Tre sconfitte in meno di un mese di stagione possono iniziare a rappresentare un campanello d’allarme per l'Inter e per Simone Inzaghi.
Andando poi ad analizzare partita per partita, le partite contro Milan e Lazio sono state perse in modo netto e con una squadra apparsa inferiore rispetto agli avversari.
Più in generale, nonostante ci siano stati episodi che avrebbero potuto permettere ai nerazzurri di evitare la sconfitta, è ciò che l’Inter ha lasciato al triplice fischio che fa maggiormente preoccupare.
Poco carattere e poca gamba
Contro la Lazio, l’Inter è apparsa da subito in difficoltà facendosi sopraffare dalla squadra di Sarri, ma una volta trovato il pari con Lautaro, aveva subito avuto l’occasione con Dumfries di completare la rimonta.
Il gol di Luis Alberto ha poi aperto la strada alla vittoria biancoceleste e minato le prime certezze interiste.
Certezze che sono apparse ritrovate dal risultato con la Cremonese, anche se contro la squadra di Alvini, la sensazione avuta al triplice fischio era proprio quella di una fase difensiva sempre meno solida.
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Sensazione emersa definitivamente nella partita contro il Milan, quando l’Inter è stata inferiore nel derby per intensità, gioco e carattere, salvo sfiorare il pareggio con Calhanoglu, fermato da uno straordinario Maignan.
Proprio il derby ha evidenziato una volta di più la necessità di una grande squadra di poter fare affidamento su un portiere determinante nei momenti più importanti.
Così come è successo a Pioli con Maignan che ha parato un rigore a Berardi contro il Sassuolo e poi sigillato il risultato contro i nerazzurri nella partita successiva: due interventi che hanno portato al Milan almeno tre punti.
Le scelte forti contro il Bayern
Davanti a un primo difficilissimo bivio della stagione, Simone Inzaghi ha provato a cambiare qualcosa nella sua idea rodata di Inter, andando ad affrontare il Bayern con parecchie novità.
La principale è stata la promozione da titolare di Onana che, al debutto in nerazzurro, ha effettuato 10 parate contro i campioni di Germania.
Questo dato, record per l’Inter in Champions dal 2003/04, può essere interpretato in due modi, uno negativo e uno positivo. Quello negativo è che l’Inter ha concesso troppo a una squadra comunque fortissima, quello positivo è il contrasto con Samir Handanovic, attualmente penultimo per percentuale di parate effettuate in Serie A.
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Un’altra scelta forte contro la squadra di Nagelsmann è stata la panchina di Nicolò Barella. Scelto quasi all’unanimità come capitan futuro, l’ex Cagliari sta iniziando ad accumulare una serie di prestazioni negative nelle partite più importanti.
Dato per scontato, ma va comunque ribadito, che rimane il centrocampista più forte dell’Inter e tra i più forti della Serie A, Barella è mancato nel derby contro il Milan, così come nella doppia sfida con il Liverpool, in quel caso a causa di una decisamente ingenua espulsione subita contro il Real Madrid nella scorsa Champions.
Questo vuol dire che Barella diventerà una riserva? No, però il messaggio è chiaro: anche un insostituibile come lui, può finire in panchina. Anche contro il Bayern Monaco.
Con la panchina per Handanovic, la fascia da capitano è andata sul braccio di Danilo D’Ambrosio, un giocatore poco mediatico ma risultato spesso affidabile. L’autogol contro il Bayern rimane un episodio negativo per il numero 33, preferito però dal primo minuto a uno Stefan De Vrij che dalla stagione scudettata appare lontano dalla forma migliore.
Il sostituto non è l'erede di Perisic
L’incognita più grande per Inzaghi arriva però sulla fascia sinistra, dove in questo inizio di stagione si sono alternati Dimarco, Gosens e Darmian. In tre, nessuno si è minimamente avvicinato al rendimento di Ivan Perisic, ma se c’è un sostituto, e non un erede del croato, questo deve necessariamente essere Robin Gosens.
L’ex Atalanta non è ancora stato impattante come nelle sue migliori stagioni a Bergamo, ma per status, anche se non per caratteristiche, il tedesco è quello che si avvicina di più al nuovo giocatore del Tottenham.
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La forma è tremendamente lontana dalla miglior versione, ma per un giocatore che si porta dietro noie fisiche da parecchio tempo e con quella corporatura, la necessità di giocare con costanza rimane la condizione base per poter dare un giudizio sul suo effettivo rendimento.
Da qui alla sosta, l’Inter dovrà necessariamente rialzarsi e tornare a vincere, in attesa poi di ritrovare Romelu Lukaku dall’infortunio, ma finché il belga non sarà tornato, Inzaghi dovrà continuare a seguire determinate scelte con convinzione.