Chi l'avrebbe detto che tra Gasperini e Inzaghi, certezze di mille reti, alla fine avrebbero prevalso i talenti dei due portieri. E chi l'avrebbe detto che Samir Handanovic in particolare, dopo critiche spesso forti e alle volte ingenerose, avesse ancora la forza di rispondere in maniera così netta, così bella, così importante.
Per una volta, per Inter e Atalanta non parlano i chilometri macinati (che pure ci sono stati), le occasioni da rete (che non sono mancate) o i gol segnati (no, stavolta niente da fare); per Inter e Atalanta parlano le gesta dei due portieri.
Da una parte il capitano Samir, dall'altra il giovane Musso. Gli intrecci di mercato avrebbero messo volentieri il secondo al posto del primo. Poi il primo è rimasto e il secondo è andato a Bergamo. Dove ha trovato una difesa solida e comunque una continuità importante.
Se non parlano gli attaccanti
Il match del Gewiss è stato vibrante. Bello da vedere. Tutto da sentire. Nelle lotte a centrocampo spesso è emersa la tecnica sopra al fisico, eppure si scontravano le due squadre più intense e solide del campionato.
Cosa vuol dire? Che Atalanta e Inter sono in grado di mettere in campo valori universali. Che sono squadre complete e completamente votate al servizio del proprio allenatore. Una grande vittoria per Simone Inzaghi, una conferma settimanale per Gasperini.
A proposito dei tecnici e a proposito di portieri. C'è una linea sottile che unisce Atalanta e Inter, e riguarda proprio il compito degli estremi difensori di legare il gioco.
Handanovic, ad esempio, ha tenuto palla per oltre 4 minuti: "Avevo il pallone tra i piedi perché i giocatori mercoledì avevano speso tanto e c'erano meno movimenti del solito. L'ho tenuto di più almeno recuperavano di più, il portiere deve dettare i tempi di gioco, sapere quanto ripartire e quando mantenere la calma", ha raccontato ai nostri microfoni. Chiudendo così: "Il punto ce lo prendiamo". Pure volentieri.