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La Domenica più bella

La Domenica più bellaDAZN
Tokyo 2020. Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs riscrivono la storia dello sport italiano. Nel giro di 12 minuti l’Italia vince due medaglie d’oro alle Olimpiadi, nel salto in alto e nella gara “regina”, i 100 metri piani.

Gianmarco Tamberi da Civitanova Marche, ma figlio di Ancona, dove ormai vive da alcuni anni. Lamont Marcell Jacobs, originario di El Paso (Texas), ma cittadino di Desenzano Del Garda, dove risiede con la madre Viviana Masini. Sono loro i due nuovi eroi azzurri. I due beniamini tricolore che nel giro di 12 minuti di una domenica bestiale hanno scritto una pagina indelebile di storia dello sport italiano. Domenica 1 agosto, dalle 14.41 della folle esultanza di Gianmarco dopo la decisione di condividere la medaglia d’oro ex aequo con il qatariota Barshim nel salto in alto, alle 14.53, momento in cui Marcell ha staccato tutti e ha stampato un 9.80 epico, che gli è valso il successo nella gara simbolo dell’atletica leggera. Quei 100 metri piani che furono, da Pechino 2008 a Rio 2016, la terra di gloria eterna di un certo Usain Bolt. 

Primo storico oro sia nel salto che nei 100 metri

Un abbraccio commovente li ha stretti in mezzo alla pista, al centro della scena, al centro dello show planetario, avvolti in una bandiera della loro Italia, cullandoli nell’Olimpo, dove approdano i più grandi. Non avevamo mai visto niente di simile, non avevamo mai vissuto momenti di passione e di esaltazione così ravvicinati, non c’era mai stata una domenica così bella per lo sport azzurro. Il sottile confine tra irrealtà e magia ha avuto il suo punto di contatto in questi Giochi Olimpici, proprio là, dove nemmeno i sognatori più avventurieri si erano spinti con l’immaginazione. Non avevamo mai vinto un oro nel salto in alto maschile, non avevamo mai disputato una finale maschile nei 100 metri. Non era un miraggio, non era una chimera, ci siamo svegliati padroni del mondo.

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Gianmanco Tamberi, dall’incubo alla favola

Per comprendere al meglio l’epopea di “Gimbo” dobbiamo tornare indietro al 2016. Tamberi ha 24 anni, gareggia con mezza barba tagliata e mezza no, un “half-shave” che diventa suo soprannome e anche un brand con il quale si identifica. Il 19 marzo a Portland (Stati Uniti) vince la medaglia d'oro ai campionati mondiali indoor saltando 2.36. Il 10 luglio trionfa ai Campionati europei di Amsterdam con la misura di 2.32, diventando il primo italiano a vincere l'oro europeo nel salto in alto. Iniziano tutti a parlare di lui, l’Italia ha trovato il suo gioiello nel salto in alto. Il 15 luglio, però, accade l’imponderabile. Domina la gara dell'Herculis, meeting internazionale del Principato di Monaco, nona tappa della Diamond League, migliorando il record italiano con 2.39. Tenta poi di superarsi provando i 2.41, ma al secondo tentativo si infortuna alla caviglia sinistra, compromettendo la partecipazione ai Giochi Olimpici di Rio.

Un colpo al cuore, una delusione atroce. Inizia lì la sua scalata. “Mi rifarò a Tokyo, tranquilli”, dichiara a più riprese. In questo quinquennio, invece, arrivano altri infortuni e amarezze. Gimbo non si ritrova, non torna sui suoi livelli, alcuni ne iniziano a discutere l’eventuale valore. Lui, però, in testa ha solo l’Olimpiade. Quello è il suo obiettivo, quello il suo tarlo. Appena prima di Tokyo fa la proposta di matrimonio alla sua fidanzata Chiara Bontempi e sin dai primi salti allo Stadio Olimpico giapponese dimostra di esserci, con la testa e con il fisico. Ma soprattutto con il cuore. La finale di domenica è una scalata portentosa: nessun errore a un percorso pulito fino ai 2.37, fianco a fianco con il qatariota Barshim. Poi gli errori di entrambi ai 2.39, la decisione di condividere quell’oro e l’esplosione di gioia con il gesso che cinque anni prima aveva messo in stand-by un sogno. Come nelle favole, la caduta e la risalita, dal baratro al paradiso, in alto, più in alto di tutti.

Gianmarco Tamberi, Olimpiadi Tokyo 2020

Marcell Jacobs, freccia con record europeo

Dal fulmine, in arte Bolt, alla saetta italo-texana. La rapida escalation di Marcell Jacobs si concretizza a partire dal 2019. Una crescita di prestazioni continua, verticale, sensazionale. A maggio, nel meeting di Savona, Jacobs aveva stabilito il nuovo record italiano dei 100 metri piani con il tempo di 9"95. Nella sua (e nostra) domenica di grazia ha prima infranto il primato europeo in semifinale, portandolo a 9"84 e poi ha polverizzato ogni avversario in finale, con un 9"80 leggendario, lo stesso identico crono del fenomeno Usain a Rio. “Tutta la vita di Marcell è stata un sacrificio – ha dichiarato sua mamma dopo lo strepitoso oro - noi eravamo giovanissimi, ci siamo dovuti trasferire in America, poi il padre è stato trasferito in Corea quando Marcell aveva un anno, gli ho dovuto fare da padre e madre, ha avuto anche problemi fisici da piccolo. Ora però finalmente può godersi la vita dopo tutti i sacrifici, ora ha davvero conquistato il mondo”.

L’Italia non aveva mai avuto un rappresentante nella finale dei 100 alle Olimpiadi, Jacobs ha deciso di fare le cose in grande e, oltre ai primati, si è preso il metallo più pregiato, quello che consacra nell’immortalità dello sport. In una domenica irripetibile e indimenticabile, due trionfi di fila da quali faticheremo a riprenderci. Lacrime, felicità, orgoglio, nel nome della nostra bandiera che ora sventola altissima anche nel magico regno giapponese.

Lamont Marcell Jacobs, medaglia d'oro nei 100 metri, Olimpiadi Tokyo 2020