C’è stato un momento, al termine delle prove libere di venerdì, in cui tutti hanno pensato che Leclerc questo GP di Montecarlo potesse solo perderlo. Troppo veloce la sua Ferrari, troppo in palla lui. Era già successo, in un paio di occasioni in passato, e non era finita molto bene. Un’altra delusione sarebbe stata pesantissima. Sainz, il suo compagno destinato ad andarsene a fine stagione, aveva vinto in Australia a marzo nell’unica occasione in cui Verstappen aveva sofferto un ko tecnico. E sull’anno prossimo si stava già allungando l’ombra di Lewis Hamilton, in arrivo a Maranello e compagno scomodo come pochi visto il suo palmares. Quello che affrontava sulla pista di casa Charles era in sostanza, per ragioni tecniche ma soprattutto emotive, l’esame di maturità in grado forse di far pendere da una parte o dall’altra la sua intera carriera. Com’è finita lo sappiamo tutti. Ma non è tanto la vittoria a contare, per quanto possa suonare come un paradosso. A impressionare è stata la dimostrazione di forza mentale. Leclerc è un pilota dotato di classe e grande talento, su questo non ci piove. Ma, con le fatiche degli ultimi due anni, si stava trasformando in un’incompiuta. Con qualche piccolo dubbio sulla sua capacità di guidare la squadra, di imporre con personalità la gestione delle gare stando alla larga dagli errori, cosa che non sempre gli è riuscita. Quest’anno poi, nei momenti in cui lasciava pregustare la possibilità – almeno in qualifica - di fare il colpaccio, si era un po’ perso. Stavolta no. Stavolta si è preso la pole con autorità, regalandosi poi 78 giri di gloria senza patemi fino alla bandiera a scacchi. Aiutato, in questo, dai cambi di mescola dopo la bandiera rossa che hanno reso il GP, privato dell’obbligo di almeno una sosta ai box, una arida processione. Il campionato è arrivato a un terzo del suo percorso e qualche animo dotato di grande ottimismo inizia a dire che 31 punti di distacco tra l’olandese iridato e il ferrarista non sono poi così tanti. Difficile che il Mondiale cambi padrone. Basterebbe la conferma di un cambio di tendenza, la possibilità di vedere una sfida aperta a ogni GP. Perché ciò che succede adesso si riverbera inevitabilmente sul Mondiale che verrà. Quello sì, da vincere. E qui due parole vanno spese anche per Fred Vasseur. Al suo arrivo, all’inizio del 2023, venne accolto dai tifosi della rossa con una certa diffidenza. Cresciuta nel corso di una stagione non facile, figlia di una monoposto molto lontana da quella dell’anno prima e dalla Red Bull rivale. Il francese, uomo di corse, ha pensato solo a lavorare. Con impegno e rigore, facendo le mosse che riteneva opportune all’interno della squadra, mentre all’esterno mostrava sempre lo stesso sorriso sornione di chi sente di avere tutto sotto controllo. Anche se ci credevano in pochi. Intanto il team principal del Cavallino quest’anno ha già conquistato due GP, con la rossa in questo momento seconda forza del Mondiale, ha ingaggiato per il 2025 un sette volte iridato come Lewis Hamilton e coltiva la concreta possibilità di aggiungere alla compagnia il genio di Adrian Newey. Lamentarsi diventa davvero complicato. Ma Leclerc avrebbe vinto lo stesso, tanto grandi erano la sua fame e la sua volontà. Si vedeva dagli occhi e lascia buone sensazioni per il futuro. Sarà interessante osservare come essersi tolto dalle spalle la scimmia del successo nella gara di casa spingerà la sua stagione. A partire dal prossimo GP, in Canada. Perché da tre corse a questa parte il Mondiale è diverso. La Red Bull non domina più e Verstappen comincia a guardarsi le spalle, facendo anche un po’ di conti con grande maturità. Il Max di qualche anno fa le avrebbe provate tutte, rischiando più del dovuto. Ieri ha accettato con rassegnazione gli eventi, fuori dal suo controllo, pensando a portare a casa punti preziosi. Perché si è capito, dalle ultime gare, che non può più permettersi le passeggiate della passata stagione.
FIA F1 World Championship
La svolta di Leclerc e il lavoro di Vasseur: così è un'altra Ferrari
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