 33. Quindi gratis? E' andata benissimo, tutto free". 

"Quale numero avrei voluto? Non lo so. Non ho un numero particolare, mi piacciono tanti numeri. A Genova avevo il 28, ho iniziato con il 4, poi sono passato a Firenze con il 19, che mi piace tanto. Ecco, può essere il 19". 

"Il 10 di Verde? La rifacciamo. Quale numero avrei voluto? Il 10, secondo me il 10. Mi piace tanto. Se mi sento così? Adesso non lo so, sono un 9 e mezzo, mettiamola così. O un 10 e mezzo". 

Fantacalcio

"Non lo faccio, capisco poco. Però mi arrivano sempre i messaggi, a volte un po' mi dicono che sono in queste squadre, di mettere una pezza. A volte rispondo: 'Dammi fiducia che ce la facciamo!'. Poi magari dopo un gol o assist, tanti messaggi: 'Mi hai fatto vincere, grazie'. Un altro mi ha mandato la scommessa fatta e ha vinto non so quanto...". 

"Vado meglio a partita in corso? Ormai sì, non me ne rendo conto, ma ormai sì. In un'intervista, qualche settimana fa, ho detto che è una forza in più. Qualcosa in più. Non so se magari il mister ragiona così: sa che entro e posso fare gol, e non lo sappiamo. Cerco sempre di esprimermi al massimo. Ho avuto tanto coraggio per andare avanti. Per fare gol. Non so cosa dirti più di questo. Quando sono in panchina, i piedi mi fanno così. La voglia è tanta di andare in campo. Giusto andare a mille. Contro l'Empoli? Direi di sì, ce la facciamo. In quest'intervista poi si fa gol: vero o no? Se segno, faccio il gesto di mangiare il riso".

Cosa faresti in caso di salvezza?

"Come Verde, mi faccio la barba bianca! Magari i capelli bianchi, faccio una cresta bianconera. Promesso! Vado con Dani, facciamo lo stesso giorno. Magari mia moglie vi odierà un po', ma poi ci perdona...".

Italiano e Thiago Motta

"Sono due allenatori diversi, da tanti punti di vista. Per me tutti e due ti insegnano, ti danno cose diverse oltre al gioco. Per me sono entrambi bravi. Ho conosciuto di più mister Thiago, sono stato più tempo con lui rispetto a Genova. Ho imparato e sono cresciuto tanto. Sono due tecnici diversi, non ne scelgo uno". 

"L'esperienza al Genoa? Diciamo che magari un po' più di tempo per lavorare a cosa serve in campo. Serve un tempo per far capire ai ragazzi ciò che vuole e che chiede. Quando i risultati e la partita ti accompagna, ti fa valutare meglio le partite e ti aiuta a crescere".

L'idolo da bambino

"Bella domanda! Ho sempre detto che ho visto Iniesta, Xavi, Messi... questi giocatori di altro livello. Ma ho sempre seguito i colombiani: Falcao, James, il Mondiale del 2014... quando James è andato al Real Madrid. Li seguo, mi piacciono tanto. James ha una qualità impressionante, diversa, da grande squadra. Un po' di tutti, ho preso". 

"I colombiani in Serie A? Ho un buon rapporto. Con Cuadrado parlo di più, l'ho visto tante volte e parliamo spesso della famiglia, del calcio, anche di nazionale. Gli chiedo tanto della nazionale, come sono i ragazzi. Il mio sogno è andare lì. Cerco di sapere com'è, lui è molto sincero e mi dice le cose. Con Muriel ci ho parlato, ma non troppo. Ho un buon rapporto con tutti".

Cuadrado gol Juventus-Fiorentina - 2021

La convocazione in Nazionale

"Io spero di sì, anche nelle ultime due partite nella sosta, ci ho creduto fino alla fine. Pensavo di poter avere spazio, dovevo dimostrare di essere pronto. Poi non è successo. Cerco di lavorare sempre bene, di stare lì, di farmi vedere. So che anche per me stesso, per il club, è un sogno diverso, non puoi non pensare a quello".

"Colombia e Italia non ai Mondiali? Quando ci siamo resi conto che non saremmo andati ai mondiali, abbiamo parlato un po'. Ci siamo detti di guardare avanti, tutti hanno cercato di fare il massimo. Ma si vince e si perde, ora si guarda avanti".

I segreti dello Spezia

"L'allenamento? Benissimo. Con tanta energia. Quando vinci hai una settimana più tranquilla".

"Il più matto? Nikolaou può essere uno. Anche Rey Manaj. E poi io, ma io sono il terzo! Il deejay? Un po' tutti, ascoltiamo un po' tutto. L'altra volta Rey ha messo musica albanese, io un po' di salsa, cerchiamo di girare un po'. 

"Il punto di riferimento? Verde. Io sono arrivato prima, da quand'è qui mi ricordo che eravamo in albergo. Anche noi, quadno siamo nervosi, ci parliamo anche tra di noi, a sfogarci di tutto ciò che non viene bene. Mi fa bene parlare del problema, di ciò che penso. Mi fa sentire più tranquillo".

Il papà come il Papu

"Gliel'ho detto al Papu? No! Ma abbiamo parlato una volta con mio padre di questo. Mi chiamano anche Papu, "papito, "papi". E' gergo. Imparo a ballare come il Papu, magari. Serve fare la Toto-dance. La prossima volta che ci vediamo vi faccio vedere".

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"Portiere? Mi è piaciuto Maignan, tanto da quand'è arrivato. Mi sembra fortissimo. Difensore: Koulibaly. Centrocampista: Calhanoglu mi piace tanto. Attaccanti? Dani Verde. Non lo conoscete, ma è fortissimo!".

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