Negli USA li chiamano "upsets". Che non vuol dire "arrabbiarsi" o "arrabbiato". Gli upsets racchiudono le storie delle grandi vittorie, dei Davide in grado di sconfiggere i Golia. E vale per tutto, tutto ciò che è americano.
Un upset si verifica sostanzialmente in una competizione, tendenzialmente o politica o sportiva, quando il partito o la squadra che ci si aspettava vincesse (il "favorito") perde o pareggia con uno sfavorito, dato per sconfitto da tutti prima di scendere in campo. Non capita poi così raramente, almeno non in NFL, che la "conventional wisdom", ossia la saggezza popolare, pronostichi qualcosa che poi non si avvera. Ecco: proprio quando avviene, lì si trova parte della magia del football americano.
Dalla vittoria degli Steelers del 2005 ai Jaguars che chiudono a chiave i sogni dei Broncos. Più recentemente, nel 2018, ricordiamo l'upset dei Philadelphia Eagles sui New England Patriots di Tom Brady. In quel caso, la squadra in Midnight Green incarnò con orgoglio la figura di "underdog", indossando maschere di cani per tutta la settimana che portava al Super Bowl. La voglia, l'istinto primitivo di abbattere giganti di dimensioni improponibili, andando ad accartocciare qualsiasi tipo di pronostico avverso, vive e si esalta proprio in sport come il football americano. L'America e la NFL, dopotutto, sono la terra degli upset per eccellenza.
Ma andiamo a riavvolgere la pellicola verso un passato più remoto: in tutta la storia della NFL, tanti underdogs hanno sconvolto i propri tifosi e portato a casa vittorie incredibili, non necessariamente al Super Bowl. Andiamo a vedere gli 8 più entusiasmanti.
2005: quando gli Steelers superarono i Colts
Pensate un po': i Colts avevano iniziato la stagione con 13 vittorie e 0 sconfitte, prima di chiudere la regular season con un record di 14-2. Quasi imbattuti, ai limiti dell'imbattibile. Gli Steelers avevano invece lottato dall'inizio dell'anno per trovare continuità, e solo nelle ultime settimane avevano accumulato le vittorie necessarie per passare ai playoff.
Primo step: superati i Cincinnati Bengals al turno di Wild Card dei playoff. Secondo step: proprio i Colts, una montagna apparentemente insormontabile, ma scalata quasi a mani nude da Pittsburgh.
Gli Steelers, complice un inizio a ritmi folli, all'intervallo conducevano 14-3. Nel secondo tempo? Addirittura 21-3. I Colts non si persero d'animo e segnarono 15 punti di fila, arrivano a quota 18. A 21 secondi dalla fine, sul piede del kicker Mike Vanderjagt, la possibilità di un pareggio insperato, poi mai raggiunto. Avrebbe portato il match ai supplementari, e poi chissà dove. Alla storia, però, la grande impresa degli Steelers.
1991: Super Bowl XXV
Partiamo dalle nozioni di base: si affrontano i Buffalo Bills contro i New York Giants, stesso record nella regular season. Il 27 gennaio del 1991, a Tampa, Florida, è la finale del Super Bowl. I Bills sono largamente favoriti: nonostante abbiano vinto entrambe 13 partite e perse soltanto 3, Buffalo sembra una macchina da guerra, soprattutto di punti. Ebbene: la storia darà ragione ai Giants, per una volta travestiti da Davide.
La gara è combattuta ed è davvero punto su punto. A soli otto secondi dal termine del quarto quarto e sotto di un solo punto, i Bills hanno la possibilità di vincere con un field gol da 47 yard, ma il placekicker, Scott Norwood, calcia la palla troppo a destra. Buffalo perde l'occasione di una vita per un solo punto, la prima volta nella storia del Super Bowl.
1995: la storia di Norv Turner
Se c'è un uomo che ha cambiato i Dallas Cowboys negli anni Novanta, probabilmente quell'uomo è Norv Turner. Spesso la storia lo consacra come la mente dietro la rivoluzione offensiva di Dallas, non a caso parliamo di un Hall of Famer.
Turner non è però tra i più amati a Dallas, e il motivo è comprensibile e molto simile a come intendiamo lo sport anche in Italia: andò a Washington, agli allora Redskins. Nella seconda stagione - di sette totali - il destino dello sport gli riservò una sorpresa particolare: la corsa al Super Bowl sarebbe stata intrecciata proprio con Dallas. Non solo: il match decisivo si sarebbe tenuto proprio lì, in Texas.
L'inizio? Faticosissimo. 10-2 per i Cowboys, ormai già proiettati all'epilogo stagionale. Peccato che sia sempre stato un errore non fare i conti con Washington e con la voglia di rivalsa proprio di Norv Turner: 17 punti di fila per la squadra di DC e 24-17 totale.
1978: la leggenda di Joe Washington
L'obiettivo dei Baltimore Colts del 1978? Vincere il quarto titolo consecutivo della propria Division, l'AFC East. Ma l'inizio fu disastroso, e disastroso è dir poco: nelle prime due partite, i Colts non riuscirono a fare alcun punto, perdendo con un margine totale di 80 punti. Non solo: l'uomo attorno al quale girava tutta la squadra, il quarterback Bert Jones, si infortunò e dovette salutare prima di tutti la stagione.
Contro i Patriots, probabilmente la squadra più forte e in forma, di sicuro la più talentuosa, uno dei tanti "upset" della NFL cambiò drasticamente la storia dei Colts: nacque in una sera di settembre la leggenda di Joe Washington, autore di una prestazione passata alla storia, scritta e orale. Washington fu in grado di ottenere touchdowns in qualsiasi modo, tre di fila e tutti decisivi. Segnò la svolta del match, e poi dell'annata. 34-27 il risultato finale tra Colts e Patriots.
1997: Jaguars e Broncos
I campioni dell'AFC West, i Denver Broncos, erano nettamente favoriti. Sulla loro strada verso il Super Bowl si erano ritrovati in questo match apparentemente facile contro i Jacksonville Jaguars, al secondo anno di vita. Nessuno si aspettava che Jacksonville avesse una squadra, figuriamoci addirittura competere per il titolo. Tramite la Wild Card, comunque, i Jaguars erano lì. E i Broncos nel pirmo quarto non ebbero pietà: 12-0 di vantaggio, prima di crollare.
Nel secondo quarto venne infatti fuori il cuore di Jacksonville, in grado di mettere insieme 13 punti e di superare gli avversari. Grazie a Mark Brunnell, quarterback dei Jaguars, ogni punto dei Broncos veniva ripetutamente controbattuto. Fino al risultato finale: Jaguars 30, Broncos 27.
1998: Super Bowl XXXII
Green Bay Packers contro Denver Broncos. E' il 25 gennaio del 1998 e siamo al Qualcomm Stadium di San Diego, in California. A prescindere dalla regular season, davanti si trovavano due squadre con aspettative iniziali profondamente diverse: i Broncos erano riusciti per il rotto della cuffia ad acciuffare l'AFC Wild Card, salvo poi fare un bel percorso nei playoffs; i favoriti però erano i Packers di Green Bay, pronti a difendere il titolo e a ribadire la propria storia.
Conoscete già il finale, ma non conoscete la storia del Running Back Terrel Davis, MVP di quella partita dopo tre touchdowns semplicemente pazzeschi. Non solo: tre touchdowns arrivati dopo aver ricevuto una botta alla testa che l'aveva portato via dal campo per buona parte del secondo quarto.
Quella partita, la quinta finale in assoluto per i Broncos e con uno score di quattro sconfitte, è stata probabilmente tra le più cruciali di sempre: combattuta punto su punto, i Packers riuscirono a pareggiare quando mancavano appena 13 minuti e mezzo da giocare. Il punto decisivo di Davis arrivò quando il cronometro indicava poco meno di due minuti dal fischio finale. Denver divenne così la prima squadra a vincere il Super Bowl dalla Wild Card sin dai tempi degli Oakland Raiders, 1980.
2008: Super Bowl XLII
Tempi più recenti: anno 2008, 3 febbraio. I Patriots, imbattuti nella regular season, affrontano i New York Giants al Phoenix Stadium, Arizona. La vittoria di NY pagava addirittura 12 volte la posta, nell'aria nessun profumo di upset. Ma la speranza dei newyorkers era palpabile.
Fu decisivo Eli Manning, MVP del match, in grado di completare 19 passaggi su 34 per un totale di 255 yards e due assist perfetti per due touchdowns, subendo soltanto un intercetto. Perché parliamo di upset? Perché i Patriots avevano appena completato la prima stagione perfetta sin dall'inserimento delle 16 partite nel 1978. Era tutto apparecchiato per una vittoria storica, per la perfect season.
La gara fu combattuta dall'inizio alla fine, con i Patriots a metà gara avanti 7-3. Fu decisivo il terzo quarto, New England non fu in grado di mettere ko gli avversari e addirittura terminò senza alcun punto conquistato. Manning, dopo aver dribblato un tackle, lanciò la palla a Tyree e Tyree saltò in aria, prendendo il pallone e andandosi a prendere un Super Bowl infinito. Per tanto, è stata la giocata del decennio.
1969: Super Bowl III
1969. Tutta un'altra NFL e tutto un altro sport. Si affrontano i vincenti di AFL e NFL, da una parte i New York Jets e dall'altra i Baltimore Colts. All'Orange Bowl di Miami, Florida, per tutti è una partita senza senso: la NFL è di gran lunga superiore all'AFL e i Colts dovevano semplicemente distruggere gli avversari. Risultato finale: Jets 16, Colts 7.
A cambiare le sorti di un risultato scritto, Joe Namath, che tre giorni prima aveva personalmente garantito la vittoria dei suoi davanti alle telecamere. Questo fu il primo Super Bowl così denominato, e - ironia della sorte - è per tutti il più grande upset della storia del football americano. Comunque, Namath e i Jets tennero fede alla promessa: 16-0 all'inizio del quarto quarto. I Colts accorciarono, ma non bastò. E questa gara disse tantissimo del carattere del football americano.